Con l’avvicinarsi della cerimonia di apertura, i Mondiali del ’78 suscitano emozioni e accesi dibattiti in Europa, tra i paesi qualificati per l’undicesima edizione della Coppa del Mondo in Argentina. Dal 24 marzo 1976, infatti, la giunta militare del generale Videla governa il paese dopo un colpo di stato contro la presidente Isabelita Perón, al potere da due anni. Ovviamente, la libertà e i diritti umani vengono rapidamente violati. Il generale golpista incarcera per cinque anni l’ex capo di Stato deposto e ordina la sospensione di ogni attività politica e sindacale nel suo Paese. Come il Cile nel 1973, anche l’Argentina divenne una dittatura che dava la caccia agli oppositori del regime costituito con un mitragliatore a tracolla.
In questo contesto, alcune democrazie europee stanno valutando la possibilità di partecipare ad un evento sportivo che non può nascondere la realtà politica del paese. La Svezia è uno dei primi a mettere in discussione l’argomento. Il parlamento svedese chiede alla federazione di prendere posizione. Questo poi passa ai giocatori. Ragazzi, cosa volete fare? Fondamentalmente, questa è la domanda posta. L’atteggiamento da adottare successivamente dipenderà dalla risposta dei giocatori. La squadra svedese, non volendo lasciarsi intrappolare, conferma la propria partecipazione sostenendo la propria posizione su due punti. Il primo è da attribuire allo status di atleta che lavora per la pace attraverso una disciplina universale, che non dimentica però le richieste dei sostenitori del boicottaggio. La seconda mette alle corde lo Stato svedese e la federazione con un argomento molto semplice. Dato che il nostro Paese è favorevole al boicottaggio, perché allora abbiamo coinvolto quest’ultimo per le fasi di qualificazione? Preciso, pulito e senza sbavature. Da parte di Stoccolma il dibattito è chiuso.
In Francia, stessa battaglia. Alcuni intellettuali e artisti sono indignati dalla presenza degli undici tricolori in un paese fascista. Platini, Bathenay e altri sono accusati di ignoranza cieca ed egoistica dagli intellettuali del Paese. I comitati di sostegno al boicottaggio si stanno organizzando e cercano un’eco alla loro lotta. Incontri, manifestazioni, incontri e rubriche gratuite sui giornali (in particolare Le Monde). Il COBA (Comitato per il boicottaggio dei Mondiali) e il “Comitato di sostegno alle lotte del popolo argentino” lavorano per frenare l’ardore di una qualificazione francese ai Mondiali, acquisita sul campo, in una competizione in cui la nazionale transalpina non partecipa dal 1966. Era in Inghilterra. L’allenatore Michel Hidalgo è in dubbio. Anche i giocatori. Ma tutti adottano il discorso degli svedesi sul valore e il ruolo degli atleti nella società moderna. Promettono addirittura di allertare lo Stato argentino sulla situazione dei francesi scomparsi in questo Paese e di fare tutto il possibile per avere risposte chiare e precise. Se il boicottaggio viene soprattutto dalla sinistra, non tutti sono d’accordo su questa posizione radicale. Così argomenta e fornisce la formula Georges Marchais per il Partito Comunista. Per il leader del PC francese, se i giocatori rifiutano di andare in Argentina, rischiano di non andare più bene da nessuna parte vista la situazione politica di alcuni paesi dell’Est come dell’Ovest, e del resto del mondo intero. Anche il FN ha una posizione favorevole sul Mundial. Ma ehi, visto che lì sono i loro amici a gestire il paese, niente di insolito tra colleghi. I giocatori si sentono tenuti in ostaggio da questa situazione in cui tutti hanno tutto o niente da dire.
Michel Hidalgo, il commissario tecnico della Francia
Michel Hidalgo precisa addirittura che rispetterà la scelta politica di ciascun giocatore nell’ambito della sua selezione e offre una buona parte di responsabilità a ciascuno dei suoi ragazzi in pantaloncini. Chi vuole restare in Francia può farlo, mentre chi vuole viaggiare potrà giudicare da solo la situazione. Questo è il messaggio da riassumere. Un discorso non per tutti i gusti. L’allenatore dei Blues è stato addirittura vittima di un tentativo di rapimento, sotto minaccia di armi, non molto lontano da casa sua, da parte di un membro di un gruppo favorevole al boicottaggio. Combatte con il suo rapitore, recupera la pistola e sporge subito denuncia. Poche ore dopo questo incidente, è sul Concorde che trasporta la delegazione francese in Argentina. In Italia le trasmissioni sportive e una parte della stampa ignorarono gli aspetti politici e raccontarono i Mondiali come un semplice evento sportivo: tra i motivi di questa linea c’era la posizione del governo, allora guidato da Giulio Andreotti, che mantenne i rapporti diplomatici con la giunta militare. In certe redazioni, specialmente quella del Corriere della Sera, ci sono iscritti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli, amico di Videla. In Italia la P2 ha l’obiettivo di trasformare il sistema politico in senso autoritario, ma ci sono affiliati anche all’estero, tra questi, ce ne sono alcuni nell’esercito argentino, anche ai piani alti, come Emilio Massera.
Propaganda francese per il boicottaggio dei Mondiali argentini del 1978
Tutti questi movimenti, soprattutto in Europa e, in misura minore, nel mondo, suscitano scalpore in Argentina. Innanzitutto perché il comitato organizzatore dei Mondiali ha fatto di tutto per raggiungere i suoi obiettivi (ritardi nei lavori di ampliamento dello stadio, assassinio del presidente del comitato di coordinamento dei Mondiali 78, amico del bastardo di Videla appunto, un Paese in crisi economica, rovina…). Ma soprattutto gli oppositori del dittatore dagli occhiali scuri non vogliono assolutamente questo boicottaggio, perché il Mundial è anche e soprattutto il “loro” mondo. Il loro slogan è semplice: “Vieni in Argentina, osserva cosa sta succedendo e testimonialo!” Tutti allora sono d’accordo e concordano di andare in Argentina per qualche settimana di sport. Ma anche gli avversari imprigionati vivono il loro momento “sportivo” durante la competizione. Ma alla fine, quando torneranno, pochi (se non nessuno) giocatori testimonieranno ciò che hanno visto lì. Forse a causa degli alberghi di lusso a loro disposizione, lontani, lontani dalle prigioni segrete dell’esercito del generale Videla.
Mario Bocchio