Discreto, anche schivo, ma che sa farsi rispettare con il pallone
Ago 5, 2024

Una leggenda dei Mauves e dei Diavoli Rossi. Se ne è andata troppo velocemente, troppo discretamente, vista una carriera esemplare e un track record eccezionale, costruito essenzialmente con la R.S.C.A, il grande Anderlecht degli anni ’70 con Ludo Coeck, Frankie Vercauteren, Arie Haan e Rob Rensenbrink, il suo alter ego in campo. François Van der Elst e l’RSCA dominano il campionato belga. Un decennio florido per il Parc Astrid, forse il migliore della sua storia.

Primo piano di “Swatje”

È stato nel bar dei suoi genitori, dove si esercitava a sparare alle bottiglie di soda vuote nella cantina, che il futuro “Swat” ha preso forma. Aveva quattordici anni quando firmò per i Mauves, scoperto da Hippolyte Van den Bosch, grande personaggio del club. Corre l’anno 1969 e “Swatje” resta fedele alla squadra di Bruxelles fino al 1980, anno in cui parte per vivere l’avventura americana firmando per i New York Cosmos. Strass, lustrini e calcio da rockstar al fianco di Neesken, Chinaglia, Beckenbauer e altri. Stelle planetarie per un giocatore discreto, anche schivo, ma che sa farsi rispettare con il pallone. Questo è tutto dire.

Con la casacca dell’Anderlecht

Frans, dotato di una vera efficienza offensiva, si diverte sul prato. Furono anche lui, e il suo compagno d’attacco Robbie Rensenbrink, a regalare ai Mauves il loro primo titolo europeo nel 1976. La magica coppia segnò una doppietta, contro il West Ham, durante la finale della Coppa delle Coppe dell’Heysel. La stagione successiva,  “Swat” vinse il titolo di miglior regista del campionato (21 gol). Un trofeo compensativo, certamente, dopo la sconfitta dell’Anderlecht nella finale di Coppa delle Coppe contro l’Amburgo (0-2). I Mauves persero il titolo ma lo riconquistarono immediatamente nel 1978, al Parco dei Principi, battendo l’Austria Vienna (4-0).

Van der Elst sulle figurine

È un nuovo trofeo europeo per Frans che ne colleziona altri due: la Supercoppa UEFA a spese del Bayern nel ‘76 (1-2, 4-1) e del Liverpool nel ‘78 (3-1, 1-2). Ha anche colto l’occasione per mettere il suo nome nelle cronache ufficiali segnando in questi doppi confronti. Perchè se tende ad un carattere riservato, a Frans piace far parlare di sé. A livello nazionale vinse due campionati (1972 e ‘74) e tre Coppe del Belgio (1973, ‘75 e ‘76). Un bel montepremi arricchito da 82 gol totali (248 partite) nei sette anni trascorsi all’Anderlecht.

L’avventura negli States

Non è proprio una sorpresa ritrovare Van der Elst con la casacca del Belgio, come il fratello minore Léo, che indossa quarantaquattro volte, con in palio una finale del Campionato europeo per nazioni, persa contro la Germania Ovest (1-2) nel 1980 a Roma, e la partecipazione al Mundial ‘82, in Spagna, sotto gli ordini di Guy Thijs. “Swat” è un fenomeno, andato in esilio negli States per un anno (1980-‘81) per professionalizzare (starizzare) il calcio made in USA. Frequenta il vivaio della 5th Avenue prima di scoprire l’East End londinese quando firma per il West Ham (dal 1981 all’83).

Cultura del paradosso o no, torna poi in Belgio dove chiude la carriera al Lokeren (1983-‘86). Successivamente Frans si ritirò senza clamori, acquistò una sala da biliardo e visse alcuni problemi personali: due divorzi costosi e il suicidio di suo figlio. Non è molto reale nel portare avanti questo sporco affare. Grazie all’amore della figlia e del nipote, però, ritrova il gusto della vita, che però lascia l’11 gennaio 2017 a causa di un problema cardiaco. Aveva appena festeggiato il suo 62esimo compleanno. Dopotutto la vita non è così viola.

Mario Bocchio

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