Al suo ritorno dall’Argentina dove partecipò ai Mondiali del ‘78 con la sua selezione, Andranik Eskandarian andò subito negli Stati Uniti. Non proprio la destinazione più tranquilla per questo veloce difensore iraniano avvistato dai New York Cosmos all’indomani di una partita di gala che ha contrapposto la franchigia statunitense ad una selezione mondiale a fine agosto. Invitato a vestire i colori della squadra di New York pochi giorni dopo per una partita contro il Boca Junior, andò poi in tournée, sotto forma di prestito, in tutta Europa – il tour europeo dell’autunno ’78 – con la squadra funky della NASL.
Andranik Eskandarian nell’Iran, durante le qualificazioni e poi al Mondiale del 1978 in Argentina
Un contratto bloccato, e poiché gli piace il continente americano, la recluta dei Cosmos debutta ufficialmente con la sua nuova maglia nel 1979. Andranik Eskandarian è però iraniano, nato il 31 dicembre 1951 a Teheran. Tanto da suscitare la curiosità e la diffidenza dei tifosi locali che alla minima occasione brandiscono lo striscione stellato. Una questione non così semplice da gestire per il nazionale iraniano, 29 presenze al suo attivo tra il 1975 e il 1978, sorpreso dall’accoglienza riservatagli ogni volta che i Cosmos viaggiano, soprattutto perché l’interessato è di origine armena con i genitori di fede cristiana, una comunità molto minoritaria nel suo paese. Eskie iediventa in un certo senso apolide, alla ricerca di un’identità, come ricorda nel profondo della sua memoria di esilio: “Quando sono arrivato negli Stati Uniti, tutti mi chiamavano iraniano. In Iran ero l’armeno e lì sono l’iraniano”. Non è facile costruirti da solo.
Ora “americano al cento per cento” – non ha mai più messo piede in Iran dal suo trasferimento ai Cosmos, seguito dai suoi genitori, dai suoi due fratelli e da una sorella, pur mantenendo i contatti con gli altri due rimasti nel Paese – Andranik Eskandarian ha iniziato la sua carriera all’Ararat Tehran, il club della minoranza armena, all’alba degli anni Settanta prima di approdare al Taj due anni dopo, ribattezzato Esteghlal Cultural and Athletic Club dopo la rivoluzione islamica del 1979. Il club di punta della regione con cui segnò le prime linee del suo palmarès: il titolo nel 1975 e la coppa nel 1977. Considerato il migliore nel suo ruolo, è quindi naturale che sia uno dei 22 della lista dei convocati in terra argentina per i Mondiali.
Una prima volta per l’Iran, che è inserito nel girone della morte con Olanda, Scozia e Perù. A modo suo, Eskandarian lascia un piccolo segno nelle statistiche segnando un autogol (Scozia). Senza cadere nel ridicolo, la selezione iraniana esce comunque di scena con la soddisfazione del punto ottenuto contro gli scozzesi (1-1), forte del cammino che resta da fare per raggiungere il livello internazionale nonostante i risultati convincenti del passato: quarti di finale alle Olimpiadi di Montreal e soprattutto la vittoria nella Coppa delle Nazioni Asiatiche (1976).
Due trofei da aggiungere al curriculum del difensore armeno-iraniano che pesano sulla bilancia al momento della firma del contratto con la franchigia di New York, abbagliato dalle prestazioni in Argentina e dalla partita con le stelle del mondo di fine estate che lascia in disparte Alberto Tarantini, l’altra priorità del club statunitense. Una felice coincidenza per Andranik che, dopo l’incontro di gala, ha trascorso una settimana di vacanza a New York. Il momento scelto dai dirigenti dei Cosmos per sondare le intenzioni del giocatore e formulare un accordo con quest’ultimo, a cominciare dalla partita contro il Boca Junior e da altre affinità: “Ho detto perché no? Dopotutto, è solo un’ora e mezza. Ho giocato la partita e ho dato un assist a Chinaglia. Dopo l’incontro, i sono dirigenti sono venuti ad incontrarmi e mi hanno chiesto di non ritornare in Iran. Ho detto loro che dovevo pensarci”.
Una riflessione portata avanti con la moglie che non ha tardato ad esprimere il suo pensiero, nonostante alcune offerte di club europei negoziate dal suo impresario. Eskie è stato finalmente sedotto dal canto delle sirene di New York: “Il mio agente era in trattative con una squadra spagnola. Ci ho pensato, ho parlato con mia moglie e ho concluso che la scelta migliore era qui. Fin dal primo giorno sapevamo che saremmo rimasti qui”.
Eskandarian, l’iraniano di origine armena
Una cotta per la Grande Mela insomma. Andranik si stabilisce definitivamente a New York e vive un’altra storia d’amore con la funky town e la sua disco team del 2000 alla quale rimane fedele fino al fallimento della lega NASL (1984), continuando l’avventura nella MISL, la formula indoor, con i Cosmos (1985) e New-York Express (1986-‘87), il nuovo nome del club per questo campionato un po’ speciale. Eskandarian concluse la sua zoppicante carriera nel 1990 con i colori dei New Jersey Eagles in un campionato traballante e privo di qualsiasi interesse.
E i ricordi riaffiorano nella sua testa mentre rievoca l’avventura dei Cosmos: “Era un bellissimo sogno. Il cameratismo, l’amicizia, quel feeling con questi giocatori, non puoi dimenticarli. Resterà tutto nel tuo cuore per sempre”. Una storia d’amore mantenuta da due titoli (1980 e ‘82) e da alcuni momenti di tensione, come quel giorno di aprile 1980 a Fort Lauderdale al culmine della crisi dei 53 ostaggi americani sequestrati dagli studenti estremisti in Iran.
Andranik viene aggredito da un tifoso locale fortunatamente disarmato che irrompe in campo e lo accusa di cattiva condotta razziale: “La partita stava per finire. Faceva caldo ed ero stanco. Non ho mai avuto niente a che fare con la politica e questo ragazzo se la prende con me. Per fortuna ero vicino alla nostra panchina che è intervenuta perché questo ragazzo era matto”. Le storie (quasi) finiscono sempre male. Dopo il ritiro, Andranik si è associato al suo ex compagno di squadra Birkenmeier in un’attività di negozio di articoli sportivi. Nel frattempo il figlio Alecko è subentrato al padre nel campo della MLS.
Mario Bocchio