Il 3 luglio 1977 allo stadio San Siro di Milano, si gioca l’ultima gara di una lunga stagione calcistica. In una calda serata estiva si trovano di fronte per la finale di Coppa Italia le due squadre della città meneghina.
Milan ed Inter reduci da un campionato anonimo hanno la possibilità di riscattarsi.
La gara é vinta dal Milan per 2 a 0, e assume anche altri aspetti importanti; segna infatti l’addio al calcio giocato di Sandro Mazzola bandiera per anni della sponda nerazzurra e l’ultima panchina di due icone del calcio milanese dei bei tempi andati : il “Paron” Nereo Rocco, chiamato in corsa a rianimare il diavolo e Beppe Chiappella , simbolo della Fiorentina sia come calciatore che come allenatore.
Chiappella é noto ad una parte degli sportivi pavesi per aver giocato a S. Cristina dopo essere sfollato da Milano in seguito ai bombardamenti e per aver militato nelle fila della Stradellina nell’immediato dopoguerra. La serata assume grande significato per il movimento calcistico pavese inoltre, perché come prologo al derby Inter-Milan è in programma la finale della Coppa Italia dilettanti tra Casteggio e Sangiuseppese di Sangiuseppe Vesuviano paese alle porte di Napoli.
La manifestazione istituita a partire dalla stagione 1966-‘67 si disputò ogni anno, fino all’annata 1980-‘81, tra le squadre partecipanti al campionato di Promozione, il massimo livello regionale di allora, di tutta la nazione.
Se è vero che la vittoria in campionato garantiva l’accesso alla serie D, è anche vero che le competizioni si fermavano a livello locale, mentre la Coppa dava la possibilità alle partecipanti di misurarsi in ambito nazionale: 256 squadre si presentarono ai nastri di partenza di quella stagione, che si rivelò poi indimenticabile per i colori gialloblù casteggiani.
La gara prese il via sul tardo pomeriggio nella gran calura di San Siro. L’evento aveva contagiato un pò tutti a Casteggio e oltre 1.500 tra tifosi, semplici appassionati e altri unitisi per l’occasione seguirono la squadra a Milano.
Dopo aver eliminato il forte Contarina in semifinale la domenica precedente, i gialloblù oltrepadani si presentarono all’appuntamento finale se non proprio favoriti, sicuramente consci di avere buone chances. Difatti sin fin dall’avvio la supremazia del Casteggio apparve netta, ben disposti in campo i giocatori di Filini fanno valere la loro superiorità tecnica e una migliore condizione fisica.
Nella prima frazione di gioco si contano tre clamorose occasioni da rete fallite di un soffio, da Rebecchi al 21’, Fratus al 33’, Gravellone al 43’ oltre al palo di Rebecchi in chiusura di tempo al 45’, si va al riposo sullo 0-0.
Alla ripresa del gioco il Casteggio continua a macinare gioco, e questa volta riesce anche a fare centro con Gravellone che incorna di testa, saltando più alto di tutti, una punizione a spiovere di Scodeggio.
La Sangiuseppese, fino a quel momento letargica, non ci sta e prova a reagire. Abbozza un forcing che costringe il Casteggio ad indietreggiare fino al limite dell’area dove, sotto il comando di un eccellente Cristina, si difende con ordine. La compagine napoletana è generosa nell’impegno ma non riesce a penetrare, Argentino sbaglia la conclusione al 63’, poi c’è un salvataggio in extremis di Carena al 77’, poco altro.
Al 79’ l’allenatore Filini inseriva il giovane Scotti per l’acciaccato e sfinito Rebecchi con l’intento di alleggerire la pressione dalla retroguardia. La mossa si rivelerà azzeccata, il nuovo entrato crea un paio di occasioni combinando con Scodeggio all’82 e al 87’ prima di chiudere i conti all’88’ dopo un’azione personale conclusa da un forte tiro diagonale da posizione angolata. Il gol giunge come una liberazione per i giocatori e i loro sostenitori, fino a quel momento in apprensione per l’esiguo vantaggio con la squadra sotto pressione. Il fischio finale dell’arbitro Betti sancisce il trionfo del Casteggio, una delle più gloriose compagini dilettantistiche del panorama pavese.
I giocatori esultano, si abbracciano la loro gioia è grande e tutti i componenti della panchina si riversano in campo trionfanti. mani del presidente federale Carraro e del presidente della Lega Dilettanti Artemio Franchi (futuro presidente UEFA), consegnano l’enorme coppa d’argento al capitano Cristiani che la alza al cielo in direzione dei supporters assiepati dietro la porta e continuano nel loro incessante Ca-steg-gio Ca-steg-gio che ha sorretto gli undici gialloblù durante tutta la gara e che si è ora trasformato in un coro vittorioso. Adesso è il tempo delle foto e del giro di campo della squadra che mostra la Coppa al pubblico milanese, valutabile adesso in quasi 50mila unità, che applaude con grande simpatia ai vincitori nell’attesa dell’evento maggiore. Una gioia grandissima.
Un’impresa epica, ormai avvolta nel velo mitizzante del tempo passato ma che riempì di orgoglio la cittadina oltrepadana, la sua società calcistica, dirigenti tecnici e calciatori, e la popolazione coinvolta in un’insolita avventura che si concluse vittoriosamente sul più prestigioso palcoscenico calcistico nazionale, oltre che naturalmente il movimento calcistico pavese, dilettantistico e non.