Topolino al tramonto: la favola granata di Giovanni Toschi
Lug 13, 2025

Torino, primavera del 1972. Il cielo sopra il Comunale è quello di un pomeriggio sospeso, dove anche il vento pare trattenere il fiato. È il novantesimo di Torino-Napoli, zero a zero, partita bloccata e stanca, quando un pallone sporco – uno di quei palloni che di solito muoiono tra le mani del portiere – cambia la storia di una giornata e, forse, di una carriera.

A rincorrerlo, sgusciando tra il difensore Zurlini e il portiere Trevisan, c’è un’ombra minuta, un’ala che sembra uscita da un cartone animato: Giovanni Toschi, detto Topolino per quel passo da ballerino leggero e quell’aria da eterno ragazzo. Scivola, barcolla, ma non cade. O meglio: cade, ma non molla. Da terra, in un gesto d’istinto e testardaggine, infila la palla in rete con la punta della scarpa. Lo stadio esplode. Il Torino vince 1-0. E lui, quel giorno, entra per sempre nella memoria dei tifosi.

Tre maglie per Toschi, da sinistra: Lucchese, Reggina e Mantova

Giovanni Toschi nasce a Porcari, un pugno di case nella campagna lucchese, l’11 novembre 1945. È piccolo, a tratti quasi fragile, ma ha il fuoco dentro. Gioca sull’ala con la leggerezza di chi sa danzare sul filo del fuorigioco, con lo scatto corto e l’astuzia di chi ha imparato a sgusciare via tra gambe più lunghe della sua.



La sua storia comincia nella Lucchese, in Serie D, stagione 1966-’67: 10 gol in 31 partite e la convocazione nella rappresentativa toscana. Da lì lo nota la Reggina, che lo porta in Serie B. A Reggio Calabria, tra vento di mare e partite dure, diventa uomo: 106 presenze e 20 gol in tre stagioni, tra cui – incredibile ma vero – l’unico gol di testa della sua carriera.

9 aprile 1972. stadio “Comunale” di Torino. Giovanni Toschi a terra, ha appena beffato il portiere Trevisan e Zurlini dando la vittoria al Toro sul Napoli per 1-0 al novantesimo minuto



Poi c’è Mantova, 1970-’71: 11 gol in 38 partite, la promozione in Serie A. E lì, nella città del Mincio, il destino cambia ancora. Il Torino lo vuole, e l’8 luglio 1971 lo strappa ai virgiliani in cambio delle comproprietà di Maddè, Carelli e Depetrini.

Nel Toro trova una squadra in cerca di identità dopo la tragedia di Superga. L’ambiente è esigente, l’atmosfera pesante di gloria perduta. Eppure, sin dalla prima giornata, Toschi si presenta con il piglio giusto: gol decisivo proprio contro il Mantova, la sua ex squadra. In totale, 3 reti in 30 presenze per la stagione 1971-’72, ma quel gol contro il Napoli vale una carriera. Non per la bellezza, ma per l’anima: l’anima di chi lotta fino all’ultimo secondo, anche da terra, per portare a casa un pallone.

La “rosa” del Toro 1972-’73. Da sinistra in piedi: Giagnoni (allenatore), Cancian (allenatore in seconda), Castellini, Zecchini, Barbaresi, C. Sala, Cereser, G. Masiello, Sattolo, Sentimenti III. Seconda fila: Agroppi, Mozzini, Rampanti, Ferrini, Bui, Maddè. Seduti: Colla (massaggiatore), Novellino, Toschi, Crivelli, M. Lombardo, Pulici, Fossati, Monti (massaggiatore)



Poi Cesena, Foggia, Novara. Serie A, B, C. Viareggio in C2 e infine Porcari, il ritorno alle origini. Come certi attori che lasciano Hollywood per tornare al teatro del paese, Toschi chiude il cerchio dove tutto era cominciato. A 38 anni appende le scarpette al chiodo.

“Topolino” in azione nel Cesena, contro la Sampdoria



Non ha vinto trofei, non ha fatto copertine, ma il suo nome è rimasto inciso nella memoria del popolo granata. Perché il calcio, a volte, vive di attimi. E quel gol al novantesimo, sotto il cielo del Comunale, è uno di quegli attimi che non si dimenticano.

Nel Novara 1976-’77, è il secondo seduto a terra, da sinistra



Topolino, l’ala che si infilava tra le gambe dei giganti e segnava anche da terra, resta uno dei volti più romantici di un calcio che non c’è più. Un calcio fatto di uomini, non di marchi.



E forse, a Porcari, c’è ancora qualcuno che lo ricorda come il ragazzo che portava il pallone sottobraccio, con la maglia fuori dai pantaloncini e il sorriso di chi sapeva volare anche senza le ali.

Mario Bocchio










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