Era un ottimo giocatore. Anti divo per eccellenza, avrebbe potuto diventare un campione; ruolo ala destra, 173 centimetri per 75 chili, centrocampista dai piedi buoni.
Ma il destino non volle così, e se lo portò via a soli 28 anni, nel pieno della sua maturità sportiva. Parliamo, ed i tifosi con i capelli bianchi lo ricorderanno, di Italo Alaimo calciatore romano di nascita ma calabrese di adozione, una vita alla Reggina, nato il 9 agosto del 1938 e perito tragicamente, in maniera assurda, a Novara il 17 luglio 1967.
Alaimo nella Reggina sulle figurine
In quella calda estate del 1967 su acquistato dall’ambizioso Novara, quello di Lena ed Udovicich. Morì tragicamente nel corso delle visite mediche, prima che fosse ufficializzato il suo acquisto da parte del Novara; e nessuno volle pagare per la sua morte: né la Reggina, che lo aveva venduto, né il Novara, che ancora non gli aveva fatto firmare il contratto; una tipica situazione italiana, quella dello scaricabarile, anche di fronte alla morte di un ragazzo.
Certo è che la sua vicenda scosse fortemente l’opinione pubblica italiana. Ma chi era Italo Alaimo? Dopo essere stato tesserato per la Reggina a vent’anni, nella stagione1957-‘58, senza scendere in campo, fu mandato a farsi le ossa al Volsinio, poi alla Tevere Roma, al Chieti ed al Rosignano Solvay. Poi finalmente nel 1963 il ritorno nella citta calabra, con un ruolo importante che si ritagliò in cinque stagioni. Un campioncino, sul quale anche le grandi avevano messo gli occhi. Con i granata giocò 115 gare e realizzò 12 gol.
Poi la chiamata al Novara. Un sogno andare al Nord in una squadra ambiziosa. Anche lui taciturno, quel giorno, il 17 luglio 1967, si lasciò andare, parlando con i numerosi cronisti piemontesi, radunati attorno alla cyclette sulla quale era impegnato per le visite mediche. Allora era così, i cronisti avevano accesso ovunque.
”Chissà – si lasciò andare Italo – magari questa è la volta buona per fare qualcosa di importante. Sapete, ormai vado per i 29 anni… Sarà troppo tardi per riuscire ad arrivare in Serie A?…” disse sospirando.
E continuò: “Qui a Novara mi hanno già accolto bene stamattina… i tifosi sono stati gentili con me: non vedo l’ora di ripagare tutto questo entusiasmo!”. Poi un pensiero alla “sua” Calabria: “Certo, la stupenda gente di Reggio, che porterò per sempre nel cuore. Perché per me è la prima volta che vado a giocare al Nord. Pensate – sospirò mentre pedalava – vestirò i colori del grande Piola, mica roba per tutti! Voglio per questo ringraziare il presidente del Novara: mi ha pagato 35 milioni! Mamma mia, una cifra enorme! Ora devo sbrigarmi con queste visite: non vedo l’ora di giocare! Ancora qualche pedalata ed ho finito…”.
Quando Italo sta per terminare la prova da sforzo al cicloergometro, riceve l’ok dai medici e rallenta la pedalata, ha finito. Ma in quel momento si asciuga il sudore ed è il dramma: rimane folgorato sulla cyclette. Il povero Alaimo cerca con lucidità estrema di staccarsi dallo strumento ma invano, muore poco dopo, tra l’incredulità e sconforto generale. La vita di Italo Alaimo, ragazzo timido ma con tanto entusiasmo, si ferma li.
L’autopsia certificherà la sua morte per shock da fibrillazione ventricolare. Naturalmente partirono subito le indagini per appurare le responsabilità; ci fu anche una interrogazione alla Camera promossa dal deputato Nicolazzi. Le perizie tecniche furono chiare, e nel verbale fu scritto che “Il giocatore Alaimo morì per folgorazione da corrente elettrica determinatasi tra due prese a terra, entrambe in quel momento sotto tensione per effetto di una perdita di energia proveniente da un altro apparecchio elettrico collegato, attraverso l’impianto di riscaldamento, ad uno dei neutri facenti funzione di presa a terra“. L’inchiesta rivelò che il cicloergometro era collegato tramite presa di terra ad un termosifone, e che a quest’ultimo arrivava corrente elettrica da un fornello della cucina (!), tramite i tubi dell’impianto di riscaldamento citato nella perizia.
Per questo, vennero rinviati a giudizio tre dipendenti dell’ospedale: il capo elettricista, un geometra ed un perito, per omicidio colposo. Quasi cinque anni dopo, già alla prima udienza, il processo fu dichiarato nullo per una mancata notifica dell’avvio dello stesso a uno degli imputati. Intervenne così la prescrizione e nessuno pagò per la morte del povero Italo Alaimo.
Né Reggina né Novara vollero pagare per la sua morte. Una storia triste, assurda che ebbe per protagonista questo ragazzo dolce e timido.