Roberto Fontanarrosa è uno degli uomini che hanno segnato un prima e un dopo nella letteratura calcistica. “El Negro”, tifoso del Rosario Central, non ha avuto idea migliore che riportare agli annali la semifinale del Nacional del 1971 tra il “Canalla” e i Newell’s Old Boys, che si affrontarono in un unico match allo stadio del River. Nonostante siano passati 53 anni, il Clásico di Rosario è il più appassionato dell’intero Paese.
Per questo motivo “El Negro” ha portato all’immortalità la tensione che esisteva in città a causa dell’incrocio delle due squadre e cosa significava per entrambe la vittoria o la sconfitta. Nasce così il “Vecchio” Casale, un simpatico personaggio fanatico del Rosario Central che Fontanarrosa e i suoi amici rapiscono per portarlo allo stadio, poiché non aveva mai visto perdere un derby ed era proprio lui l’amuleto per ottenere il passaggio alla finale del torneo che poi il Rosario Central avrebbe vinto.
Per quanto riguarda la partita, è stata una gara intensa tra due club che avevano grandi squadre. Ma Aldo Pedro Poy ha fatto la differenza con un “palomita” che i tifosi hanno immortalato, al punto che ogni anno l’autore del gol ricrea quella giocata e i tifosi dei “Canallas” festeggiano la rete che ha permesso loro di raggiungere la gran finale e lasciare per strada il classico rivale.
l rito si celebra, religiosamente, ogni 19 dicembre: un tifoso – giocando a fare González – manda un cross ad Aldo Pedro Poy, che si tuffa e, di testa, manda la palla in rete. Il gol emblematico , la “palomita”, rievoca la vittoria del Rosario Central contro il Newell’s, nella semifinale del Nacional del 1971: ruppe le barriere del tempo. Anno dopo anno, i Canallas lo festeggiano con il loro eroe, uno degli eroi della squadra che poi vinse il titolo, il primo per un club dell’interno. Qualcosa che è diventato un rito e ha ispirato anche un racconto di Roberto Fontanarrosa.
Lo storico gol di Aldo Pedro Poy ispirò Fontanarrosa a scrivere la celebre storia del vecchio Casale, uno dei suoi racconti più emblematici e commoventi. 19 de diciembre de 1971.
La storia ha unito per sempre l’attaccante e lo scrittore in un testo.
“Ero un ammiratore fanatico del Negro. Lo conoscevo da tanti anni. Abitavamo nella stessa strada, ad Alberdi. Lo vedevo praticamente tutti i giorni quando passava davanti alla porta di casa mia con la sua Citroën. Era un ragazzo straordinario Quella immaginazione era geniale. Credo che, tra le storie del calcio, sia una delle più importanti della storia”, ha riconosciuto Poy.
Mario Bocchio