Attaccante di spessore per un Trapani che non navigava nell’oro. Era Gabriele Messina, nato il 9 gennaio 1956. Un giocatore di grande livello che, poi, andato via da Trapani si toglierà anche la soddisfazione di eliminare la Juventus in Coppa Italia con il “suo” Bari.
Arrivò a Trapani in vista del campionato di serie C 1976-‘77 e quell’anno i granata centrarono tranquillamente la salvezza con Messina che giocò 35 partite segnando 12 reti (in campionato 10 gol in 27 gare e in Coppa 2 reti in 8 incontri disputati). Poi, durante l’estate, sembrava sul punto di non accordarsi sull’ingaggio, ma alla fine restò per un campionato, il 1977-‘78, che, però, vide i granata non centrare l’ammissione alla nuova serie C1. Messina giocò 39 partite segnando 13 reti (34 gare e 11 gol in campionato e 5 partite con 2 reti in Coppa).
Messina nell’Atalanta, sulle figurine “Panini” (a sinistra) e nel Foggia
Con il Trapani relegato in C2, quindi, andò via e nel 1983-‘84, quando militava al Bari, riuscì ad eliminare la Juventus in Coppa Italia. Inoltre, indossò anche le maglie oltre che dell’Atalanta anche del Brescia.
Quindici reti, per compiere la missione promozione. Il Palermo retrocesso punta forte alla pronta risalita ed ai giovani scalpitanti e talentuosi, affianca il bomber di categoria: una garanzia. Dalla Calabria con furore, arriva Gabriele. Salta all’occhio il baffo, d’oro come il malto: non per l’aspetto, ma di fatto. Non è la Moretti, ma la pur sempre schiumosa Messina. L’avversaria d’eccellenza è proprio la formazione peloritana, ma la differenza sta tutta nel nome della punta in maglia rosa. Sarà una coincidenza: ma in riva allo stretto, più che altro, una maledizione. Tre punti di distacco risultano troppo, dalla coppia Catanzaro e Palermo. Il gioco è fatto: il biglietto per il salto in alto è staccato a tempo debito. Decisivo, il virgulto buono per una stagione: Gabriele vanta trascorsi non indifferenti, tra tutti un’eliminazione a scapito della Juve in Coppa. Con i Galletti baresi, Messina compie un’impresa: Fiorentina e Madama matate da una formazione di terza serie, giunta fino in semifinale.
Per l’animale d’area, una gran scorpacciata: dodici marcature in campionato e sei nella competizione che da passeggiata divenne una cavalcata, quasi trionfale. Il Palermo ci vede bene e sceglie altrettanto: per il ritorno in cadetteria, il deludente Pircher non basta. In giro, non c’è di meglio ed il matrimonio va in porto. Ricordiamo con affetto, il centravanti con un po’ di pancetta ed il volto familiare: poliziotto, postino, autista. Gabriele Messina potrebbe essere chiunque. Invece, è un attaccante con i fiocchi: i numeri, lo certificano senza alcun dubbio. Il rodaggio col Crotone e l’affermazione a Trapani valgono una valigia sempre pronta. Una carriera curiosa e se non è record, poco ci manca: da Cava a Cosenza, ogni anno una partenza.
Ed escludendo l’esperienza lombarda, la firma in calce è sempre quella: Gabriele, la mette che è un piacere. La regolarità è impressionante, nonostante le difese arcigne di moda a quei tempi. Al debutto, nel match d’esordio in campionato del Palermo, il teatro non è la Favorita in ristrutturazione, ma il Provinciale di Trapani. La maglia gialla, il Gronchi Rosanero: roba per collezionisti. Il team di Tom Rosati è una compagine ben strutturata, per la categoria. Un professionista serio, attaccato alla maglia anche se per un battito di ciglio. Messina era questo: l’uomo giusto al servizio del sodalizio. Ovunque è andato, ha lasciato il segno: anche il Lombardia. Perché chiude a Crema, col botto. Era questo il suo sassolino nella scarpa: prima di appenderle entrambe al chiodo.