Come i soldati americani in Vietnam
Ago 8, 2024

Gli allenamenti durissimi tra le dune nella sua casa di Tabiano, la passione per l’alta sartoria, la poca inclinazione ai festeggiamenti, la visione moderna della preparazione atletica. Armando Onesti si porta via milioni di aneddoti una conoscenza profonda del mestiere.

Il mondo del calcio professionistico – da cui si era defilato da molti anni – forse lo rimpiange salutandolo come sempre: “arrivederci Prof”. Era morto a Fidenza, a 82 anni nel 2019, lui il preparatore atletico e allenatore spezzino, ma fidentino d’adozione, che fece scuola anche a Como, dove lavorò in periodi diversi, legandosi ad allenatori che lo seppero apprezzare e valorizzare.

Armando Onesti al lavoro nell’Inter di Eugenio Bersellini

Legato a Bersellini, fu al suo  a Como nel biennio 1971-‘73 e lo seguì poi in gran parte delle società in cui successivamente operò il burbero tecnico di Borgotaro: Cesena, Sampdoria e, soprattutto, Inter, con cui vinse lo scudetto nella stagione 1979-‘80. Allenò anche la Fiorentina, secondo di De Sisti: celebri gli scontri con Socrates, poco incline ai metodi ferrei dell’allenatore-preparatore.

Preparatissimo ma sostenitore di un disciplina ferrea

Come detto, Como fu una tappa importante della carriera. Dopo l’esperienza con Bersellini, tornò a Orsenigo con Tardelli nel 1993: un campionato che si concluse con la promozione del Como dopo i playoff vinti contro la Spal.

Dopo il biennio con Tardelli, Onesti si legò professionalmente al suo ex giocatore Gianpiero Marini, seguendolo in due occasioni a Como. Prima in C nel 1996-‘97 quando “Pinna” fu chiamato a sostituire Scanziani in panchina e poi, nel 1999-2000, quando Preziosi chiamò Marini in sostituzione di De Vecchi.

Nel maggio 1980, Eugenio Bersellini e Armando Onesti – allenatore e preparatore atletico dell’Inter campione d’Italia – per festeggiare il tricolore furono costretti a mantenere la promessa fatta: marciarono così per 111km da Milano a Fontanellato, paese a nord di Parma e meta di pellegrinaggi per via del Santuario della Madonna del Rosario

Armando Onesti è stato un precursore in tutto, nelle metodiche di allenamento, nel saper coniugare l’abilità tecnica e la capacità atletica, ma soprattutto l’atteggiamento ironico e divertito col quale ha sempre affrontato il suo stare nello sport.

Raccontare la storia di Armando Onesti, come ha fatto  Alberto Mingozzi, che gli ha addirittura dedicato un libro –  “Armando Onesti: Pane, Calcio e Fantasia – Un viaggio ideale nel mondo del calcio del 1950 al 2009”– è stata la chiave di accesso per entrare in quel calcio di sapore antico vissuto con spirito libero. I cartelli di Herrera, le “follie” di Pesaola,la rigidità di Bersellini, la signorilità di Liedholm, la fantasia di Rivera, le invenzioni di Mazzola, appartengono ad un calcio di altri tempi, in cui ci sembra di  percepire ancora l’odore aspro di olio canforato o di ascoltare qualche pallone in cuoio che rimbalza.

Fidenza anni Ottanta, “Bar Silvagna”: tleti pronti per il raid podistico di Bersellini e Onesti (foto archivio Anselmi)

Gene Gnocchi, che è stato calciatore, vecchio amico di Mingozzi e autore della prefazione al libro, ha voluto ricordare a suo modo la figura mitica di Onesti: “Armando, come sarto, non mi ha mai fatto una giacca; come sportivo, mi ha troncato la carriera sul nascere con allenamenti da soldati americani in Vietnam”.

Onesti alla Fiorentina alle prese con Sócrates

“Dissi al presidente Fraizzoli che avrei portato all’Inter Onesti e Bersellini – racconta l’ex ds nerazzurro Giancarlo Beltrami -, lui mi rispose dubbioso in milanese ‘Mi go miga culpa’ e io ‘Si fidi di me’. Era un calcio in cui si spendeva poco e i calciatori il nome se lo facevano da noi”. Poi, è la volta dei suoi ragazzi. “Quando correvamo e io faticavo come un matto – sorride Evaristo Beccalossi – mi diceva che era possibile correre anche in modo virtuale, senza sentire la fatica. Oggi la tecnologia ha dimostrato quanto era avanti già allora”. “Per me era un fratello maggiore – osserva Gianpiero Marini -, ci ha fatto fare il salto di qualità: eravamo una squadra fragile e il suo avvento ci ha portato a vincere”. “Gli abbiamo tirato anche qualche accidente – confessa Graziano Bini – e solo a carriera finita abbiamo capito che lui lavorava non per la società ma per noi”. “Una volta ci siamo persi in un bosco dopo 3 o 4 ore di allenamento e ci sono dovuti venire a prendere”, rivela Roberto Busi. “Senza di lui non avrei giocato a calcio”, lo esalta Franco Pancheri. “Per me andare in ritiro era una gioia – dice Roberto Mozzini –, a mezzanotte andavamo in cucina a farci una pasta. Armando lo sapeva, ma in campo correvamo e vincevamo”.

Per Bersellini l’Inter fu indubbiamente una bella esperienza, fu lui che fece anche esordire Bergomi a 17 anni in Coppa dei Campioni. Proprio Bersellini aveva un “segreto”, Armando Onesti, sempre modesto quanto sempre intelligente, propugnatore dello stretching quando tutti lo ignoravano e che lui applicava con un senso da missionario anche se i giocatori non gradivano.

Onesti (il secondo in piedi, da destra) nel Fidenza al campo “Craviari” (foto archivio Anselmi)

Poi c’è il risvolto di Onesti calciatore, che nel frattempo aveva imparato l’arte del sarto.

Fidenza, Carpi e Sanremese, poi va più o meno con i galloni di salvatore della patria a Piacenza dove c’è una squadra che non sa segnare. Tecnicamente discutibile ma forte fisicamente e coraggioso, ha un impatto notevole sulla stagione e con i suoi 16 gol porta il Piacenza a sfiorare la serie C.

Una formazione del Piacenza nel campionato 1964-’65. In piedi, da sinistra: Rossi, Gasparini, Pinotti, Poletti, Onesti, Duzioni. Accosciati: Favari, Moroni, Malvestiti, Mentani, Montanari

È riconfermato, ma improvvisamente entra in crisi non tanto di gol quanto di gioco e il pubblico non esita a crocifiggerlo, aggravandone le difficoltà. Lo spostamento all’ala sinistra per lasciare il posto a Mentani, nel campionato 1964-‘65, non lo risolleva e dopo tre stagioni lascia per passare al Parma. Resta comunque legato alla città, tant’è vero che dopo un fugace passaggio alla Trevigliese torna con i colori del Pro Piacenza, di cui sarà anche allenatore. Così come alla Vogherese.

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