In patria è poco noto, non era un campione anche se la sua carriera l’ha fatta: nel Napoli come terzo portiere e come vice di Garella l’anno dopo, poi con Salernitana, Campania Puteolana e Torres ma Enrico Zazzaro è famosissimo in Sudamerica. Il motivo?
Un video dei tempi in cui giocava con Maradona, ripreso da tanti quotidiani e anche dal portale argentino Clarín. Si vede Diego, nei suoi primi anni al Napoli, che fa gol a Zazzaro da ogni zona del campo nel Centro Paradiso di Soccavo.
Signor Zazzaro se la ricorda quella giornata?
“Certo che me la ricordo, era un giovedì. Aveva piovuto tantissimo e il terreno del Centro Paradiso era tutto fangoso. Diego amava molto restare a tirare anche dopo che avevamo terminato l’allenamento. Restavo sempre io con lui. Facevamo una scommessa ogni volta se riuscivo a parargli un tiro, un rigore, una punizione. Io se perdevo dovevo offrirgli un caffè. Lui, invece, un milione di lire. Naturalmente ho sempre perso io, per tutti i caffè che gli ho offerto sarebbe stato meglio aprire una caffetteria”.
Maradona nonostante il terreno fangoso, come si vede dal video, gioca con grande naturalezza.
“Lui si divertiva tantissimo e non guardava mai come era il terreno di gioco. Oggi sarebbe impensabile vedere un calciatore allenarsi in un terreno fangoso come quello di quel giorno. E nonostante tutto aveva sempre un tocco vellutato e magico. Pensi che a volte mi diceva quando tirava un rigore su quale lato avrebbe messo il pallone ma anche se partivo avvantaggiato, perdevo sempre io. In quel video ad un certo punto mi disse ora ti faccio goal in rovesciata e subito dopo segnò naturalmente così. Lui aveva una facilità nel tirare i calci di rigore, ti fissava e mentre ti guardava all’ultimo istante ruotava la caviglia e ti spiazzava. Spesso diceva: ora colpisco quella parte del palo o della traversa e subito dopo era puntualmente così. Credo che se negli anni Ottanta ci fossero state le grandi tecnologie di oggi con le telecamere di Sky il talento assoluto e la tecnica di Maradona si sarebbe vista ancora di più. Le sue reti e i suoi assist dovrebbero essere trasmessi oggi nelle scuole calcio per farle imparare ai giovani. Una volta andammo a giocare ad Acerra una gara per beneficenza, anche in questo caso su un terreno fangoso e lui non si risparmiò, dimostrando di essere un vero e grande fuoriclasse”.
In quelle due stagioni a Napoli cosa ricorda?
“Tantissime cose e tante soddisfazioni. E, poi, due signori del calcio come Walter De Vecchi e Eraldo Pecci, allenarsi con loro era straordinario”.
Ultimo ricordo. Ritorniamo indietro nel tempo al 3 novembre del 1985.
“Fu una domenica unica, battemmo la Juventus al San Paolo per 1-0 grazie ad una rete di Maradona. Ricordo che Diego ci disse a tutti, non preoccupatevi ci penso io la vinciamo questa partita. Poi, arrivò quella punizione in area, io stavo in panchina e dicevo ma come facciamo a segnare da lì. Quando vidi quel pallone alzarsi sopra la barriera capii che Diego aveva mantenuto, come sempre, la sua promessa. Fu l’apoteosi, anche Pecci lo ha più volte detto che gli toccò il pallone”.