Luiz Antônio da Costa, detto Müller, attaccante, è stato un giocatore brasiliano famoso negli anni ‘80 e ‘90. Uno dei grandi idoli della storia del San Paolo, ha avuto anche notevoli trascorsi nel Palmeiras, nel Cruzeiro e, anche se in misura minore, nel Santos. Ha vissuto anche tre momenti distinti in nazionale, due buoni e uno meno, riuscendo anche a vincere il titolo mondiale nel 1994 negli Usa. Ma andiamo con ordine.
Dopo un ottimo inizio di carriera al San Paolo, dove rimase tra il 1984 e il 1988, periodo impreziosito dal titolo campione del Brasile nel 1986 e dall’inserimento nella storica squadra “Menudos do Morumbi” (insieme a Silas, Cilinho, Pita, Sidney e Careca), Müller attirò l’attenzione del calcio italiano. Finì così per trattare con il Torino, che all’epoca programmava buone campagne acquisti, in un calcio italiano che rappresentava negli anni ’80 qualcosa di simile a quello che rappresenta oggi la Premier League: era l’Olimpo del calcio, l’apogeo del calcio mondiale.
Al Toro Müller ha fatto molto bene. Nella prima stagione ha segnato 11 gol in Serie A, è stato capocannoniere della squadra granata nella competizione, ma ha finito per non riuscire a evitare la retrocessione dei torinesi. Brilla però nelle partite importanti, soprattutto nell’incredibile vittoria contro un’Inter già campione d’Italia e primatista, partita dove Müller mette a segno uno dei due gol dei torinesi. Nella seconda stagione diventa nuovamente capocannoniere della squadra, che domina il campionato di Serie B. Tuttavia, nella stagione di ritorno in A, Müller è esausto, complice la complicata relazione con la bellissima Jussara, e finisce per lasciare la squadra nel corso del campionato. Sono state 75 le partite e 34 i gol per i granata, società dove è un idolo.
Dopo un altro ritorno al San Paolo, fa parte di una squadra stellare, forse la più grande nella storia del club, Müller finisce nel calcio giapponese, nel 1994, andando a giocare per il Kashiwa Reysol. Nonostante le critiche per il suo ingaggio, ritenuto eccessivo per una squadra appena approdata in prima divisione, il brasiliano colleziona prestazioni degne del suo passato nelle terre nipponiche, dove segna 18 reti in 24 partite. Lascia Kashiwa per tornare in Brasile, dove veste la casacca del Palmeiras, la squadra con l’attacco dei 100 gol.
Poi Müller ritorna di nuovo nel campionato italiano, nel 1997 andando a giocare nel Perugia. Questo è stato il trasferimento più anonimo dell’attaccante ad una squadra straniera. Con i Grifoni finisce infatti per giocare solo sei partite e non segnare nemmeno un gol. Sempre nel 1997, eccolo di nuovo in Brasile, nel Santos. Poi il Cruzeiro, il Corinthians e il São Caetano per chiudere con il calco di primo livello.
Nel 2004 annuncia il ritiro, ma il 6 febbraio 2015 decide di ritornare al calcio giocato a 49 anni con il Fernandopolis, club della quarta serie del Campionato Paulista, ma disputa un solo incontro, segnando peraltro un gol.
L’ex idolo granata ha avuto anche non pochi problemi finanziari per non aver saputo gestire la ricchezza del passato, tanto da essere addirittura costretto a dormire ospitato dalla madre di un ex compagno di squadra Pavao. Fallita anche l’esperienza da allenatore, è stato anche un predicatore. Parecchio colorito.
Mario Bocchio