Tiziano Ascagni, di Voghera, classe 1954, è stato un attaccante, a nostro parere fortissimo, degli anni Settanta e Ottanta.
Estroso, difficile da marcare, era capace sia di segnare parecchi gol che di favorire le realizzazioni del proprio compagno di attacco. Dopo gli inizi nella Vogherese passò alla Juventus nel 1972-‘73, venendo impiegato soprattutto a livello giovanile ma esordendo comunque in prima squadra in Coppa Italia contro la Reggiana.
Giocò poi con Latina, Legnano, Udinese, Carpi e Juniorcasale fino al 1978, con molti gol soprattutto nelle ultime due squadre, prima in D e poi in C.
Da sinistra: nei giovani della Juve, con la maglia della Cremonese e a Brescia
Passò allora alla Ternana dove disputò il campionato di B e quindi si trasferì al Varese. Da quel momento divenne così determinante che in pratica dove andava lui era quasi certa la promozione in B, in particolare dal Girone A della C1. Successe 5 volte in 6 anni con Varese, Cremonese, Triestina (con cui giocò pure in B ), Parma e Brescia e con quest’ultima squadra ottenne poi anche il salto in A.
La coppia a Trieste con De Falco in particolare fu un vero spettacolo con gol a raffica e grandi prestazioni da parte di entrambi. Chiuse poi con Spezia e Fiorenzuola, senza avere l’opportunità di esordire in A come avrebbe strameritato.
La sua è stata in ogni caso una carriera accompagnata da oltre 100 gol, tante belle giocate, vittorie e spettacolo che lo hanno portato nel cuore dei suoi tifosi e che hanno lasciato ancora oggi un bellissimo ricordo.
“Era un giocatore completo: estro, piedi buoni, tiro potente, visione di gioco, potente e altruista. Carattere allegro, lo ricordo con piacere, con me a Varese ha vinto un campionato. Come mai non abbia giocato stabilmente in serie A per me rimane un mistero” ebbe modo di dire Eugenio Fascetti.
“In quei tempi, e parlo degli anni ’60, per noi bambini spesso esisteva solo il divertimento di un pallone. Si giocava dovunque fosse possibile farlo: per strada, negli oratori o nei campetti di periferia. Ovunque ci fosse uno spazio per tirare calci ad un pallone iniziava la sfida, magari in 6 o in 10. Tutto il rione a giocare con quel pallone, spesso fino a sera inoltrata, e così facendo il talento cresceva. Tanto è vero questo discorso che nel mio gruppo di amici facemmo un provino con la Vogherese in dieci, ed in dieci fummo tesserati! Tifavo e tifo per il Torino, ma questa è una lunga storia…” racconta Ascagni.
Che aggiunge: “Qualche volta ci scappava anche qualche scappellotto da parte di mia madre quando tornavo a casa con qualche indumento sporco, le scarpe imbrattate o con qualche livido in più. Solo con il passaggio alla Vogherese le trasferte cominciarono ad essere realizzate con il pullman, mentre per le partite casalinghe rigorosamente a piedi o in bici. Questo periodo è pieno di aneddoti da poterci scrivere un libro. Gran bei tempi”.
Fonti: “Quando i calciatori avevano facce da calciatori” e “Ternana News”