La sua storia d’amore inizia piuttosto bene a Valenciennes. Didier Six sembra perfettamente a suo agio sulla sua ala sinistra con la sua bella casacca bianca e rossa. Una passione traboccante che ebbe la sua origine nel 1971, quando non era nemmeno maggiorenne. Didier Six non lascerà mai Nungesser e il suo Nord dove è nato (a Lille nel 1954). Un vero innamorato della sua terra e delle sue tradizioni. Ma nell’estate del 1977, il mancino decise di emanciparsi dopo una convincente deflorazione professionale. Vuole vedere il paese e lascia Valenciennes per… Lens. Un vero cambio di scenario per Didier Six che trova una squadra all’altezza delle sue ambizioni.
Una girandola di maglie per Six. Partendo dall’alto, in senso orario: Cercle Brugge, Stoccarda, Strasburgo e Mulhouse
Il Lens infatti giocò la Coppa UEFA quell’anno, eliminò la Lazio e poi affrontò nel turno successivo i tedeschi dell’Est del Magdeburgo, ma il club cadde inesorabilmente in campionato. Il Sang-et-Or ha concluso al 18° posto ed è sceso in D2. Una storia che finisce più in una pozza di sangue che ricoperta d’oro per Didier Six che lascia i suoi amici nei guai della serie inferiore. Perché questa volta il mancino è determinato a lasciare.
Nel Valenciennes
Attraversa la Francia da nord a sud per approdare a Marsiglia all’inizio della stagione 1978-‘79. Farà esplodere il Vélodrome, manderà nel panico le difese avversarie e riporterà il titolo all’OM. Boom bada boom. 12° la prima stagione e discesa in D2 l’anno successivo. Six non sarebbe un burlone? Quindi lascia andare i suoi amici e trova un club davvero ambizioso. Si spinge ancora più a nord del Nord della Francia e pianta i ramponi al Cercle Bruges!
La militanza nel Lens
Per appena sei mesi. Didier non capisce la lingua. Problema di adattamento. Alla fine del 1980 cerca di veder vedere se c’è qualcosa di nuovo.
Lo Strasburgo, campione in carica, lo accoglie a braccia aperte e poi gli sbatte la porta in faccia sei mesi dopo. È l’estate del 1981.
Un’idea brillante gli attraversa la mente e, di conseguenza, attraversa il Reno per vedere se lì l’aria è più fresca. Direzione Stoccarda. Didier Six scopre la Bundesliga, le praline di 30 metri, il calcio indifeso e diverte molto durante due stagioni durante le quali non vince nulla ma lascia ottimi ricordi ai tifosi tedeschi adornati con toppe e altri stemmi sulle loro giacche di jeans senza maniche.
Allora, visto che non ha vinto nulla al di là del Reno, Didier, il pazzo della gamba, decide di tornare in Francia, al Mulhouse… poi in D2! Ma Mulhouse fa rima con perdere.
Nella nazionale francese
Dura solo un anno, però il luogo gli ricorda un po’ la sua città natale e il suo amato Nord. Dato che non capisce una parola di inglese, Six si dirige all’Aston Villa per mostrare al di là della Manica il segreto del suo magico dribbling.
Di conseguenza gioca poco o niente e si annoia moltissimo a Birmingham dove piove sempre. Dovrà quindi prendere la decisione giusta. Carlo Molinari, presidente del Metz, gli fa gli occhi dolci. Cede e firma con il club lorenese per la stagione 1985-‘86, fa bene in campionato e termina con un onorevole sesto posto.
C’è qualcosa da fare con questa squadra. E invece no, Didier l’embrouille fa quello che vuole e torna nuovamente allo Strasburgo (in D2) all’inizio della stagione 1986-‘87… per sei mesi!
Altre maglie, altre squadre. Da sinistra: Marsiglia, Aston Villa e Metz
Stufo di essere preso per un Knack, Didier Six prende la decisione più importante della sua vita e va in esilio in Turchia, al Galatasaray, all’inizio del 1987. Adotta la nazionalità turca e diviene Dündar Siz.
E miracolosamente ottiene nel suo nuovo paese d’adozione la doppietta di Coppa-scudetto con il club di Istanbul, cosa che alla fine lo lascia con qualche rimpianto perché se avesse dovuto prendere la nazionalità di ogni paese che ha attraversato, Six avrebbe portato a casa più titoli.
Il suo secondo anno in Turchia è aneddotico perché segna la fine della sua carriera, che conclude con nuovi contratti prima con il Vallauris, poi col Vauban a Strasburgo, e infine l’ennesima partenza all’estero. A Lipsia. Un anno dopo la caduta del Muro. Molto prima della sentenza Bosman, Didier “di nuovo in viaggio” Six è il pioniere del calciatore-viaggiatore che non sta mai bene da nessuna parte, ma sempre meglio altrove.
Mario Bocchio