Oggi ricordiamo questo straordinario terzino destro, soprattutto quando giocava per il Vasco da Gama negli anni ’70 e ’80.
Orlando Pereira, conosciuto anche come Orlando Lelé, o anche Orlando Amarelo, come riportato in alcune pubblicazioni, è nato nella città di Santos, il 22 gennaio 1949.
Nel calcio attuale Orlando non avrebbe alcuna difficoltà ad essere utilizzato, essendo da sempre considerato un buon realizzatore ed un valido suggeritore.
Con la sua espressione quasi sempre seria e il viso modellato dai vistosi baffi da bandito messicano, Orlando sembrava portare con sé lo stigma di uomo cattivo.
Ha iniziato la sua carriera al Santos nel 1971, quando c’era ancora Pelé. Non rimase a lungo a Vila Belmiro e fu presto trasferito al Coritiba.
Alla Coxa il calcio di Orlando decollò sotto la guida dell’allenatore Elba de Pádua Lima, il famoso Tim.
Campione del Torneio do Povo del 1973, Orlando fu ceduto all’América di Rio de Janeiro. All’ Alvirrubro ha vissuto bei momenti e ha fatto parte della squadra che vinse la Coppa Guanabara del 1974.
Poi, nel novembre del 1976, Orlando stabilì le sue basi al Vasco da Gama, dove arrivò insieme al suo compagno Geraldo Furtado Cury.
Orlando giocò anche nel Brasile guidato dal Maestro Brandão, vincendo il Torneo del Bicentenario degli Stati Uniti e la Coppa Atlantica, entrambi nel 1976. In totale, furono 10 le partite con la Seleçao.
Proprio al Vasco il terzino destro, utilizzato anche come difensore, visse la sua fase migliore, vincendo soprattutto il campionato di Rio del 1977.
Orlando faceva parte della difesa del Vasco che divenne nota come la “Linha do inferno”, poiché raramente veniva bucata: Orlando, Abel Braga, Geraldo e Marco Antônio.
Per il preparatore fisico del Vasco da Gama, Djalma Cavalcante, Orlando era un ragazzo a cui non piaceva perdere nemmeno in allenamento. Era nervoso, urlava, imprecava e faceva di tutto per vincere.
Ricordi del Vasco
Secondo l’allenatore Carlos Froner, Orlando era una figura fondamentale in campo. Oltre al buon calcio, il terzino ha mostrato rispetto e ha contagiato i compagni in cerca di vittorie.
Calciava forte e con precisione. Per questo motivo si è guadagnato il soprannome di “Canhão da Colina”. Le sue traiettorie erano piene di effetto e avevano una certa destinazione.
Nell’edizione della rivista Placar pubblicata il 22 giugno 1979, Orlando fu fotografato con indosso il numero 7 del Vasco, come se fosse un’autentica ala destra.
Regolare ed efficiente, Orlando si muoveva in campo offensivo con velocità e riusciva quasi sempre a trovare spazi per i suoi tiri pericolosi.
Dai suoi piedi provenivano anche cross precisi, usati più spesso dal killer Roberto Dinamite o dal sempre pericoloso Paulinho.
Il supporto di Orlando nelle manovre offensive del Vasco è stato così importante che l’allenatore del Flamengo e poi della nazionale brasiliana, Cláudio Coutinho, ha scelto il terzino Toninho Baiano come ala sinistra per cercare di neutralizzare Orlando nella sua partecipazione offensiva.
Il Vasco a quel tempo era una squadra esperta e mantenne quasi la stessa rosa del 1977 anche nel campionato brasiliano del 1978.
Autore di un grande campionato, il Vasco ha dovuto affrontare in semifinale la sorprendente squadra del Guarani, allenata da Carlos Alberto Silva, che disponeva di una forte linea offensiva formata da Capitano, Renato, Careca, Zenon e Bozó.
Dopo trionfi inaspettati, anche contro il potente Internacional, il Guarani ha battuto il Vasco nella prima semifinale a Campinas per 2-0.
Successivamente, Guarani andò a Rio de Janeiro per la seconda partita per un posto nella finale del Brasileirão di quell’anno.
Tra i vari duelli in programma, l’esterno sinistro Bozó affrontò l’esperto terzino Orlando Lelé. I Carioca riempiono il Maracanã e tentano di tutto per fermare il rapido attacco del club Bugrino.
Orlando, che non era tipo da scherzare molto, aveva la reputazione di un tipo duro. Qualcuno ha addirittura commentato che le sue urla avrebbero “messo in fuga l’abile ala sinistra del Flamengo, Júlio Cesar”.
Il Guarani hanno vinto la seconda semifinale per 2-1 e ha poi ottenuto una vittoria storica contro il Palmeiras. Il Vasco ripeté la sua buona stagione nel Brasileirão del 1979, quando finì secondo contro il potente e imbattuto Internacional di Falcão.
Orlando proseguì al Vasco e vide l’affermazione del grande Flamengo, che dominò la scena nazionale e poi conquistò il mondo. Quando lasciò il São Januário nel 1981, Orlando andò a giocare in Italia, un solo discreto campionato all’Udinese.
Fu il secondo straniero ingaggiato dai bianconeri friulani, che lottavano per rimanere in serie A, in seguito alla riapertura della frontiere del 1980. Il primo era stato il tedesco Herbert Neumann.
Il campionato in Italia nell’Udinese
L’Udinese lo aveva voluto per fargli fare il libero all’italiana, un esperimento non del tutto riuscito.
Tornato in Brasile ha giocato per Campo Grande, Jabaquara e Portuguesa Santista, dove ha concluso la sua carriera da giocatore.
Poi iniziò la carriera da allenatore, ma venne severamente punito negli ultimi anni della sua vita. Orlando subì infatti un grave ed ancora discusso incidente domestico e divenne tetraplegico, morì il 4 settembre 1999, nella città di São Vicente, vittima di un’embolia polmonare.
La misteriosa morte di Orlando Lelé darà oggetto della nostra seconda puntata.
Mario Bocchio
– continua –