A causa della loro storia coloniale condivisa, il Belgio e la Repubblica Democratica del Congo, un tempo Zaire, hanno sempre avuto un legame calcistico. I giocatori della RDC il più delle volte si trasferiscono in Belgio come primo passo nel calcio europeo, prima di passare ad altri campionati. Molti di coloro che giocano per la nazionale belga, come Romelu Lukaku e Vincent Kompany, avrebbero potuto giocare per la RDC per via delle loro origini.
Tuttavia, quando la Repubblica Democratica del Congo ottenne finalmente l’indipendenza dai colonizzatori belgi, non erano molti i paesi africani che esercitavano la loro attività nel calcio belga. Anche se diamo per scontato che oggi i calciatori africani si faranno un nome nel calcio europeo, negli anni ’60 e ’70 molti rimasero nei loro paesi per giocare nelle squadre nazionali più forti. Un giocatore che ha contrastato questa tendenza è stato Julien Kialunda.
Kialunda era un difensore centrale nato a Matadi il 24 aprile 1940. La città si trova all’estremità orientale del vasto paese, al confine con l’Angola e vicino all’Oceano Atlantico. Forse come presagio di ciò che sarebbe accaduto a Kialunda, la città aveva aree che prendevano il nome dalla capitale belga.
Tuttavia, è proprio nella capitale congolese che il difensore si è fatto un nome a livello nazionale. Prima dell’indipendenza, Kialunda era membro del Daring Club Leopoldville, l’allora nome della capitale che ora è conosciuta come Kinshasha. Nello stesso anno in cui il Congo ottenne l’indipendenza, il difensore centrale era in viaggio per il Belgio per approdare all’ Union Saint-Gilloise.
Prima del suo arrivo, il club aveva concluso la stagione 1959-‘60 al sesto posto e disputato la semifinale della Coppa delle Fiere. Nella sua prima annata con la nuova squadra, Kialunda finì 14esimo ed evitò per un soffio la retrocessione. Allora era molto diverso da quella squadra che prima della Seconda guerra mondiale aveva avuto un enorme successo, vincendo numerosi scudetti. Kialunda ha trascorso cinque anni con l’Union, aiutandolo a tornare nella massima serie dopo la retrocessione nel 1962-‘63. Chiaramente aveva impressionato i rivali cittadini dell’Anderlecht, che portarono il giocatore dall’altra parte della città nel 1965.
All’Anderlecht, Kialunda era una stella. Faceva parte della grande squadra degli anni ’60 che vinse tre titoli di fila. In otto stagioni con i Mauves ha vinto quattro scudetti, due Coppe del Belgio consecutive, una Coppa di lega e si è classificato secondo nella Coppa delle Fiere. L’Anderlecht perse complessivamente 4-3 contro l’Arsenal in finale, nonostante il vantaggio per il 3-1 all’andata: Kialunda era già molto rispettato dai media britannici. Nel 1968, durante uno scontro con il Manchester United, il Guardian parlò di come il difensore governasse la difesa dell’Anderlecht. Fuori dal campo, il giocatore ha condotto una vita movimentata. Era il proprietario di una discoteca nel quartiere Matonge di Bruxelles, conosciuta come Le Vatican. Il ritrovo notturno dal nome ironico era apparentemente popolare tra musicisti, diplomatici e altri sportivi. Di conseguenza fu soprannominato il Papa di Matonge.
In versione mauve
Molti si chiederanno perché Kialunda non faceva parte della famosa squadra dello Zaire della Coppa del Mondo del 1974. Nel suo libro intitolato “Zaire 74: The Rise and Fall of Mobutu’s Leopards”, l’autore Neil Andrews spiega dettagliatamente come l’allora presidente zairese Mobutu voleva che tutti i giocatori del suo paese giocassero a calcio in patria. Il dittatore ha fatto di tutto per garantire che ciò accadesse, con il paese che pagava le spese di trasferimento ai club per lasciare tornare i loro giocatori nello Zaire.
Tuttavia, l’Anderlecht non era disposto a prendere in considerazione l’idea di lasciare partire Kialunda, tanta era la sua importanza per la squadra. Il dominatore della difesa è stato quindi probabilmente uno dei primi giocatori ad essere intoccabile nel calcio mondiale. L’Anderlecht ha chiesto un compenso di 18 milioni di franchi, circa 400.000 euro attuali. Mobutu si calmò e permise a Kialunda di giocare per i Leopardi, tuttavia la sua carriera internazionale durò solo per la Coppa d’Africa del 1972. Lo Zaire aveva vinto il torneo nel 1968, ma nel 1970 non era riuscito a uscire dal girone.
Entrando in Camerun la squadra era una delle migliori in Africa, ma sfortunatamente per Kialunda non è riuscito a far parte di una squadra vincente. Dopo aver perso contro il Mali ai supplementari in semifinale, lo Zaire è stato messo a fil di spada dai padroni di casa perdendo 5-2. Non erano riusciti a vincere la medaglia di bronzo e con ciò la carriera da nazionale di Kialunda era finita.
Dopo anni di successi con i Mauves, Kialunda ha lasciato la piramide del calcio belga per passare all’ FC Leopold, dove ha concluso la sua carriera da giocatore. In un certo senso era giusto che il suo tempo nel calcio fosse terminato giocando per due squadre che condividevano lo stesso nome, un segno di quanto fosse cambiato a livello globale da quando aveva iniziato a giocare a calcio nell’allora colonia belga. Passa alla storia come uno dei giocatori congolesi di maggior successo e pluridecorati che abbiano mai esercitato la loro professione nel calcio belga.
Sulla stampa dell’epoca
Dopo la sua carriera da giocatore, il difensore ha vissuto un periodo alla guida della nazionale. Tuttavia, a questo punto la squadra era in disgrazia con Mobutu e non ricevette il sostegno che li aveva visti raggiungere le vertiginose vette della Coppa del Mondo nel 1974. Senza finanziamenti e sostegno, i Leopardi si avventurarono nel deserto del calcio africano e Kialunda non fu in grado di cambiare questo destino.
Purtroppo la sua vita finì tragicamente breve. Il difensore ritornò in Belgio negli anni ’80 dove morì a soli 47 anni in seguito a una malattia. Mobutu voleva che la salma di Kialunda fosse restituita allo Zaire, tuttavia l’Anderlecht è intervenuto e ha assicurato che il funerale, secondo i desideri dei figli del giocatori, fosse celebrato in Belgio. Il club era così in debito con la sua ex stella che era disposto a pagare le esequie.
L’influenza di Kialunda sul calcio belga dovrebbe certamente essere vista oggi nel numero di giocatori della RDC che hanno lasciato il paese per inseguire la celebrità del calcio in Belgio. È solo una delle tante storie affascinanti di un paese ricco di storia calcistica.
Mario Bocchio