Il calcio piange Ilario Castagner, allenatore del Perugia dei miracoli, unica squadra ad aver disputato un campionato di serie A senza essere mai confitta (nel 1978-‘79 giunse seconda dietro al Milan).
Nato a Vittorio Veneto (Treviso) nel 1940, aveva giocato con le maglie di Reggiana, Legnano, Perugia, Prato e Rimini diventando poi allenatore dell’Atalanta dove restò dal 1969 al 1974 alla guida delle giovanili prima di andare ad allenare il Perugia del presidente Franco D’Attoma nel 1974 e realizzare con il club umbro il suo miracolo sportivo: prima la promozione in Serie A e poi il secondo posto nel 1978-‘79 con una stagione senza sconfitte conclusa a soli tre punti dal Milan del decimo scudetto.
Luciano Moggi lo volle poi nel 1980 alla Lazio, in serie B, dove rimase due anni senza centrare la promozione, venendo esonerato nel 1982. Passato al Milan, sempre in serie B, retrocesso dopo lo scandalo del totoscommesse, Castagner vinse il campionato e riportò i rossoneri nella massima serie. Non fu confermato e andò ad allenare l’altra milanese, l’Inter, dove resto per due anni.
Poi, sempre in serie A, divenne allenatore dell’Ascoli e, dopo tre anni, scese di categoria e allenò Pescara e Pisa in B. Nel 1993 tornò al Perugia, allora in serie C e lo guidò alla promozione in B. Esonerato l’anno successivo, tornò ancora alla guida del Perugia subentrando come quarto allenatore dopo Attilio Perotti (due volte) e Alberto Bigon e facendolo promuovere in serie A (dopo lo spareggio vinto ai rigori col Torino).
L’anno seguente, pur contribuendo alla crescita del giovane fantasista giapponese Hidetoshi Nakata, entra presto nuovamente in rotta con Gaucci e rassegna le dimissioni dopo venti giornate, decidendo di chiudere definitivamente la carriera di allenatore.
Torna nel club umbro dall’agosto 2005 all’ottobre 2006 quando ricopre la carica di direttore tecnico e presidente onorario del Perugia, club in fase di ricostruzione dopo il fallimento della gestione Gaucci, sotto la presidenza di Vincenzo Silvestrini. È stato anche un apprezzato commentatore televisivo, attività iniziata nei primi anni ’90 collaborando dapprima con Telemontecarlo e, in seguito, con Mediaset Premium e Rai Italia.
Nel 2018, in un’intervista, Castagner aveva spiegato la differenza tra calcio passato e moderno: “La più evidente è la velocità del gioco, che costringe i calciatori ad avere altrettanti fotogrammi veloci nella propria testa, per avere una visione globale dell’azione, a intuire un attimo prima dell’esecuzione la giocata giusta”.
L’annuncio della scomparsa è stato dato dal figlio Federico sui social: “Oggi se ne è andato il sorriso più bello del Calcio italiano. Ciao papà”.