Dopo aver conosciuto i più grandi stadi francesi e internazionali, l’ultimo prato su cui ha camminato Alexandre Villaplane è stato quello del Fort de Montrouge, ad Arcueil (Val-de-Marne). Fu lì che fu portato la mattina del 27 dicembre 1944, per essere giustiziato in compagnia dell’uomo di cui era uno degli scagnozzi: Henri Lafont, padrino della Gestapo francese. Dalla gloria alla vergogna, finisce così la carriera di una delle stelle del calcio francese degli anni ’20 e ’30.
Centrocampista con i colori del Sète, del Racing Club de Paris e del Nice, questo giocatore instancabile e combattivo ha indossato venti volte la maglia della squadra nazionale francese. Ancora meglio, all’apice della sua carriera, fu il capitano dei Bleus nella prima Coppa del Mondo, nel 1930, che si disputò in Uruguay. Resta il fatto che dopo questa breve epopea sudamericana dove la squadra francese fu eliminata al primo turno, il suo gusto per gli ippodromi e le bische ebbe il sopravvento sulla passione per il calcio. Il pubblico si sta progressivamente allontanando da un giocatore diventato irregolare e disinvolto, che un tempo si dilettava con gesti tecnici arditi.
Due primi piani di Villaplane calciatore
Tra traffici, corse truccate e truffe varie, il nome di Alexandre Villaplane scivola impercettibilmente dalla sezione sportiva a quella della cronaca giudiziaria. Dalla metà degli anni ’30, che segnò la fine della sua carriera, non la lasciò più. Da quel momento in poi, l’ex star si trasforma in un delinquente, è pronto a tutto per soldi e per salvarsi la pelle. Anche se significa indossare l’uniforme nazista e commettere il peggio del peggio.
Da questa sulfurea traiettoria la cui storia inizia in Algeria, dove Villaplane nacque nel 1905, fino alla sua caduta nell’ignominia, il magistrato Luc Briand ne ha tratto un libro affascinante. Nutrito di archivi e testimonianze giornalistiche e giudiziarie – tra cui quella di uno dei sopravvissuti all’estorsione che Villaplane effettuò nel 1944 nel Périgord – Le Brassard mette in luce una figura se non poco nota, almeno caduta nell’oblio. E con essa un’epoca fondamentale: quella degli anni ’20 e ’30, che vide prendere forma il calcio; sia a livello internazionale che nazionale. Così, nel 1932, insieme alla creazione di un campionato francese, gli organi di governo mettono fine a un male endemico: il “dilettantismo marrone” utilizzato dai club per attirare giocatori remunerandoli, in particolare attraverso lavori fittizi.
Alexandre Villaplane è uno di quelli che avrebbero potuto associare il proprio nome alle strade in Francia. La sua storia, bella com’era all’inizio, per certi versi è finita in modo molto più disastroso. Nato ad Algeri nel 1904, lasciò l’Algeria francese all’età di 14 anni per andare a vivere vicino a Sète con i suoi genitori. Arrivato nella metropoli, Alexandre aveva già trovato la sua attività sportiva preferita: il calcio. Sempre più popolare all’epoca. All’età di 12 anni, Villaplane giocava per il Gallia Sports d’Alger (GSA). Fondato dai coloni europei che vivevano lì nel 1908, il GSA era estremamente popolare durante il periodo della colonizzazione francese. Deve principalmente la sua notorietà alla sua sezione sportiva. Soprannominato “Les Coqs”, è stato il club di maggior successo nella Lega di Algeri.
Tre anni dopo il suo arrivo in Francia, Alexandre Villaplane è passato al Sète. Crescendo è riuscito a raggiungere un livello abbastanza alto da permettergli di giocare da titolare. Nel 1926, quando aveva 22 anni, era già un vero talento. Passarono tre anni e il nativo di Algeri continuò il suo percorso: nel 1929 lasciò il Nîmes – nel quale aveva militato dal 1927 – per trasferirsi al Racing Club de Paris, la sua carriera prese una direzione completamente diversa.
Grazie alla sua crescente notorietà, fu chiamato a partecipare alla prima Coppa del Mondo nella storia del calcio in Uruguay, nel 1930. Anzi, fu designato capitano della Francia. Villaplane era considerato un giocatore con “grande abilità, una sorprendente facilità di gioco”. Attraverso vari articoli dedicati alle sue partite, Miroir des sports ha chiarito che era un giocatore fisico, con un immancabile impegno sul campo. Ma mentre la sua popolarità esplodeva, la fine della sua carriera e gli anni che seguirono furono molto meno gloriosi.
