
Dal Mondiale con il Costa Rica a una pagina di Zemanlandia
Ci sono cifre che si trasformano in simboli. Nel fumetto di Dylan Dog, il numero 200 è una soglia sospesa tra realtà e immaginazione. Nel calcio italiano dei primi anni ’90, quello stesso numero resta legato a un episodio che i tifosi del Foggia non hanno mai dimenticato: il gol segnato da Hernán Medford, l’attaccante costaricano che consegnò alla storia la rete numero 200 dell’era Zeman.

San José, 1968. Medford cresce in un Costa Rica che ancora non conosce davvero il calcio di alto livello. A soli 16 anni si ritrova in Cina, ai Mondiali Under 16, e firma il primo gol in assoluto dei Ticos in una competizione FIFA, contro l’Arabia Saudita. Una marcatura che diventerà un punto di partenza per l’intero movimento calcistico del Paese.
Da lì, il passo verso la nazionale maggiore è breve. Medford diventa ben presto una delle colonne del Deportivo Saprissa, ma la sua vita cambia nel 1990, quando la Sele di Bora Milutinović centra una storica qualificazione ai Mondiali italiani.

Il Costa Rica arriva in Italia da outsider in un girone proibitivo con Brasile, Scozia e Svezia. Gioca con maglie bianconere regalate dalla Juventus, dettaglio voluto da Milutinović. Ma quella che sembrava una favola destinata a spegnersi subito prende vita. Nella partita decisiva con la Svezia, sull’1-1, Medford entra dalla panchina e all’87’ batte Ravelli: quel gol manda i Ticos agli ottavi e trasforma Hernán in un eroe nazionale. È il biglietto d’ingresso per l’Europa.


Medford nel Foggia
Dopo esperienze in Croazia, Austria e Spagna, nel 1992 arriva la chiamata del Foggia. I rossoneri, reduci dalle cessioni eccellenti di Rambaudi, Signori, Baiano e Shalimov, cercano nuovi protagonisti per alimentare il sogno di Zeman. Medford però fatica a inserirsi in un meccanismo tattico che non concede pause. Restano pochi lampi: il soprannome “Medfò” urlato dalla curva, qualche giocata estemporanea, e soprattutto una rete che diventerà un simbolo.
È il 4 ottobre 1992, si gioca a Brescia sotto la pioggia. La squadra di Lucescu domina grazie a un ispirato Hagi e il match finirà 4-1. Ma al 44’, su cross di Petrescu, Medford si avventa di testa e accorcia le distanze. Una rete che non cambia la partita ma entra nella leggenda: è il gol numero 200 del Foggia di Zeman, e al tempo stesso il primo segnato da un costaricano in Serie A.

Il Foggia in piedi da sinistra: Petrescu, Bianchini, Mancini, Seno, Grandini, Di Vincenzo.
Accosciati da sin.: Di Bari, Medford, Di Biagio, Mandelli, Biagioni
Dopo pochi mesi l’esperienza italiana si chiude. Medford torna al Saprissa e poi costruisce in Messico le sue stagioni migliori con Pachuca, Necaxa e León. Anche lì lascia il segno con reti decisive. Nel 2001, all’Azteca di Città del Messico, firma il 2-1 che infligge al Messico la prima sconfitta casalinga della sua storia nelle qualificazioni mondiali. Ancora una volta è lui, come undici anni prima contro la Svezia, a cambiare il destino del suo Paese.
Oggi Medford racconta la sua parentesi foggiana senza rimpianti: breve, difficile, ma formativa. Nei cuori dei tifosi resta il giocatore di un solo gol, ma quel gol – il numero 200 di Zemanlandia – continua a vivere come parte di un’epopea irripetibile.
Perché certi episodi, all’apparenza marginali, finiscono col diventare icone. E quel colpo di testa sotto l’acquazzone di Brescia rimane una di quelle istantanee che il tempo non cancella.
Mario Bocchio