La frase del campione: “Squadre che andavano a vincere 5-0 a Como non c’erano”. Diego Maradona e il Napoli giocarono cinque volte a Como negli anni ’80. Quando il Como faceva tremare gli squadroni e vincere al Sinigaglia era un’impresa per pochi.
Cinque partite, quattro pareggi e una sola vittoria per il Napoli, nell’anno della retrocessione in B del Como. Paradossalmente, ottenuta senza “el pibe de oro” in campo. Chi se le ricorda? L’atmosfera in città, le interviste nel riscaldamento, la curva ospiti bollente. E certo, le polemiche. Perché pure a Como, Diego e il Napoli fecero discutere più volte. Fa impressione fare paragoni con la realtà o il recente passato. Fa impressione ricordare cos’è stato il Como e la quantità di campioni che hanno giocato al Sinigaglia.
Il Como c’era, negli anni migliori del calcio italiano. E non come semplice spettatore. C’era e non era facile per nessuno vincere a Como. Nemmeno per il Napoli, nemmeno per Maradona. Che sfide, in uno stadio stipato oltre ogni limite, situazione oggi inimmaginabile e improponibile. Venti-venticinquemila spettatori. Curve piene, curva ospiti traboccante d’amore per il più grande. Diego. Lui, osannato nei secoli dei secoli. In un Como-Napoli in serie B, nell’anno dell’ultima promozione in A del Como, il boato al “Diego-Diegoooo” mise i brividi allo stadio intero.
Ma torniamo agli anni ’80. Quando Maradona veniva a Como, si allenava a Maslianico nelle rifiniture prepartita del sabato e la domenica creava scompiglio. Quando per un bambino era facile avvicinare anche lui, che non si sottraeva mai, che aveva un sorriso per tutti.
Maradona, rispettato come giocatore, ma sempre e comunque l’avversario da sbeffeggiare sugli spalti, e da stendere in campo. E quando non veniva steso… ci pensava l’arbitro a dare una mano.
Davvero curioso quello che capitò al Sinigaglia nel 1984-‘85 e l’anno successivo, nei due pareggi per 1-1 contro il Como: i gol del Napoli arrivarono entrambi su rigore. Entrambi concessi da Romeo Paparesta di Bari, padre di Gianluca pure lui arbitro diversi anni dopo. Il secondo fu un abbaglio clamoroso, che infiammò moviole e dibattiti, oltre le classiche discussioni nei bar. E qualche polemicuccia ci fu anche l’anno dopo, quando il Napoli pareggiò – ancora – 1-1 a Como. Gol di Carnevale, viziato da un controllo di palla con la mano. E il Napoli vinse il suo primo scudetto.
Nessuna rete nel 1987-‘88. E l’anno dopo, senza Maradona in campo, il Napoli vinse per la prima volta: segnò – ancora su rigore – Renica, sotto la curva dei tifosi di un Como destinato questa volta alla serie B.
Questo per dire che, per vincere a Como, ci voleva Maradona e spesso non bastava. E fu proprio Maradona, molti anni dopo, a sintetizzare alla perfezione questo concetto sul calcio dei suoi tempi, con una frase che sta circolando ora sui social vicini al Como: “Chi ama non dimentica. Quando mi parlano del calcio attuale ho rispetto, perché ci sono calciatori validissimi, ma quando giocavo io c’erano squadre validissime, non solo giocatori. Squadre che andavano a vincere 5-0 a Como non c’erano”.
Ora, ci piace chiudere con un caldo invito ai nostri lettori, specialmente quelli più giovani. Prendetevi qualche minuto a riguardare le sintesi delle partite del Napoli a Como negli anni ’80.
Per chi c’era, sarà un bel tuffo nel passato. Chi non c’era, potrà apprezzare un Sinigaglia stracolmo come non l’ha mai visto. Il numero uno al mondo (anche in queste piccole cose, certo) che si riscalda sul cemento e che a pochi minuti dalla partita viene intervistato da un giovane Galeazzi.
Specchiatevi nella gente, nel calore e nei colori della folla, nell’umanità di un calcio migliore e molto diverso da quello preconfezionato di oggi. Che mette distanze e paletti, che “inquadra” i giocatori come soldatini, attori non protagonisti che recitano il più delle volte una parte già scritta per loro, magari da qualche addetto stampa o da un procuratore.
Maradona ai suoi tempi era tutto quello che oggi non è il calcio: spontaneità, solidarietà, qualità. Ecco perché Maradona ci piace, ci è sempre piaciuto e sempre lo rimpiangeremo, riguardando e riguardando i suoi gol e le sue magie.
Grazie ancora, grande Diego.