Leny Escudero incontra Didier Six a Les Charmilles. Possiamo iniziare così la nostra storia. È nell’ambiente rurale dello stadio del Servette che il calciatore mezzo bohémien e mezzo zingaro ha trascorso gran parte della sua carriera (dal 1975 al 1982), coronata da un titolo (1979) e due Coppe di Svizzera (1978 e ‘79) con i granata. Un curriculum in apparenza piuttosto scarno ma Lucio Bizzini ha già la testa altrove fin dai suoi primi passi sul campo del C.S Chênois (1972-‘75).
Per il ticinese il calcio sembra più un hobby che un vero e proprio lavoro. Lucio se la cava con gli inizi del professionismo in Svizzera e contemporaneamente studia medicina per assicurarsi il suo percorso professionale. Bizzini è un uomo che pensa, guardando sempre al futuro, e non esita a correre non appena si presenta l’occasione. Abbastanza per costruirsi sul retro della maglia la reputazione di sindacalista di sinistra quando nel 1976 fondò la Federazione svizzera dei calciatori, il primo sindacato dei calciatori della Confederazione. Bizzini si batte su tutti i fronti, in campo e dietro le quinte, per la causa e la difesa (la sua posizione preferita) degli interessi dei giocatori svizzeri, considerati all’epoca schiavi dai presidenti di club con contratto a vita.
“Bizzini Machine uccide i fascisti”. Una nota che pagherà cara qualche anno dopo quando tratterà un prolungamento. Alla fine della stagione ‘82 il suo contratto non fu rinnovato. Lucio si recò poi al Losanna (1982-‘84) per vedere se l’acqua era più limpida dall’altra parte del Lago di Ginevra e sviluppò nuovi progetti al tramonto della sua carriera. Ha così redatto una carta dei diritti dei bambini nello sport e poi, con il dottorato in psicologia in mano, è diventato successivamente psicologo e psicoterapeuta dello sport.
Sulle figurine. Nel Servette (a sinistra) e nel Losanna
In seguito ha fondato l’ Associazione svizzera di Psicoterapia cognitiva, una tecnica volta a convivere meglio con disturbi, ansie e altre fobie. Cerca il benessere da qualche parte con questo trattamento anche Bizzini, lui che confessò al momento del ritiro sportivo a proposito della nazionale: “In 40 selezioni ho l’impressione di aver perso venti volte 1-0”. Effettivamente è fastidioso convivere con questa cosa in testa. È meglio perdere una volta 20 a 0 oppure…. Bizzini sta lavorando sull’argomento.
Mario Bocchio