Gianni Rivera nasce il 18 agosto 1943 a Valle San Bartolomeo, dove dalla vicina Alessandria si sono rifugiati i suoi per sfuggire ai pesanti bombardamenti che in quei giorni stanno martoriando la zona.
Ad Alessandria trascorre l’infanzia, nella casa di via Pastrengo al numero uno.
“Una casa da povera gente in una via di povera gente. Una via snobbata, senza il pericolo che vi passassero automobili: una vera manna. Perchè cominciavamo in cortile, con i primi palleggi; poi sforavamo nella via, nel primo pomeriggio o all’imbrunire, dopo i compiti provvisori che ci venivano da maestri provvisori in una scuola provvisoria. Sentivo dire, intorno a me, che l’Italia era sulla strada della ricostruzione. Io, che sulla strada c’ero già, avevo rari momenti di ottimismo”.
In quell’Italia del dopoguerra, febbrilmente intenta a spazzare via le macerie del conflitto, Gianni cresce esile ma forte, perchè il carattere, forgiato tra le ristrettezze economiche, lo avvia a una precoce maturità. Il padre, Teresio, sgobba come meccanico e ammira le virtù del primogenito, in cui incoraggia la propria stessa passione del pallone, mentre la madre Edera lavora in casa e cresce i due figli (il secondo si chiama Mauro) congiungendo a fatica il pranzo con la cena.