Pier Giuseppe Mosti era un combattente in campo ed uno specialista di promozioni, forte fisicamente e molto irruente. Ha infatti totalizzato quattro promozioni in massima serie (Genoa 1975-‘76, Pescara 1976-‘77, Pistoiese 1979-‘80, Catania 1982-‘83).
Massese, esordì in A nel 1977 con il Pescara durante il biennio in Abruzzo. Seguì un periodo altrettanto lungo con la Pistoiese, con ben nove gol ed uno storico salto di categoria. Seguirono ben cinque anni a Catania, con la stagione in serie A con 29 presenze. È stato, però, il suo secondo campionato in A, chiuso all’ultimo posto nel 1984 dopo quello di Pescara del 1978, totalizzando complessivamente 52 gare in A e 270 in B con 26 reti.
Una delle più grandi delusioni fu la stagione a Foggia del 1985 in C con GB Fabbri, partito per vincere e poi capace solo di evitare la retrocessione nelle ultime giornate, dopo il cambio in panchina con l’arrivo di Corrado Viciani. “Non abbiamo mai fatto spogliatoio. È mancato il gruppo. Con il cambio in panchina le cose sono addirittura peggiorate. In un gruppo difficile come il nostro sarebbe servito qualcosa di diverso”.
In un’intervista ai microfoni di “CalcioCatania.Com” ha ripercorso la sua esperienza in Sicilia.
Nella Pistoiese (a sinistra) e nel Catania, sulle figurine “Panini”
Lei arrivò a Catania nella stagione 1980-‘81 e subito divenne un elemento decisivo per la squadra segnando all’esordio contro il Bari. Che ricordo conserva?
“Quella con il Bari fu una grande partita. Perdevamo 1-0, loro sbagliarono il rigore del 2-0 e noi riuscimmo a pareggiare prima e a vincerla dopo. Io realizzai un gran gol da venticinque metri calciando all’incrocio dei pali, alla fine vincemmo 4-1 e da lì forse partì la nostra rimonta per ottenere una salvezza tranquilla. Io arrivai a novembre e la squadra era in lotta per non retrocedere. Centrammo un paio di risultati positivi che portarono a fine campionato alla salvezza. Di quella squadra restarono diversi protagonisti della storica promozione in Serie A negli spareggi di Roma. Era un calcio molto diverso, avevamo mille problematiche. Non c’erano campi e strutture dove potersi allenare. Al ‘Cibali’ ci si poteva entrare una volta sì ed una no. Ricordo la prima partita in Serie A, avevano rifatto il manto erboso ma non era un campo all’altezza della situazione e chiunque veniva a Catania si lamentava”.
La stagione più esaltante fu quella del 1982-‘83. Lei provò prima l’emozione di segnare nel derby contro il Palermo e poi di conquistare una storica promozione in Serie A. Ritiene quella degli spareggi di Roma una delle pagine più belle del calcio italiano?
“Vincemmo la prima partita degli spareggi per 1-0 contro il Como e poi il pari contro la Cremonese ci permise di andare in Serie A. Ricordo che in quella occasione ci fu una grande gestione da parte di mister Di Marzio. Lui stabilì una sorta di gemellaggio con la Roma che ci mise a disposizione il campo di Trigoria ma anche il bus che ci portava in hotel, agli allenamenti e allo stadio. In sette giorni Di Marzio gestì gli spareggi in maniera incredibile sia dal punto di vista organizzativo che tecnico. Ricordo i 40.000 tifosi catanesi all’ ‘Olimpico’, sono cose che rimangono nel cuore di un giocatore. Sono emozioni che ho goduto e che continuo a godermi quando ci ripenso. Devo dire una cosa: ho vissuto sei anni meravigliosi a Catania, cinque da giocatore ed uno da allenatore e sono stato al fianco del presidente Angelo Massimino, un presidente sanguigno, con alcuni difetti ma un grande uomo. La Catania sportiva non potrà mai dimenticarlo”.
Fonte: Solocalciomercato