Il suo cognome era inconfondibile. Proprio come il suo petto gonfio. Era uno dei pochi a sapere quanto pesasse il Mondiale. Ma un insolito incidente lo ha portato via quando aveva appena 43 anni. Questa è la storia dell’assurda morte di José Luis Cuciuffo, campione del mondo nel 1986.
In un evento tragico e inaspettato, in un giorno come oggi ma nel 2004, quell’indimenticabile difensore della nazionale argentina, campione del mondo in Messico nel 1986, perse la vita in un assurdo incidente. Un pozzo, un camion e una carabina, cospirati dal fato per consumare la sventura.
“Cuchu” era andato a caccia quell’11 dicembre 2004 a Bahía San Blas, a circa 80 chilometri da Carmen de Patagones, nel sud della provincia di Buenos Aires. La caccia era una delle sue grandi passioni e la condivideva con gli amici. Finché non si verificò quel fatale e sfortunato incidente.
Era con l’amico Oscar Alberto Beltramo nel campo “El Lucero”. Viaggiavano su una Chevrolet Blazer diretti al terreno di caccia, e mentre l’ex Boca percorreva terreni rurali, ha calpestato una vizcachera (trappola) che ha mosso bruscamente il mezzo e in quel momento la carabina calibro 22, che era appoggiata a terra tra i due sedili anteriori, con il beccuccio alzato, ha perso stabilità e, incredibilmente, ha sparato di scatto.
L’ex difensore, che nel 1986 era riuscito a ribaltare la decisione iniziale di Carlos Bilardo di non schierarlo, ha lottato finché ha potuto per la vita. Ma quel proiettile che ha colpito il suo addome è stato letale. Ferito gravemente, con il fegato distrutto e la pallottola conficcata nell’aorta, è stato portato al pronto soccorso di Bahía San Blas.
Le cronache dell’epoca spiegavano che si è cercato di rimediare alla grande quantità di sangue persa. E mentre veniva trasferito all’ospedale Pedro Ecay, a cento chilometri dal luogo dell’incidente, José Luis è morto.
La notizia ha sconvolto il mondo del calcio. Per molti amici e colleghi è stato difficile capire che il ragazzo che era “una guida”, come lo ricordava Héctor Enrique, non c’era più.
“Un giorno potremmo parlare di ‘Cuchu’, perché era un ragazzo spettacolare sotto tutti i punti di vista, un grande compagno di squadra, positivo al cento per cento. Era la gioia del calcio, lo dicevamo sempre… Ho ricordi fenomenali, era un compagno di squadra formidabile”, ha ricordato il compianto Tata Brown, autore del primo gol nella finale allo stadio Azteca. Un gol arrivato dopo un fallo fatto proprio a Cuciuffo.
Chi ricorda Cuciuffo lo fa ridendo. Era un ragazzo che aveva sempre un dispetto sincero da farti. Ma fu anche oggetto di scherzi da parte della rivista Humor, quando la redazione si sentì attratta dalla fonetica del suo cognome e iniziò a richiederlo alla Selección. Humour e Cuciuffo sono da sempre sinonimi. “Era un ragazzo che scherzava sempre, allegro, molto divertente”, ricorda Ricardo Bochini, con la sua voce lenta.
Cuciuffo era nato il 1 febbraio 1961 nella città di Córdoba. È iniziato nel club Huracán di quella provincia. Durante la sua carriera, è stato un difensore a tutto tondo che eccelleva in varie posizioni della difesa.
Dopo aver iniziato a giocare a calcio al Chaco For Ever, si è distinto anche al Talleres de Córdoba e poi al Vélez, dove le sue grandi prestazioni gli hanno permesso di essere convocato ai Mondiali del 1986, quando aveva appena giocato un’amichevole contro il Messico l’anno precedente. Lì, ha collezionato sei partite ed è ricordato per il suo eccezionale record da uomo a uomo contro l’italiano Alessandro Altobelli. In totale, ha giocato 21 partite con la nazionale.
Dopo la consacrazione in Messico, la sua carriera è proseguita al Boca (1987-1990), il Francia nel Nîmes Olympique (1990-1991) e nello Stade de Reims (1991-1992) e poi nuovamente in Argentina nel Belgrano de Córdoba, dove si è ritirato nel 1993. Si stava godendo la vita e la sua passione per la caccia quando, esattamente diciotto anni fa, perse la vita.
Mario Bocchio