È diventato portiere per caso, ma poi si è dimostrato tanto abile tra i pali da arrivare in serie A con il Catania e conquistare due importanti riconoscimenti come miglior estremo difensore, oltre alla Coppa Italia dilettanti col Casteggio nel 1977. Parliamo di Pier Luigi Branduardi, pavese di Torre d’Isola, classe 1943.
“Ho iniziato a giocare come centravanti nei Boys Pavia, poi con il passaggio al Guinzano sono diventato portiere – ricorda – il titolare si era infortunato e non essendoci un sostituto hanno mandato me tra i pali. Me la sono cavata bene e così, da allora, ho sempre indossato la maglia diversa dai compagni di squadra. Dopo Guinzano sono passato al Vigevano, quindi al Catania, dove sono rimasto dal 1963 al 1967 sempre in serie A. Mi ricordo le partite contro le grandi, Juventus, Inter, Bologna, Roma, Napoli e il derby a Messina, si giocava ancora nel vecchio Celeste”.
Tante le soddisfazioni personali: “Ho fatto 20 presenze in campionato, diverse in Coppa Italia e in Coppa delle Alpi, dove sono stato eletto come miglior portiere nella stagione 1963-‘64 – spiega Branduardi – Arrivammo in finale dopo aver battuto il Servette e la Roma e pareggiato con il Biel nel girone. Purtroppo nell’atto conclusivo, a Berna, perdemmo 2-0 contro il Genoa, ma mi consolai con il premio individuale”.
“L’altro riconoscimento importante è stato il titolo di miglior portiere del Piemonte assegnato dal quotidiano ‘La Stampa’ di Torino, quando ho preceduto Felice Pulici”. Infatti, dopo la Sicilia, Branduardi gioca in serie B nel 1968 al Novara e dal 1969 al 1973 alla Pro Vercelli, con cui conquista una promozione in serie C.
La parte finale della carriera nelle categorie inferiori, dove si toglie un’altra grossa soddisfazione con la conquista della Coppa Italia dilettanti con il Casteggio: “Era stata una bella avventura – dice – Poi la finalissima in una cornice di pubblico incredibile, prima del derby Inter–Milan, finale di Coppa Italia, quella di serie A, del 1977, l’ultima partita di Sandro Mazzola. Di quella squadra ci sono ancora il sottoscritto, mister Filini, Rebecchi, Carena, Cristiani, Cristina; con alcuni di loro mi sento abitualmente”.
Il ruolo del portiere è molto cambiato: “Allora era un calcio ragionato, adesso è solo atletico e fisico. – sottolinea Branduardi – Anche i portieri sono cambiati. Eravamo alti tra l’1.75 e l’1.81, il più alto era Cudicini, un’eccezione. Adesso sono dei giganti, da 1,90 in su. Noi giocavamo molto in area di rigore e i preparatori ci allenavano nelle uscite alte, mentre ora il portiere è un libero aggiunto che va spesso alla terzi quarti campo”.