Per “Pära” Kaufeldt è il capocannoniere di tutti i tempi dell’AIK con almeno 122 centri realizzati in 170 partite negli anni che vanno dal 1924 al 1934. “Pära” ha segnato gol anche in nazionale: in 33 partite nel decennio 1921-1931, ce ne sono stati 23.
Per Ludvig Gösta Kaufeldt (1902-1956) proveniva da una famiglia operaia ricca di figli. È nato a Södermalm il 1 agosto 1902 ma è cresciuto nel quartiere Hagalund di Solna. Anche i suoi fratelli Anders, Gunnar ed Elis giocavano a calcio nell’Allmänna Idrottsklubben (AIK) ma non nell’Allsvenskan. Prima di firmare il contratto per l’AIK, “Pära” ha giocato nell’Hagalunds IS, Tranebergs IF, Westermalms IF e Råsunda IS.
La grande svolta arrivò con la partecipazione della Svezia ai Giochi Olimpici di Parigi nel 1924, dove gli scandinavi ottennero il loro più grande successo calcistico fino ad oggi vincendo la medaglia di bronzo. Si ritiene che “Pära” Kaufeldt, che all’epoca nello scacchiere a cinque giocava come centravanti, insieme al portiere Sigge Lindberg e ai compagni d’attacco Sven Rydell e Rudolf “Putte” Kock siano coloro che abbiano contribuito maggiormente alla medaglia di bronzo.
La Svezia ha dato il via al torneo olimpico in un modo tanto spettacolare quanto improbabile. I campioni in carica del Belgio, soprannominati “i diavoli rossi”, sono stati sconfitti 8-1: dopo tre gol del compagno di squadra di Kaufeldt nell’AIK “Putte” Kock (la migliore ala sinistra del torneo), tre reti dell’esterno destro Sven Rydell dell’Örgryte IS e uno gol ciascuno di “Pära” Kaufeldt e dell’ala destra Charles Brommesson dell’Hälsingborgs IF.
Poi c’è stata la vittoria della Svezia per 5-0 contro l’Egitto conla doppietta di Kaufeldt. Dopo aver perso 2-1 in semifinale contro la Svizzera, gli svedesi hanno affrontato l’Olanda nella partita per la medaglia di bronzo. La gara terminò in pareggio 1-1, motivo per cui ci fu un replay, che la Svezia vinse 3-1. Kaufeldt ha risposto al messo a segno il gol della Svezia nella prima partita contro l’Olanda. Nella seconda è stato espulso.
Dopo il successo alle Olimpiadi di Parigi sia per la Svezia che per “Pära” Kaufeldt – quattro gol e il titolo di capocannoniere del torneo – tentò la vita da semiprofessionista allo Stade Olympique Montpellierain, club francese, nel 1924-‘25. Per aggirare le rigide normative amatoriali dell’epoca, “Pära” si iscrisse come studente all’università.
Nel 1928, tuttavia, Kaulfeldt fu sospeso per tre mesi per aver violato il regolamento amatoriale: aveva richiesto e incassato 50 corone a partita invece delle 30 consentite. La stessa sorte toccò al collega dell’AIK Ernst “Sudden” Wahlberg.
Kaulfeldt divenne campione svedese di calcio con l’AIK di Solna nel 1923 e 1932 e nella stagione 1931-‘32 vinse anche la Coppa svedese nel bandy, disputando due partite nella Svezia contro la Finlandia nello stesso sport. Ha anche giocato a livello d’élite con l’AIK nell’hockey su ghiaccio.
Dopo i suoi significativi contributi come giocatore, Per Kaufeldt era atteso da una carriera da allenatore di successo. Ha quindi guidato l’AIK 1935-1940, l’Hammarby IF 1940-1944, il Djurgårdens IF 1944-1950 e l’Örebro SK 1950-1952. Successivamente ci sono stati altri due anni da allenatore nell’AIK. Oltre al calcio, Kaufeldt ha lavorato anche come magazziniere petrolifero presso la Texaco di Värtahamnen e assistente custode dello stadio di Stoccolma con responsabilità speciale per la manutenzione del prato.
Per “Pära” Kaufeldt era un giocatore basso e atletico. Come si può vedere dal corso della sua carriera, era un marcatore di rango ma anche un eccezionale tattico e trequartista a cui fu conferito l’appellativo di “Napoleone del calcio” in onore dell’imperatore francese e signore del campo. Aveva l’abitudine di stare in avanti e di stressare il portiere della squadra avversaria per poter al meglio intercettare la palla e segnare un gol.
In vecchiaia “Pära” Kaufeldt ebbe problemi di salute con dolori alle gambe, che lo portarono alla morte prematura il 21 marzo 1956, all’età di soli 53 anni. Ha vissuto per gran parte della sua vita a Breitenfeldsgatan a Östermalm, non lontano dallo stadio di Stoccolma.
Mario Bocchio