Per il River Plate era stata una débâcle. I giocatori erano in sciopero da più di un mese. La squadra era in affanno, affondava sempre più e la classifica faceva temere per la retrocessione. Anche il modesto Andino ne aveva approfittato e aveva umiliato il River vincendo un’incredibile partita per il Torneo Nacional.
Nel club regnava il caos. L’allenatore José Varacka non riusciva a trovare la sua strada. E in mezzo a quel caos, i dirigenti andarono alla ricerca di un salvatore. Attraversarono il Rio de la Plata e sbarcarono in Uruguay. Volevano quel giovane magro con gli occhi da cerbiatto che abbagliava tutti con la maglia del Wanderers: Enzo Francescoli.
Il presidente dei Millonarios, Rafael Aragón Cabrera, è entrato in contatto con il suo omologo uruguaiano, Mateo Giri, che, per avviare la trattativa, mise sul tavolo un’offerta di 400.000 dollari da parte del Milan.
In Italia il ricordo di Juan Alberto Schiaffino era ancora vivo e il club milanese vedeva in Francescoli un successore di quell’uruguaiano che li aveva abbagliati con la sua magia.
“Il pass vale 600mila dollari”, ha detto in fretta e furia il presidente del Wanderers. Il River non aveva un peso, ma Aragón fece appello al suo potere negoziale offrendo $ 100.000 e due giocatori. Ovviamente l’offerta non mosse un solo capello a Mateo Giri.
Da quel momento iniziò un braccio di ferro tra le due squadre. A quei tempi era normale che i club uruguaiani dovessero convocare un’assemblea dei soci per decidere se vendere un calciatore. Questo è quello che era successo anche con il trasferimento di Cacho Silveira all’Independiente.
Al Wanderers si svolsero due assemblee per vedere se i soci fossero disposti alla cessione di Francescoli. Nel bel mezzo dei negoziati, le offerte dalla Colombia sembrarono complicare ulteriormente la questione. Ma alla fine, il 24 marzo 1983, il trasferimento fu chiuso a 310.000 dollari.
Fu così che Francescoli si recò a Buenos Aires dove c’erano vecchie conoscenze del Wanderers e della Nazionale. Per la firma del contratto, infatti, Enzo fu consigliato dal suo ex compagno di squadra Ariel Krasouski, all’epoca giocatore del Boca, e dal milionario Alberto Bica a una cena a cui partecipò Guillermo Cóppola, diventato famoso per il ruolo di agente di Maradona.
Tre giorni prima del debutto, il River Plate ha inviato una lettera all’AFA, la Federcalcio argentina, notificando l’accordo con il giocatore. Nella lettera, datata 21 aprile 1983, il tesoriere del River, Luis Ángel Rienzi, riportava la firma di Enzo.
Nella lettera, conservata dal Museo del River, si legge: “Ho il piacere di scrivervi per informarvi che il giorno della data il nostro club ha presentato l’accordo siglato con il Montevideo Wanderers Club dell’Uruguay, con il quale abbiamo acquisito a titolo definitivo dal suddetto club uruguaiano, il suo calciatore professionista Enzo Francescoli. Il pass è stato valutato in 310.000 dollari”.
Al fine di stabilire una base imponibile in valuta argentina peri i pagamenti che il River doveva effettuare all’AFA, venne decisa come chiusura delle operazioni il 20 aprile 1983. Cioè 73.000 pesos.
La prima partita di Francescoli nel River Plate
Il 24 aprile 1983, in una partita contro l’Huracán per il Nacional, Enzo Francescoli esordì con la maglia del River Plate. Quel pomeriggio, quando Enzo indossò il numero 10, i Millonarios vinsero 1-0 con un gol di Marcelo Bottari, al settimo minuto del primo tempo. L’arbitro Carlos Espósito annullò un gol di Francescoli per posizione di fuorigioco.
Il River Plate si schierò con Ubaldo Fillol; Eduardo Saporiti, Alberto Tarantini, Enrique Nieto e Jorge Garcia; Enzo Bulleti (46′ José Luis Zuttión), Américo Gallego e Enzo Francescoli; Alberto Bica, Raúl Chaparro e Emilio Comisso.
L’adattamento di Enzo al pianeta River non è stato facile. Come si diceva, la squadra era immersa in un’insolita lotta per evitare la retrocessione. In effetti, terminò due punti sopra l’ultimo in classifica, che era il Racing de Córdoba.
Il River si salvò dalla retrocessione perché quell’anno fu inaugurato l’impianto delle medie. Francescoli venne guardato con la coda dell’occhio. A peggiorare le cose, El Flaco vinse la Copa América del 1983 con la nazionale uruguaiana, fatto che portò la rivista El Gráfico a pubblicare un articol dal titolo: “Qual è il vero Francescoli? Fallimento in Argentina, idolo in Uruguay”.
Il giornalista Guillermo Nimo si espresse in televisione in questi termini: “Quanto ha pagato il River per Francescoli? Quello che dovrebbe pagare per giocare è lui”. E come se non bastasse, la tifoseria guardava l’uruguaiano con un atteggiamento sospettoso. Inoltre, lo stesso Enzo ha rivelato in un’intervista a El Gráfico nell’agosto 2008, che i tifosi in campo gli urlavano: “Corri, carne di piccione uruguaiano”.
Nel Nacional del 1984 il River Plate alzò la testa e dopo tante scaramucce Francescoli esplose calcisticamente. La squadra era guidata da Luis Cubilla e Aníbal Ruiz, fino all’arrivo di Bambino Héctor Veira che condusse il club alla memorabile stagione che si concluse con il River campione d’America e del mondo.
Quel corteggiamento che Francescoli e River iniziarono 40 anni fa, in mezzo a un clima ostile, con la squadra che lottava per evitare la retrocessione, e con grida di dolore dagli spalti, si concluse con un matrimonio dove si promisero fedeltà “finché morte non li separi”.