Durante gli ultimi periodi della sua carriera calcistica, Alexandre Villaplane lasciò per la prima volta il Racing Club de Paris nel 1932 per andare all’ Antibes. Se ha avuto l’opportunità di partecipare al primissimo campionato professionistico in Francia, il suo nuovo club venne declassato, perchè accusato di aver corrotto i giocatori del Fives per conquistare la vittoria finale. Questa storia ha poi segnato l’inizio della discesa agli inferi di Villaplane. Alla fine della stagione 1932-‘33, vestì la maglia del Nice per provare, un anno dopo, a giocare per il club di Bordeaux Hispano-Bastidien. Tuttavia, venne arrestato per un caso di scommesse ippiche truccate e concluse così la sua carriera. L’Hispano-Bastidienne fu infatti costretto a rescindere il contratto.
Nel 1934, Alexandre Villaplane fu condannato a sei mesi di prigione. Per tutti gli anni ’30 passò gradualmente alla criminalità organizzata accumulando degenze nel carcere di La Santé. Nel 1940 entra nell’edificio di 93 rue Lauriston a Parigi, entra nel quartier generale della Gestapo francese e scopre, durante l’occupazione, il nuovo ruolo di collaborazionista con i nazisti. A capo di questo gruppo c’era Henri Lafont, che era stato anche lui in prigione. La presenza dell’esercito tedesco sul territorio francese fu per alcuni, tra cui Alexandre Villaplane, un’occasione per arricchirsi. Il suo nome non era più associato al mondo del calcio, ma piuttosto a quello delle truffe. La stampa sportiva lo aveva lentamente relegato alla cronaca giudiziaria. In Francia, i nazisti si interessarono rapidamente al mercato nero per trovare risorse che altrimenti non avrebbero potuto avere. Henri Lafont ne approfittò per stringere legami con loro, non per ideologia antisemita, ma soprattutto per avidità. Probabilmente Alexandre Villaplane aveva bisogno di saccheggiare e denunciare gli ebrei solo per fare fortuna.
Decise di lasciare Parigi per andare a Tolosa nel 1942. Il suo obiettivo era essere dimenticato per qualche tempo. Pochi mesi dopo, tornò nella capitale, ma non potè fare a meno di continuare i suoi affari. Venne quindi arrestato dalle SS per furto di pietre preziose, quindi imprigionato a Compiègne. Tuttavia, i suoi collegamenti con la Gestapo francese gli permisero di essere rilasciato rapidamente.
All’inizio del 1944, Henri Lafont decise di creare la Legione nordafricana. Questa brigata operava per conto della Germania nazista. Originario di Algeri, Alexandre Villaplane si unì naturalmente al gruppo e ottenne rapidamente il grado di ufficiale. Come tale, dovette affrontare la lotta alla resistenza interna con una delle cinque sezioni della Legione, composta da immigrati nordafricani. Il tutto con l’approvazione e l’appoggio dell’esercito tedesco. Questi atti gli valsero la promozione a Untersturmführer, sottotenente delle SS. Da calciatore esemplare a riconosciuto ufficiale nazista, passando per la criminalità organizzata, la discesa agli inferi di Alexandre Villaplane non si fermò qui.
Nel marzo 1944 gli fu ordinato di “ripulire” il Périgord fino all’agosto dello stesso anno. “Questa brigata nordafricana […], ha ucciso più di duecento persone in Dordogna, questi sono solo i cadaveri identificati. Stavano strappando i gioielli dai cadaveri e ho visto le loro tasche piene di anelli grondanti di sangue. Era il tenente Alex a comandarli, si pavoneggiava in uniforme tedesca, salutava con il braccio teso e attraversava Périgueux su una Citroën crivellata di proiettili; l’aveva rubata ai marchesi e se ne gloriava”. I suoi abusi lo resero famoso come assassino, mentre il suo passato di calciatore si affievolì. In Dordogna, la sua sezione provocò un regno di terrore, saccheggiando e massacrando la popolazione. L’11 giugno 1944, a Mussidan, furono giustiziati 52 ostaggi, di cui dieci da Alexandre Villaplane. La sua vita da truffatore per aumentare la sua fortuna sembrava allora molto lontana rispetto ai suoi nuovi atti criminali.
Il 24 agosto 1944, quando era appena stato naturalizzato tedesco dal regime nazista, Alexandre Villaplane fu arrestato a Parigi, poi condannato nel dicembre dello stesso anno alla pena capitale. Il 27 dicembre alle 10,15, l’ex capitano della Francia, che aveva partecipato alla prima Coppa del mondo nella storia del calcio, venne giustiziato a Fort de Montrouge per alto tradimento, omicidio, nonché per i suoi stretti rapporti con gli occupanti tedeschi. Il suo ex complice, Henri Lafont, era con lui.