Il 26 settembre 1969 è un giorno di profondo dolore per il calcio boliviano. La squadra The Strongest aveva giocato un torneo quadrangolare internazionale nella città di Santa Cruz e stava tornando a La Paz su un volo Lloyd Aéreo Boliviano.
Al torneo avevano preso parte il Cerro Porteño del Paraguay, l’ Oriente Petrolero, The Strongest e una selezione delle squadre di Santa Cruz. Gli aurinegros avevano giocato due partite, il 23 la prima contro i paraguaiani con una sconfitta per 0-3 e il 25 l’ultima gara contro la selezione, un’altra sconfitta per 0-4.
L’aereo, un quadrimotore DC-6B, numero di matricola CP698, è decollato dall’aeroporto “El Trompillo” quasi contemporaneamente a un altro vettore LAB diretto a Cochabamba. La grande richiesta di biglietti per la vicinanza del festival dipartimentale (24 settembre) spiega questo fatto. L’aereo pilotato dall’esperto capitano boliviano Teddy Scott Villa, si è presentato in vista all’aeroporto “J. Wilstermann” alle 15,30, mentre sorvolava Cochabamba.
Successivamente, inspiegabilmente, ha deviato dal suo percorso ed è entrato in un canyon nella catena montuosa di Tres Cruces. L’allarme si è diffuso all’aeroporto di El Alto quando non ci sono stati contatti con l’aereo e questo non è atterrata alle 16,05 come indicato dall’itinerario. L’aereo si è schiantato in un luogo chiamato ironicamente La Cancha, il tribunale, vicino alla miniera di Viloco con 74 persone a bordo (con l’equipaggio), compresa la squadra. Non c’erano sopravvissuti.
Venti atleti di grande valore morirono in quel fatidico giorno. I portieri Armando Angelacio Martínez (paraguaiano) e Orlando Cáceres Pinaya (paraguaiano); i difensori Jorge Tapia Albarracín, Oscar Flores Gorena, Juan Iriondo Angola, Miguel Angel Porta García (argentino), Julio Alberto Díaz Gutiérrez (nazionale argentino che aveva esordito in nazionale in luglio e agosto dello stesso anno) e Óscar Guzmán; i centrocampisti Germán Alcazar Saravia, Héctor Marcheti Peirano (Argentina), Hernán Andreta Mendoza (Argentina), Raúl Farfán Flores e Ernesto Villegas Gonzalez; gli attaccanti Osvaldo Franco Mancera (nazionalizzato argentino), Eduardo Agustín Arrigó Gonzalez (argentino), Diógenes Torrico Granadino e Fernando Durán Burgos, il direttore tecnico Eustaquio Ortuño Ortuño (ex portiere della nazionale), il massaggiatore e addetto alle attrezzature Felipe Aguilar Alvarado e il capo delegazione José Ayllón Guerra.
Accadde per caso che quello stesso giorno nel Paese avvenne un colpo di stato. Il generale Alfredo Ovando Candia rovesciò senza sangue il presidente Luis Adolfo Siles Salinas, che in quella data si trovava a Santa Cruz.
Era succeduto a René Barrientos nell’aprile di quell’anno, di cui era vicepresidente. La tragica morte di Barrientos in un incidente in elicottero a Cochabamba aveva portato Siles a governare, ma solo per cinque mesi.
L’incidente aereo ha lasciato The Strongest completamente distrutto. Il club ha dovuto lottare per la sua risurrezione. Fu allora che la sua forza e la grandezza della sua storia furono messe alla prova. Rafael Mendoza Castellón, in piena giovinezza e con il coraggio di affrontare un simile disastro, era il presidente del club. Mendoza ha costruito la sua leggenda partendo proprio dalla ricostruzione della squadra, diventando uno dei migliori presidenti di sempre e anche uno dei grandi dell’intera dirigenza calcistica boliviana.
Non va dimenticato il supporto speciale del Boca Juniors dall’Argentina guidato da Alberto J. Armando, che ha sostenuto The Strongest con una partita di beneficenza e con giocatori che hanno lasciato il segno come Víctor Hugo Romero “Romerito” e soprattutto Luis F. “Zorro” Bastida.
Il contributo degli xeneizes ha determinato un gemellaggio tra i due club che, per molti versi, rappresentano una base di tifosi e una filosofia molto simili in ciascuno dei due paesi.
Non si poteva nemmeno pensare a un vuoto di tale portata. The Strongest era ed è uno dei grandi del calcio boliviano e un punto di riferimento boliviano in Sud America. Nessuno ha risparmiato sforzi all’interno della nazione per collaborare con il club caduto in disgrazia, compreso il loro classico rivale Bolívar. Di conseguenza, non solo è stata ricreata una grande squadra, ma è sorta l’infrastruttura istituzionale del complesso di Achumani nel sud di La Paz, forse il più grande che qualsiasi club abbia mai realizzato in Bolivia. Fu scelta la testa di una tigre al posto del classico scudo per il nuovo stemma da portare cucito sul petto in quegli anni e divenne popolare anche il nome di Achumani Tiger per fare riferimento alla squadra.
È stata creata una squadra di transizione chiamata Strongest Symbol e su questa base è nata una delle migliori squadre aurinegre della storia.
La nuova compagine ha vinto campionati e ha partecipato alla Libertadores con stelle come Juan Américo Díaz, Mario Pariente, Nilton Pinto, i già citati Romero e Bastida, Luis Galarza, una figura storica indimenticabile come Rolando “Perro” Vargas, Isaac Maldonado e altri giocatori di valore.
Gli aurinegros ottennero con quel potenziale due volte il campionato di La Paz (1970-1971) e il secondo posto nazionale nel 1970. Parteciparono anche alla Libertadores del 1971.
Nonostante questa rinascita, tutti ricordano l’incidente di Viloco come la più grande tragedia del calcio boliviano e una delle più grandi del calcio internazionale, che va ad aggiungersi alle catastrofi vissute, a causa di incidenti aerei, da squadre come il Grande Torino (1948), il Manchester United (1958), il Green Cross del Cile (1961), l’Alianza Lima del Perù (1987), la nazionale dello Zambia (1993) e la brasiliana Chapecoense (2016).
Mario Bocchio
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