L’epilogo della stagione 1995-’96 non è stato ancora digerito, la retrocessione, in terza serie, brucia ancora. Sibilia, dopo tutto, non molla presa e, ai nastri della stagione 1996-’97, attua una campagna acquisti faraonica, con gli arrivi dei vari Guidoni, Radice, Giorgio, Menolascina e D’Ainzara. Dopo le prime amichevoli estive, però, i problemi, per Zoratti, sorgono inesorabilmente: l’Avellino è carente in zona gol. L’allenatore, salito nel ritiro di Bojano con quattro attaccanti (i soli Guidoni, D’Ainzara, Prisciandaro e il giovane De Palma), si trova “costretto” a chiedere un ulteriore sforzo a Sibilia, che, dopo avergli portato il tedesco Dittgen (bocciato, andrà l’anno dopo al Palermo), tenta la carta sudamericana. Lunedì 12 agosto, sbarca, in Italia, Leonardo Adrian Ricatti.
Le referenze sul puntero argentino sono buone: è un ariete d’area di rigore ma, a differenza dei classici centravanti, è uno cui piace muoversi, con il colpo testa il suo marchio di fabbrica, d’altronde, è stato l’ex Diaz a raccomandarlo a Sibilia. Ricatti: “Diaz mi ha parlato un gran bene di questa città e dell’ambiente che, ritengo, sia molto importante per ottenere buoni risultati”.
Classe 1970, madre di origine calabrese e moglie italiana, cresce nel San Lorenzo dove, dal 1988 al 1992, colleziona solo 7 presenze e un gol; nel 1992 si trasferisce in Cile, nelle file del Wanderers Santiago, dove chiude la stagione con all’attivo 15 reti. La buona stagione trascorsa in Cile gli spalanca le porte dell’Europa, nel 1993, infatti, viene ingaggiato dallo Slovan Bratislava, senza lasciare, però, il segno (solo 3 presenze). Nel 1994 ritorna in Sudamerica, ed esattamente in Ecuador, con la maglia del Deportivo Aucas, prima di ritornare nuovamente nel vecchio Continente tra le fila del Dukla Banskà Bystrica (6/0). Terminata l’esperienza Europea, nel 1995, ritorna in Argentina dividendosi tra Almirante Brown (serie A) e All Boys (serie B). Al suo arrivo in Irpinia non mancano i primi accostamenti. Per fisico e folta chioma assomiglia a Batistuta (entrambi nati ad Avellaneda): “La differenza tra me e Batistuta? Il conto in banca”; anche se il suo idolo è Abel Balbo: “M’ispiro a Balbo; lui è un gran campione, ed io cerco di fare il meglio per somigliargli”.
Appena sbarcato a Mercogliano, Sibilia gli si avvicina e, dopo averlo scrutato per bene, gli comunica subito di sfoltire la folta chioma: “Prima ti tagli i capelli, poi discutiamo di provini e ingaggi: all’Avellino non c’è stato mai posto per i capelloni. Hai 24 ore di tempo e solo perché il lunedì i parrucchieri sono chiusi”. Al Commenda, d’altronde, non gli sono mai piaciute le capigliature leonine, gli danno fastidio, lui preferisce lo “stile marines”; vecchio stampo, come Boniperti, anche lui contro i capelloni: “Una testa senza capelli è più leggera anche per il calcio”. Ricatti “incassa” il colpo, ma, pur di giocare in Italia, è disposto a sacrificare l’amata chioma: “Con il presidente non ho parlato tantissimo ma ho capito subito che ha un gran cuore: non vedo proprio come si potrebbe deluderlo. Penso che andremo d’accordo, naturalmente, se la cosa si farà. Non ho problemi a trasferirmi anche se lui mi ha detto di tagliarmi i capelli. Li taglio appena vengo ingaggiato”.
Una settimana di tempo, è questo il periodo per convincere Sibilia e Zoratti. Al primo allenamento, davanti a una cinquantina di tifosi, Ricatti non sfigura. Dopo le foto di rito (persino un’agenzia argentina chiede l’immagine dell’attaccante con la maglia biancoverde), Zoratti rimane cauto: “Voglio vederlo all’opera per l’intera partita, non abbiamo molto tempo per decidere del suo ingaggio. Ma il ragazzo si è già mosso bene in allenamento, ha segnato un gol e si è impegnato molto cercando di dimostrare tutte le sue qualità”. Nel test che vale l’ingaggio, però, Ricatti non brilla. Nel triangolare contro il Comprensorio Puteolano e la Casertana, l’argentino gioca entrambe le partite, senza incidere, facendosi notare solo per un paio di spunti interessanti. Sibilia: “Non posso esprimere un giudizio perché non ha avuto palloni giocabili”. E di palloni giocabili non ne avrà più.
Una volta bocciato rimarrà in Italia, trovando sistemazione nel Giulianova; soprannominato “Juary” dal tecnico Giorgini, si presenta così: “Farò 15 gol”. La stagione in Abruzzo termina con 11 presenze e una rete (il Giulianova arriverà ai play off), con toccata e fuga anche in Tunisia: “Una volta, al termine dell’allenamento, mi spoglio e vado a fare la doccia. Dallo spogliatoio sento delle grida: Sei pazzo? Come si fa a fare il bagno nudo, l’Islam non lo permette. Volevo andar via. Spesi tutti soldi. Parlai con il presidente, e mi disse che l’albergo l’aveva pagato lui ma, al momento di partire per l’aeroporto, mi fermarono dicendomi di saldare un debito di 700 dollari per le chiamate fatte in Argentina. Un’esperienza traumatica” . Tornò in Argentina, dove chiuse con il calcio “ad alto livello” per disputare tornei interstatali. Senza dimenticare che, l’incontro tra Ricatti e Sibilia, suscitò notevole risalto sui media locali, sportivi e non, che diedero tanta visibilità a quell’episodio. Leonardo Ricatti, l’attaccante fermato dal…..parrucchiere.
Ricatti è tornato a parlare di quell’incontro in esclusiva per Avellino-Calcio.it: “Recuerdo el primer encuentro con el presidente Sibilia”, con la frase: “Si no se corta el pelo aca no juega, y mi respuesta: si no firmamos el contrato no me lo corto”. Ha continuato nel dire che, per quello che rappresentava, Avellino è stata una bella sfida, ma, per una serie d’inconvenienti, l’affare non si fece. Ricorda, piacevolmente, l’esperienza di Giulianova : “Gente que llevo dentro de mi corazon”, finendo nel dire che il suo arrivo ad Avellino ebbe una grande ripercussione anche sui giornali argentini per via dell’incontro con Sibilia. Adios Leo.