Sergio Maddè era l’alter ego tecnico, il secondo di fiducia di Osvaldo Bagnoli, l’uomo della semplicità come regola, in un campo di calcio e fuori. “Il terzino faccia il terzino”, “Con uno alto là davanti è più facile giocare perché quando non si sa cosa fare va bene anche una palla lunga” sono due significativi esempi del pensiero del “Mago della Bovisa”, un quartiere popolare di Milano, indimenticabile artefice del miglior successo nella storia del Verona, lo scudetto.
Maddè nel Milan
Maddè è, invece, di Dresano, sempre nel milanese. Alle spalle ha una lunga carriera di calciatore, sviluppata per ben 17 stagioni, dal 1964-‘65 al 1980-‘81. Cresciuto nel Milan, centrocampista, Maddè esordì nel calcio professionistico con la casacca dell’Alessandria (8 presenze in serie B dal luglio al novembre 1965). Tornato alla casa madre rossonera, disputò la sua prima gara in serie A il 12 dicembre 1965 (Bologna-Milan 4-1). In rossonero restò due stagioni, totalizzando 42 presenze e 3 reti, ma fece in tempo a vincere la Coppa Italia 1966-‘67. Nell’estate seguente inizia il suo primo triennio a Verona. La prima annata fu in B, le due seguenti in A, con un totale di 97 presenze e 10 reti ed una promozione in massima divisione.
Nel 1970-‘71 è al Torino (27 presenze con 1 gol ed un’altra Coppa Italia), dove torna anche nel 1972-‘73 (10 presenze senza reti). In mezzo un amaro anno al Mantova, chiuso con la caduta in cadetteria. Nel Torino vive il 27 giugno 1971 la serata più esaltante proprio ai danni del Diavolo e di quel Rivera al quale forse si è ispirato da ragazzo, per la finale di Coppa Italia. Nemmeno i supplementari schiodano lo 0-0, si va ai rigori. Il regolamento prevede che li tiri un solo giocatore. Gli tocca il duello proprio con il “Golden Boy”: il fuoriclasse ne sbaglia uno, lui li mette a segno tutti
Maddè quando giocava e i giornali parlavano di lui
Dal 1973-‘74 al 1977-‘78 inizia un nuovo ciclo scaligero: 4 tornei di A, 1 di B, per un totale di 230 presenze e 18 reti in gialloblù. Se ci limitiamo alla sola serie A, Maddè è il terzo più presente nella storia dei gialloblu dopo Sirena e Mascetti. La carriera di Maddè si chiude con un biennio in serie B a Cesena ed uno, in C1, alla Nocerina. Piedi buoni, senso di posizione, freddezza: sono le qualità che gli regalano una lunga carriera all’insegna della duttilità tattica. Centrocampista o libero.
In panchina, è partito nel 1985 nel vivaio del Verona. Due anni a Trento in C1 (1988-89) e Tempio in C2 (dal gennaio al giugno 1990) hanno fatto da intermezzo alla sua esperienza con il Genoa, come secondo di Bagnoli.
Con lo stesso ruolo, affrontò anche il successivo periodo all’Inter. Con l’addio di Bagnoli, è tornato per quattro anni al vivaio gialloblù e nell’aprile 1998 fu chiamato a sostituire Gigi Cagni, ma non fu confermato a fine stagione.
Dopo un biennio nel vivaio dell’Atalanta, ritiratosi a vita privata, il 23 dicembre 2003 venne però nuovamente chiamato in soccorso della compagine gialloblù, subentrando a Sandro Salvioni con la squadra al terz’ultimo posto in B con 12 punti in 20 partite, ma riuscì a portarla alla salvezza realizzando 41 punti nelle rimanenti 26 partite.
Al termine di questa seconda salvezza come allenatore abbandonava nuovamente il mondo del calcio per tornare all’attività di assicuratore.
Maddè sulle figurine “Panini”
Con un classico 3-5-2, in perfetto “stile Bagnoli”, ha fatto tornare i conti in classifica. “Ma ci guardiamo alle spalle, senza farci illusioni” era stato il suo ritornello preferito. Insomma sembra di sentir parlare Bagnoli.