
Nel 1927 la squadra del porto di Montevideo interruppe il dominio di Nacional e Peñarol conquistando uno storico campionato uruguaiano
All’inizio del Novecento il calcio uruguaiano era un duello ristretto a due sole forze: Nacional e Peñarol. Per oltre un decennio le sorti del titolo nazionale furono un affare privato tra questi due giganti. Poi, nel 1927, da un quartiere popolare e portuale di Montevideo sbucò l’outsider capace di rompere il monopolio: il Rampla Juniors.

Il club era nato nel 1914 nel cuore della Ciudad Vieja, a due passi dal porto. Il nome “Rampla” proveniva da una strada in discesa verso le banchine, mentre i colori sociali – il rosso e il verde – furono scelti ispirandosi alla bandiera della prima nave italiana approdata in quel molo. Un’origine popolare e marinara, che già racchiudeva un destino di battaglie contro i più forti.

Quando partì il campionato del 1927, allargato a venti squadre, nessuno immaginava che la formazione allenata da José Pedro Colfina potesse arrivare fino in fondo. Eppure i “piccoli” di Rampla disponevano di uomini destinati a scrivere pagine importanti: il portiere Enrique Ballestrero, futuro campione del mondo nel 1930, e il difensore Pedro Arispe, instancabile operaio di mattatoio e colonna della Nazionale, formavano una retroguardia granitica. Davanti spiccavano Julio Nieto e Conrado Bidegain, entrambi capocannonieri del club con tredici reti.

Il cammino fu memorabile: trentotto partite, vittorie rotonde contro Peñarol (4-0) e Nacional (4-1), e una solidità difensiva che fece la differenza. Ballestrero incassò appena diciannove gol in tutto il torneo, un primato che nessuno poteva avvicinare. Il 5 febbraio 1928, battendo 3-0 l’Olimpia, il Rampla Juniors alzò al cielo il trofeo di campione d’Uruguay.

Fu un trionfo unico, il sogno realizzato di un club nato sul porto e cresciuto con i colori della bandiera italiana, capace per una volta di piegare i due colossi del calcio uruguaiano.
Mario Bocchio