C’è il Modena in Serie A…e no, non sono vent’anni fa, ma ben sessantuno. C’è il Modena di Annibale Frossi che spera di salvarsi ancora, come l’anno prima, e fa un passo avanti in tal senso rifilando tre gol alla Sampdoria. Prima l’esperto Brighenti, già al quarto centro, poi il grande ex, Oliviero Conti, e infine un futuro vicecampione del mondo: il tedesco Albert Brülls.
Nato in una città che non esiste più, Anrath, oggi quartiere di Willich, in Renania, Brülls è una mezz’ala veloce, piccola ma anche potente, che muove i primi passi nel Viktoria Anrath per poi passare nelle giovanili del Borussia Mönchengladbach e, in un calcio che non c’è più, lì rimane per tanti anni, arrivando anche a vincere qualcosa.
Nel 1960 infatti “Die Mythen” vincono il primo trofeo in assoluto della loro storia: la Coppa di Germania battendo 3 a 2 in finale il Karlsruhe. In vantaggio per due volte il Borussia si fa recuperare ed è proprio un gol di Brulls a portare il trofeo a Mönchengladbach. Per Albert, bravo con entrambi i piedi e abile in zona gol come in mezzo al campo arrivano anche le convocazioni di Sepp Herberger per la nazionale tedesca: è lui il numero 10 in Cile accanto ad Haller e Seeler. E proprio dopo il Cile Albert compie una scelta irrituale. C’è il Modena del presidente Marassi neopromosso in Serie A che gli offre una possibilità e soprattutto soldi: a lui, cifre che in Germania si vedevano in una decina d’anni e al club, 25 milioni di lire.
Nel Modena (a sinistra) e con la maglia della Germania Ovest
Per intenderci, in quella sessione di mercato il Modena prese un altro straniero, Chinesinho, futuro campione d’Italia con la Juve, e con il corrispettivo ottenuto il Palmeiras comprò quindici calciatori, formando la prima accademia. Sarà uno dei primi tedeschi professionisti ad andar fuori dalla Germania Brülls, non il primo in assoluto: c’erano già stati campioni come Buhtz al Torino, Szymaniak all’Inter e nello stesso anno arrivò il grande Haller al Bologna.
Per Brülls e per il Modena nella stagione 1962-‘63 l’inizio fu da brividi e con la squadra penultima in classifica a novembre viene esonerato l’allenatore Malagoli per far posto all’esperto Frossi: c’è il cambio di passo, e i canarini ottengono un ottimo undicesimo posto con Albert che dopo aver trovato il primo gol col Venezia, in una gara persa per 4 a 1, tra marzo e maggio ne segna altri quattro. E sembra partire bene il Modena di Frossi nella stagione successiva, dando filo da torcere all’Inter futura campione d’Europa all’esordio e battendo la Juventus in casa col gol di Merighi, poi la squadra inizierà a balbettare e per Albert, dopo il gol alla Samp, arriverà anche un infortunio che ne limiterà l’impiego rispetto alla passata stagione.
Pur essendo un calciatore di caratura superiore, stabilmente in nazionale in quegli anni, seguirà gli emiliani in B, mettendo a segno anche due gol ma non riuscendo per un soffio a trovare la promozione in Serie A. E per la stagione successiva col mondiale in Inghilterra alle porte Albert sceglierà l’ambizioso Brescia di Ghidini, neopromosso in massima serie: per lui sarà un’ottima stagione alla corte di Renato Gei. Sei gol in campionato di cui uno, il terzo, in una delle gare probabilmente più memorabili delle Rondinelle in Serie A: il 4 a 0 rifilato alla Juventus il 26 dicembre del 1965.
E parte titolare nel mondiale inglese, giocando un’ottima gara d’esordio contro la Svizzera ma evidentemente non convincendo l’allenatore nello 0 a 0 contro l’Argentina: lo toglierà dallo scacchiere titolare non facendolo più giocare fino alla finale. Torna al Brescia, partecipando, senza segnare, alla nuova salvezza e giocando poi sempre meno nella stagione a guida Vicini, che coinciderà con la retrocessione delle rondinelle. Svernerà allo Young Boys in Svizzera, per poi far ritorno in Germania al Vfr Neuss come giocatore – allenatore. Un cancro l’ha portato via nel 2004, quando aveva 67 anni: ancora oggi viene considerato una delle leggende del Borussia Mönchengladbach, tanto da avere una strada dedicata nei pressi dello stadio.