Quelli che arrivano sono sempre più forti di quelli che partono. Almeno ad agosto. È la speranza del tifoso che, lo dicono gli psicologi, rappresenta uno straordinario strumento per arginare le psicosi nelle sue declinazioni peggiori (tra cui il tifo): se cade la speranza, qualsiasi progetto di vita rischia il fallimento. Anche nel 1977 i tifosi del Napoli avevano la speranza che Luca Gabriellini, il giocatore più giovane mai acquistato dal club partenopeo per aggregarlo già alla prima squadra e che non fu neppure meteora (neppure una partita in A), fosse più forte di Bettega.
Gli almanacchi non ci smentiscono, non possono farlo. Il toscano Luca Gabbriellini è stato il giocatore più giovane mai acquistato dal Napoli per aggregarlo già alla prima squadra. A 16 anni e mezzo, prelevato dal Pisa dove aveva debuttato in Serie C a 15 anni – era biondo, alto, aveva un fisico già pronto ad esplodere, alla Bettega – andò subito in ritiro con gli azzurri a Plancios, la località scelta dal nuovo tecnico Gianni Di Marzio.
Estate 1977, la voglia di rinnovamento è tanta, la squadra viene praticamente rivoluzionata nell’organico e nella “testa”. In quel new deal passò il motto “ringiovanire, ringiovanire, ringiovanire”. Il Napoli di Vinicio era ormai logoro e stanco, basta dare una occhiata alle cessioni di quell’anno per rendersene conto. Spesso, come avviene in alcuni casi ancora oggi, il Napoli aveva preso giocatori dalle serie minori per aggregarli alla Primavera e farli maturare. L’idea era di farli debuttare o mandarli in prestito in cadetteria o in C. Un’infornata di giovani si era avuta anche due anni prima dell’arrivo di Gabbriellini quando, con l’arrivo di Savoldi, nel 1975, la sezione “acquisti” del calcio mercato del Napoli era più lunga della lista della spesa di un condominio.
Infatti, nella colonna delle “somme pagate”, c’erano i 1.400.000.000 milioni per Savoldi, i 300 milioni per Sperotto, i 60 milioni per la comproprietà di Boccolini e poi una ventina di giovani presi qua e là in provincia ma mai annessi alla prima squadra, tutti con una propria valutazione. Gente pagata anche 300 mila lire, come la punta D’Angelo dall’Afragolese. Di questa lunga lista, ovviamente, non tutti ebbero fortuna. Fecero “carriera”, qualche anno dopo, i soli Palo, preso a 16 anni dal Carpazio per 800 mila lire, Maniero dalla Jacobini Roma per 500 mila lire e Antoniazzi dal Pordenone per 12 milioni.
Questo filo diretto con il calcio di provincia permise al Napoli di raggranellare anche un discreto gruzzolo dalle cessioni di alcuni degli eroi della Primavera di Rivellino. Così andarono via i promettenti Stanzione (Teramo), Qualano e Parasmo (Campobasso), Saccoccio (Empoli), Bacchiocchi e Masiello (Cosenza), Jovino (Potenza), Pincelli (Morrone) e Saviano (Portici).
Ma ritorniamo al 1977, al sedicenne Luca Gabbriellini, un giocatore che appare fin dalle prime foto del ritiro ma non al raduno ufficiale della squadra in sede. La curiosità è tanta intorno alla acerba punta perchè si pensa che, tra l’usato sicuro di Chiarugi, l’incognita Capone e l’unica certezza Savoldi, possa trovare spazio anche lui, faccia d’angelo ma potenziale crack. È vero che Di Marzio aveva in rosa anche Peppe Massa e un giovanissimo Nino Musella (che debuttò proprio in quel campionato), ma questi ultimi due potevano fare le punte solo in caso di necessità. L’interesse per questo debuttante, dunque, crebbe ancora di più quando fu “paparazzato” nella casa napoletana di Sivori, proprio in compagnia del Cabezón, di passaggio in città. Fu questa una ulteriore spinta verso la popolarità del giovane toscano.
Nel ritiro precampionato, nella quiete delle Dolomiti, un po’ fuori dall’abitato di Bressanone, Di Marzio iniziò a martellare Gabbriellini. Esercizi col pallone, tecnica, corsa, tiri al volo, triangoli con i compagni più esperti, fino alle prime amichevoli. Il ragazzo giocò per 32 minuti al posto di Chiarugi contro il Brixen, poi diventò l’alter ego di Savoldi, subentrando sempre a “Beppe gol”. Due minuti contro l’Udinese, 23 minuti contro la Casertana ed un quarto d’ora nella prima al San Paolo contro i greci dell’Ethnikos. Andò, poi, in panchina in Coppa Italia contro il Palermo (vittoria per 3 a 2 alla Favorita), il Vicenza (2 a 1 per gli azzurri) e l’Avellino (ancora 4 a 0 per il Napoli). Nessuna notizia dal campionato, che iniziò l’11 settembre, in poi.
Volete sapere dove finì il giovanotto dopo aver scaldato tante panchine? Alla Primavera del Napoli, dove giocò con una certa regolarità insieme a Musella e Casale. L’anno dopo fu dato alla Salernitana in serie C dove non sfigurò con 5 reti in 22 presenze prima di una lunga serie di trasferimenti in pellegrinaggio tra tante province. Cavese, Spal, Frosinone, Rondinella, Modena, Lucchese (con 16 gol in due anni consecutivi), Siena, Ternana, Crotone prima di finire la carriera in C nell’Enna a 30 anni. Oggi Luca Gabbriellini vive in provincia di Pisa, fa il massaggiatore sportivo ma anche il ciclista per passione. Ogni tanto gioca anche a golf. Come un vero lord.