
Avendo vinto la Coppa d’Africa ed essendo stato votato miglior giocatore della competizione nel 1962, Luciano Vassallo rimane ancora oggi uno dei grandi uomini della storia del calcio africano. Tuttavia, il viaggio sportivo di questo italo-etiope rimane relativamente sconosciuto in Europa. Perseguitato fin da piccolo dalle folli leggi fasciste italiane di Mussolini, poi scacciato dal regime autoritario del dittatore Menghistu Hailé Mariàm in Etiopia, la carriera di questo ex meccanico è un vero inno alla libertà.

Un’infanzia estrema
Il povero Luciano purtroppo vivrà questa dura prova fin dai suoi primi giorni. Siamo nel 1935 ad Asmara, Eritrea, e buona parte del Corno d’Africa è sotto occupazione italiana. Fu in queste condizioni che nacque Luciano Vassallo, frutto di un mix tra un soldato toscano e una donna eritrea di colore. E il povero ragazzo dovrà prima affrontare la scomparsa del padre quando non avrà nemmeno due anni, come racconta nella sua autobiografia, “Mamma, ecco i soldi”, pubblicata nel 2000: “Mio padre fu mandato ad Addis Abeda e non abbiamo più avuto sue notizie. Potrebbe essere morto in guerra, o essere ancora vivo, non lo abbiamo mai saputo”.

Privo di punti di riferimento, l’uomo dovrà crescere anche in un ambiente politico terrificante dove le leggi razziali di Mussolini regnano sovrane. “Noi persone di razza mista eravamo automaticamente considerati inferiori. Noi non avevamo gli stessi diritti degli altri e venivamo trattati così” ha sempre testimoniato Vassallo, scomparso in Italia, a Ostia, nel 2022.

Ma quel che è peggio è che il ragazzo deve fare i conti soprattutto con la crescente discriminazione dei “nativi” della regione: “con gli eritrei neri le cose andavano molto peggio. Per loro eravamo solo bastardi, figli del popolo o, nella migliore delle ipotesi, figli di puttane” bilanci sempre Vassallo nel suo libro.

Perseguitato da entrambe le parti, il ragazzo ha trascorso gran parte della sua infanzia per strada, giocando a palla con gli altri bambini del quartiere. Scuola? Viene semplicemente escluso dopo pochi anni. Così Luciano prende la vita come viene, vivendola giorno per giorno e facendo qualche lavoretto qua e là. Prima monitorando auto e biciclette, poi gradualmente impegnandosi nella riparazione di tutti i tipi di veicoli. Tanto che a sedici anni diventa meccanico ferroviario, mentre scopre la Terza Divisione calcistica con la Stella Asmarina, una squadra composta interamente da meticci.
“Non dico tutti gli insulti che abbiamo ricevuto. Dovevamo nasconderci, allenarci all’alba, nella nebbia. Non vedevamo nemmeno la palla”, ricordava Luciano. Un’esperienza che, però, lo proietterà ai vertici del calcio etiope, visto che nel 1952, dopo altre esperienze in Seconda e Prima Divisione, Vassallo entra per la prima volta nella Nazionale etiope.
Mario Bocchio