Il 15 dicembre 2010, la polizia del Warwickshire ha effettuato una serie di raid contro una vasta rete di traffico di armi e droga. Un grave fatto che ha colpito le città di Rugby, Nottingham e Wolverhampton. L’operazione ha permesso di mettere le mani su un vero e proprio arsenale: fucili a canne mozze, machete, coltelli, sciabole e qualche chilo di sostanze illecite (cocaina, eroina, anfetamine, ecstasy, crack…). Undici persone sono state arrestate, tra cui Rachid Harkouk, ex nazionale algerino, la cui riconversione post-calcio sembra caotica quanto la sua carriera sul campo. Un viaggio unico che è quasi finito prima ancora di iniziare. Questa è la vita di Rachid Harkouk. Quella di un ragazzo alla (costante) ricerca di consacrazione e fama, che finalmente conquista tardi nella vita, con le mani dietro le sbarre.
Nato da padre algerino e madre dello Yorkshire, il giovane Rachid è cresciuto a Chelsea, nella periferia chic di Londra. Per riempire i suoi giorni liberi, l’alto e allampanato calcia il pallone come la maggior parte dei giovani inglesi, e sviluppa alcune predisposizioni naturali. Il Fulham è molto interessato al ragazzo e gli offre una partita di prova a Craven Cottage. Esplode Harkourk: cinque gol nella partita. Non abbastanza conclusivo però, con sorpresa di tutti i giocatori presenti quel giorno, per i reclutatori dei “Cottagers” che si rifiutarono di assumerlo. Un “infortunio” per Rachid che, appena sedicenne, ha abbandonato subito la scuola prima di entrare nel mondo del lavoro. Lavori qua e là pur continuando a giocare a calcio.
Per il piacere, a volte il peggio senza aspettarsi il meglio. Il che avviene come una bacchetta magica e grazie all’occhio di Mickey Walsh. L’allenatore del Chertsey Ville, che naviga nelle serie inferiori del calcio inglese, lo ingaggia e lo avvia in prima squadra dopo due partitelle con le riserve. L’allenatore vede lungo. Siamo alla fine del 1974 e pochi mesi dopo, a fine stagione, Rachid Harkouk segnò quindici gol in quaranta partite. Ha 19 anni e guadagna 1,50 sterline a settimana. Il suo protettore lascia la nave durante l’estate per Feltham. Nessun problema, Walsh lo porta con sé e ancora una volta Harkouk si rende conto delle speranze riposte in lui. A fine anno Terry Venables, allenatore del Crystal Palace, si lasciò conquistare dalle prestazioni dell’anglo-algerino arrivato a Londra nel 1976. L’anno dei pali quadrati. Ma per sua fortuna, Rachid non ha piedi dello stesso status dei pali.
Dalla parte di Selhurst Park, divenne rapidamente il beniamino dei tifosi locali. Si è persino guadagnato il soprannome di “Rash the smash” per la sua capacità di colpire la palla come un mulo. I fedeli del Palace ricordano ancora i suoi colpi vittoriosi, come il missile lanciato il giorno di una partita a Cardiff. Dopo un anno con gli “Eagles”, è diventato addirittura leggendario grazie alla sua partecipazione attiva all’ascesa del club in seconda divisione. Harkouk è decisivo e poco a poco tesse la sua tela nella rosa londinese. I suoi compagni di squadra lo soprannominano “Spider” per via del suo modo di dribblare prima di concludere con un tiro fulmineo. Al Palace Rachid moltiplica le noccioline da 40 metri, ogni volta che ha la palla tra i piedi il pubblico grida “spara”, o addirittura dai calci d’angolo. “Rash the smash” incendia le cose e afferma un carattere forte. Durante una partita contro il Fulham, attraversò il campo e afferrò per il bavero George Best, colpevole di aver aggredito un compagno di squadra che giaceva a terra.
Nel Notts County
“Hai visto cosa hai fatto alla sua fottuta gamba?!” gli grida in faccia prima che il quinto Beatles sia costretto a lasciare il campo, sostituito dal suo allenatore. Rachid Harkouk affronta la leggenda. Un primo pallone che ne richiede un altro, questa volta extra-sportivo. Durante la sua ultima stagione al Crystal Palace (1977-‘78), Harkouk e un compagno di squadra, Barry Silkman, furono trovati in possesso di 250.000 dollari in banconote contraffatte. Ha ricevuto una pena detentiva di nove mesi con sospensione e ha dovuto lasciare il club dalla porta di servizio, sulle note dei tifosi della squadra: “Guadagna dollari e odia George Best… Rachid Harkouk”. Tributi.
Partenza frettolosa per il QPR, dall’altra parte del Tamigi, dove “Spider” fatica ad ambientarsi. Due stagioni quasi vuote a Loftus Road, la sede degli “Hoops” che non conserva ricordi indelebili del giocatore con doppia nazionalità. Harkourk appare una ventina di volte (solo 3 gol) in due stagioni (1978-‘80). Un magro record che non ha impedito ai dirigenti della contea di Notts di ingaggiarlo all’inizio dell’anno sportivo 1980-‘81.
L’altra squadra di Nottingham, che milita all’ombra del Forest di Brian Clough in seconda divisione, si guadagna un posto nell’élite un anno dopo l’arrivo dell’algerino, che si rende protagonista dell’incontro decisivo per la scalata segnando un gol contro i “Blues” del Chelsea. La magia funziona ancora, anche se Harkouk fa la cerata alla panchina essenzialmente durante il periodo dei “Magpies” in Division One, che dura fino al 1984. Poi è la caduta libera per il Notts County che conosce due retrocessioni successive a metà degli anni ’80. “Rash the smash” lasciò il club nel 1986, al termine dei Mondiali in Messico ai quali partecipò (due partite) con la selezione algerina.
Senza dubbio il momento più importante della sua carriera – ha solo quattro presenze in nazionale – si è concluso nell’anonimato nonostante i riflettori della Coppa del Mondo messicana. Rachid Harkouk aveva 30 anni, si stabilì non lontano da Nottingham e gestì i suoi affari. Piccole imprese che a volte rasentano l’illegalità. Nell’agosto 2011, a seguito di una repressione da parte della polizia inglese, è stato dichiarato colpevole di traffico di droga dal tribunale di Birmingham e ha dovuto scontare una pena detentiva di 28 mesi. Abbastanza per meditare sul suo status di pioniere di giocatori di origine algerina ad aver messo piede sui prati del Regno Unito. Un’altra epoca.
Mario Bocchio