Quando il Catania vestì i colori dei suoi tifosi
Ago 14, 2025

Dicembre 1998, Serie C2: a Messina le maglie rossazzurre dimenticate in sede arrivarono… dalla tribuna. Un gesto che è rimasto leggenda

Era il 13 dicembre 1998 e il vecchio “Celeste” di Messina ospitava una sfida ad alta quota di Serie C2: capolista Catania contro la seconda in classifica, separata da due soli punti. L’attesa era enorme, ma la partita sarebbe rimasta nella memoria non per lo 0-0 finale, bensì per un episodio unico.

I tifosi del Catania allo stadio “Celeste” di Messina


Il Catania si era presentato con la divisa di riserva, troppo simile a quella scelta dai padroni di casa. Le maglie titolari rossazzurre? Rimaste a 93 chilometri di distanza, in sede. L’arbitro Ciulli di Roma fu categorico: “O trovate la prima divisa o non si gioca”. Recuperarle in tempo era impossibile.

I giocatori etnei si caricano in gruppo prima del fischio iniziale



A quel punto, dagli spalti gremiti di cinquemila sostenitori etnei partì l’idea: “Prendete le nostre!”. Decine di maglie da tifoso cominciarono a piovere in campo, alcune di annate precedenti, altre con sponsor diversi. I giocatori, guidati dal capitano Gennaro Monaco, ne scelsero una ventina, ricostruendo con nastro adesivo i numeri dall’1 all’11. Solo il portiere Ciccio Bifera mantenne la sua originale.

Gennaro Monaco



“Era come se in campo ci fossero anche loro” ricorda oggi Bifera. “Un gesto di orgoglio e appartenenza irripetibile” aggiunge Monaco. Il clima fu infuocato: espulsioni, contrasti duri, battaglia vera. Ma nessuno dimentica la scena di quei tifosi che, in un freddo pomeriggio di dicembre, rimasero a torso nudo per vestire la loro squadra.



Il campionato si concluse con il Catania promosso in C1, grazie anche alle vittorie chiave contro Benevento e proprio Messina al ritorno. Ma quell’episodio delle “maglie prestate” resta, per i rossazzurri, il simbolo di un calcio più spontaneo e romantico, dove la squadra e la sua gente erano davvero una cosa sola.

Mario Bocchio

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