Aldo Cantarutti. Centravanti dal fisico possente (187cm, 83kg, negli anni Ottanta erano tanti), era una ex speranza del calcio italiano. Aveva giocato da titolare, al fianco di Galli, Beppe Baresi e Di Gennaro, i Mondiali U20 del 1977, ed era passato anche per la Under 21 di Vicini. Nella piena maturità, qualche anno dopo con l’Atalanta, avrebbe raggiunto anche una buona dimensione in serie A.
Quando però il suo Catania affronta il Milan, il Milan di Castagner, di Icardi e Luther Blissett, per capirci, Cantarutti è un centravanti in astinenza, e il Catania una squadra rassegnata. Tanto che, quando al 4’ Carotti infila Sorrentino dalla corta distanza sfruttando una sponda di flipper Damiani, a tutti sembra la solita storia.
Invece no, perchè stavolta il Catania non ci sta, e si getta avanti. Carnevale potrebbe pareggiare, ma sbaglia clamorosamente da un metro, ma al 38’ ci pensa Bilardi a ribadire in rete di testa una respinta di Piotti su conclusione di Cantarutti.
Nella ripresa è solo Catania fino all’episodio incriminato: siamo all’82’ e su un pallone che si alza a candela in area, Cantarutti fa valere la mole: si appoggia su Franz Baresi, stoppa di petto, palleggia due volte, alza la palla e coordina il suo corpaccione in rovesciata: gol incredibile, lo stadio esplode. Ma l’arbitro, Benedetti di Roma, protagonista di una direzione di gara mediocre, annulla, e francamente non si capisce perchè.
Non si fanno queste cose a otto minuti dalla fine: mentre i giocatori protestano, due tifosi etnei dotati di iniziativa, che i verbali dei carabinieri tramandano come tali D’Arrigo di Gravina e Sorbera di Acicatena, entrano in campo e provano a raggiungere l’arbitro, inseguiti a distanza dai carabinieri. Il primo viene subito ripreso, il secondo arriva a contatto col direttore di gara, prova a sferrargli una testata, che Benedetti evita di un soffio, quindi viene sommerso dalle forze dell’ordine. Si perdono due minuti, poi si ricomincia, ma dagli spalti viene giù di tutto: si parte coi prodotti tipici (arance e limoni), si prosegue con monetine, pietre, pezzi di seggiolino. Inevitabile il fuggi fuggi negli spogliatoi. In tribuna, il presidente del Milan, Gianni Rivera, viene contestato e costretto alla fuga da un facinoroso, che poi se la prende anche coi giornalisti. Grida: “Ci mandate sempre arbitri romani, questo è razzismo!”. Risulterà essere il vicequestore di Catania, Sapienza.
Per portare via l’arbitro (e il Milan) dagli spogliatoi, servono due camionette di carabinieri e un lancio di lacrimogeni a disperdere la folla. Il “Cibali” sarà squalificato per quattro giornate, l’arbitro Benedetti rassegnerà le dimissioni dai quadri federali il giorno successivo, e sarà poi chiamato a giudizio dalla denuncia di una signora che lo accuserà di truffa e comportamento lesivo verso il Catania calcio: si chiama Grazia Codiglione ed è la compagna del presidente Massimino. Dio li fa, e poi li accoppia.
Nessuno, in compenso, restituirà più ad Aldo Cantarutti il suo gol in rovesciata, nè lui ne segnerà mai più uno uguale. Un gol che fece sollevare un’intera città.
Ma Cantarutti non è solo Catania. Ad esempio è anche Atalanta. Ha infatti giocato dal 1985 al 1988 con la maglia nerazzurra della Dea e in 60 presente ha messo a segno 15 gol. Di questi, almeno quattro sono ben impressi nella mente di tutti i tifosi nerazzurri e ben tre sono arrivati proprio contro il Verona.
La maglia buttata e poi tornata in campo. Aldo Cantarutti, ripartiamo da quel giorno di fine marzo: una super tripletta e poi quella maglia buttata nel settore ospiti che venne subito restituita. “Mi ricordo perfettamente quel giorno. Quella maglia l’avevo buttata ai tifosi perché mi ero auto-cambiato. C’erano state delle piccole problematiche con Sonetti, avevo fatto questa scelta ma immediatamente mi dissero che non si potevano più fare sostituzioni perché le avevamo già finite. Ho dovuto chiedere ai tifosi di restituirmi la maglietta, mancavano ancora un po’ di minuti e sono riuscito a finire la gara: dopo il fischio finale, felice per la tripletta, regalai per davvero quel cimelio alla gente che ci aveva seguito. L’ho fatto quel giorno a Verona come lo feci poi a Lisbona, ragalando a quella squadra fantastica il superamento del turno in Coppa delle Coppe contro lo Sporting : tutte occasioni importanti”.
Quei tre gol. Una bella tripletta, tutti i gol sono arrivati in modo molto diverso. Ce li racconta? “Sono stati tutti e tre dei bei gol. Una giornata prolifica, molto soddisfacente dal punto di vista personale. In occasione del primo gol ho sfruttato un cross dalla fascia di Donadoni e ho segnato con una deviazione in anticipo sul mio marcatore, che era Fontolan. La seconda marcatura è arrivata con una bella mezza rovesciata al volo in area di rigore, la tripletta l’ho infilata con un colpo di testa che ha sorpreso Giuliani: il cross era di Prandelli, ho colpito talmente forte che pensavo di aver bucato la rete. È stata davvero una super domenica”.
Tratto da: “Quando i calciatori avevano facce da calciatori” e “Prima Bergamo”