Un piccolo ritratto del basco Rafael Moreno Aranzadi, la cui facilità nel fare gol gli ha garantito un posto nella storia del campionato spagnolo.
Sono tante le cose al mondo che sono arrivate via mare, il calcio a Bilbao non ha fatto eccezione. I lavoratori inglesi arrivarono per promuovere la crescita della nascente e prospera industria mineraria. In mezzo all’infrastruttura degli altiforni e all’esportazione di ferro e acciaio in Gran Bretagna, gli inglesi introdussero il primo pallone, le prime scarpe bullonate e il nome Athletic per iniziare a identificare la prima squadra di calcio di Vizcaya, Biscaglia.
La terra dove oggi ha sede l’imponente Museo Guggenheim era conosciuta alla fine dell’800 come il campo degli inglesi, il luogo dove si tennero le prime partite, con squadre improvvisate composte per lo più da britannici e qualche giovane basco che proseguì gli studi in Inghilterra.
Agli albori del ‘900, un giovane leggero, abile, veloce e con un palleggio profondo iniziò ad affermarsi come la prima figura calcistica della regione; possedeva una grande capacità di eludere i rivali, la stessa che esibiva per eludere le lezioni all’Università di Deusto, dove il padre lo aveva iscritto senza successo alla facoltà di giurisprudenza.
Rafael Moreno Aranzadi era il nome di questo abile interno destro che si era fatto conoscere segnando un gol contro l’Athletic, difendendo la maglia del Bilbao FC; Il suo amore per il gioco contrastava con la tradizione di famiglia, dato che suo padre era stato sindaco della città e nelle sue vene scorreva sangue letterario: il grande Miguel de Unamuno era suo prozio.
A causa della sua bassa statura, il fratello Raimundo lo battezzò Pichichi, nome con cui nel 1911 iniziò a scrivere la sua storia con l’Athletic; dalla doppietta segnata contro il Real Madrid nei primi dieci minuti, passando per l’onore di essere il primo goleador dello stadio San Mamés a diventare il primo grande marcatore e idolo della comunità basca.
È stato altresì il primo giocatore a guadagnare uno stipendio, lo stesso che è svanito nelle feste che ha condiviso con i suoi compagni di squadra a La Palanca e nelle coppe di champagne al Salón Vizcay. Il suo carattere gioviale e irriverente lo portò a partecipare a una corrida in cui con un preciso affondo uccise la vacca che aveva precedentemente offerto ai suoi compagni di squadra dell’Athletic.
Una bella foto artistica di “Pichichi” senza benda
I suoi successi sono stati confermati da cinque tornei regionali e quattro Copas del Rey per l’Athletic, con un impressionante record di 83 gol in 89 partite. Senza essere al suo massimo livello, ha fatto parte della squadra spagnola che ha vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Anversa, in cui ha segnato il gol della vittoria contro l’Olanda, questo nonostante la sua intensità di gioco fosse diminuita; la sera prima aveva dato la sua forza a una cameriera d’albergo.
La sua morte prematura nel 1922, ebbe carattere mitico, non esiste una versione chiara dei fatti; alcuni attribuiscono che la sua dipartita, all’età di 29 anni, sia avvenuta per aver ingerito alcune ostriche avariate.
Come potrebbe essere altrimenti, un busto fu eretto in sua memoria nel 1926 e collocato in un sito preferenziale nel vecchio e moderno San Mamés. La sua immagine rimane testimone silenziosa delle gesta e delle disavventure dell’Athletic. Da allora, prima che una squadra metta piede su quel prato per la prima volta, deve presentare un’offerta floreale all’effige del cannoniere il cui soprannome contraddistingue il capocannoniere della Liga dal 1953.
Mario Bocchio