La triste storia di Marileno Fusetti, il talento dimenticato
Mar 25, 2025

Torino, una sera d’inverno. Il vento gelido s’insinua tra i portici della città, spazzando via le ultime tracce di vita del giorno. Tra i tanti volti anonimi che popolano la notte, uno di loro, segnato dal tempo e dalla fatica, si distingue appena. Era Marileno Fusetti, un nome che un tempo riecheggiava nei campi da calcio, ma che ora viveva nel silenzio e nell’indifferenza della strada.

Nelle giovanili della Juventus
Nella Pistoiese

Negli anni Sessanta, Fusetti era una promessa del calcio italiano. Mezzala sinistra dalle grandi qualità tecniche, cresce nelle giovanili della Juventus, giocando accanto a futuri campioni e facendosi notare per la sua eleganza nei movimenti. Nella squadra d Mario Pedrale gioca il Torneo di Viareggio con la squadra di Fernando Viola e Orano Rolfo, e nel ‘71 con la De Martino sfida la prima squadra. Gli allenatori lo stimano, i compagni lo ammirano. C’è chi dice che il suo talento fosse così puro da oscurare persino alcuni dei suoi coetanei più celebri, come Roberto Bettega e Salvatore Jacolino. Ma il destino ha in serbo per lui una strada diversa.

Lasciata la Juventus va alla Pistoiese in D ed è presente anche nello sfortunato spareggio di Firenze del 1972 contro il Montevarchi. L’allenatore Gino Giaroli gli fa fare il jolly a centrcampo e in attacco. Poi la sua carriera prosegue a Benevento e nella Saviglianese, per poi sprofondare nei campionati dilettantistici piemontesi. Il calcio, che un tempo era stato la sua casa, diventa un luogo sempre più distante. I riflettori si spengono, le opportunità si diradano. Fusetti cambia mestiere, cambia città, cambia vita. Ma la sua esistenza è un’altalena di successi mancati e difficoltà sempre più grandi.

Ad un certo punto, sembra che le cose possano migliorare: si trasferisce nell’Alessandrino con una compagna, trova un equilibrio. Ma quando la relazione finisce, la sua vita prende una svolta drammatica. Senza più un punto di riferimento, senza un lavoro stabile, scivola lentamente nell’ombra. I soldi finiscono, le opportunità si dissolvono, gli amici si allontanano. L’ex giocatore diventa un uomo solo, un volto tra tanti che cercano riparo sotto i portici di Torino.

Fusetti con la maglia della Saviglianese

Il 19 febbraio 2025, Marileno Fusetti muore in solitudine, a 74 anni. Nessuno reclama il suo corpo, nessuno piange il suo nome. La sua salma giace all’obitorio dell’ospedale Mauriziano, in attesa di una sepoltura che avrebbe potuto non arrivare mai. Eppure, c’è chi non lo ha dimenticato: ex compagni di squadra, amici di gioventù, persone che ancora conservano il ricordo del ragazzo che danzava col pallone ai piedi. Si mobilitano, cercano fondi per offrirgli un’ultima dignità: un posto accanto alla madre, nel cimitero di Collegno.

La storia di Marileno Fusetti è la storia di un sogno infranto, di un talento dimenticato, di un uomo che ha vissuto e perso sotto gli occhi di tutti, ma senza che nessuno si accorgesse davvero di lui. È un monito per il mondo del calcio, che spesso esalta i suoi eroi quando brillano, ma li lascia soli quando la luce si spegne. È il racconto di una vita che meritava di più, ma che ha trovato solo l’indifferenza della città e il gelo di una notte senza fine.

Mario Bocchio

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