Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 2001 in Inghilterra non c’è nessuno felice e, allo stesso tempo, disperato come Lawrie Sanchez. Il manager del Wycombe Wanderers, modesto club di League 2, ha appena portato i suoi ragazzi al massimo traguardo mai raggiunto dal club in FA Cup, i quarti di finale, ma per uno strano scherzo del destino è rimasto letteralmente senza reparto offensivo. I quattro attaccanti titolari sono tutti fuori per infortunio e Sam Parkin, l’autore del gol decisivo nella serie di calci di rigore contro il Wimbledon, ha finito il proprio periodo di prestito ed è tornato al Chelsea. Sanchez non sa letteralmente dove sbattere la testa. Il Wycombe è alla vigilia della partita più importante della propria storia pluricentenaria e lui non ha una sola punta di ruolo da poter schierare.
L’ex giocatore del Wimbledon, uno dei componenti della Crazy Gang insieme a tipetti come Vinnie Jones e Dennis Wise, decide a questo punto di chiamare personalmente alcuni attaccanti svincolati per sondare la loro disponibilità. Tra di essi ci sono anche Gianluca Vialli, ritiratosi da un anno ed esonerato solo pochi mesi prima dal Chelsea, e il grande Ian Wright, che però declinano l’offerta. All’ultima spiaggia, il manager decide di inserire un comunicato nel sito web della società, invitando qualunque attaccante libero (e senza presenze nella FA Cup in corso) a proporsi. Un giornalista lo legge e, incuriosito dalla storia, la pubblica sul Ceefax, il televideo inglese. Ed è proprio scorrendo le notizie del Ceefax che un procuratore si imbatte nella richiesta di aiuto di Sanchez. Guarda un po’, tra i suoi assistiti c’è un uomo che potrebbe fare proprio al caso del Wycombe, un centravanti che si trova senza contratto. Il suo nome è Roy Essandoh.
Essandoh è nato 25 anni prima a Belfast. A sette mesi si è spostato in Ghana, paese di origine dei genitori, per poi tornare in Irlanda del Nord a otto anni. Ha iniziato la propria carriera calcistica nel Motherwell, in Scozia, quindi ha giocato senza lasciare traccia con l’East Fife (ancora Scozia) e il St. Pölten austriaco; si è poi trasferito al JJK Jyväskylä, club di seconda divisione finlandese, ed è in questa terra dura e bellissima che ha trovato un po’ di stabilità. Una stagione a Jyväskylä, due al VPS di Vaasa in Veikkausliiga (la massima serie) e una solida reputazione come attaccante generoso e affidabile, anche se poco prolifico. Purtroppo alla fine del 2000 i problemi finanziari del VPS lo costringono a tornare nelle isole britanniche: un provino lungo un paio di partite col Rushden & Diamonds non va a buon fine, dunque a febbraio del 2001 Essandoh è senza squadra.
Il suo agente chiama Sanchez, che chiaramente non ha mai sentito nominare il giocatore. Il curriculum di Essandoh non è proprio esaltante, ma la situazione è così disperata da imporre al manager degli Wanderers di chiudere entrambi gli occhi e chiamarlo subito per un test con la squadra riserve. Il nordirlandese gioca decentemente, senza infamia e senza lode. Sanchez non è convintissimo, tuttavia nessun altro ha risposto al suo appello e la partita col Leicester City (club di Premier Division) si avvicina: non ha trovato un bomber nascosto di provincia, però come attaccante di scorta da portare almeno in panchina Roy va bene.
In Inghilterra i calciatori possono firmare contratti anche di brevissima durata, ed è così che a Essandoh viene proposto un contratto di due settimane (!), roba da agenzia interinale più che da Football League. Roy non ci pensa due volte e firma quel contratto da sottoproletariato calcistico, tanto povero economicamente quanto ricco di sogni e speranze. Lui, disoccupato fino a pochi giorni prima, calpesterà l’erba di uno stadio di massima serie in un quarto di finale del torneo più antico e affascinante del mondo. Una ricompensa che gli sembra più che sufficiente.
Sabato 10 marzo 2001, stadio Filbert Street, Leicester. Essandoh siede in panchina. Sanchez schiera una squadra infarcita di centrocampisti e mette una seconda punta, Clegg, come unico riferimento in attacco. La partita è dura e tirata, il Wycombe gioca come chi sa di non avere nulla da perdere e mette in difficoltà i più quotati avversari. Il primo tempo finisce 0-0. Al 50′ il capitano dei Wanderers, il difensore irlandese Paul McCarthy, riceve in area una punizione di Royce e segna l’1-0 di testa. Le Foxes non ci stanno e al 67′ Muzzy Izzet, bandiera e giocatore più talentuoso del club, pareggia per la gioia del pubblico. Dopo pochi minuti Sanchez decide di giocare la carta che ha tenuto nascosta fino a quel momento: fuori Clegg, dentro Essandoh. Gli ultimi minuti sono tiratissimi.
A 12′ dal termine Oakes del Leicester intercetta con un braccio in piena area un cross di Brown, ma l’arbitro sorvola; Sanchez, furioso, protesta troppo e viene espulso. Il manager scende le scale dello stadio e va a seguire il resto del match in una stanzetta dotata di televisore. Ed è lì che assiste al miracolo. Siamo al 90′ passato, injury time come dicono da quelle parti. Punizione da sinistra per il Wycombe.
Palla dentro, respinta della difesa, controcross sul secondo palo, sponda nel mezzo. Dal mucchio a centro area spunta una testa lucida color cioccolato, che svetta in mezzo a tutte le altre. Roy Essandoh colpisce con una splendida frustata: la torsione e l’impatto sono perfetti, la palla vola sotto la traversa, il portiere non può far nulla. 2-1 Wycombe. Semifinale.
Essandoh, incredulo, corre a braccia aperte verso i suoi tifosi, inseguito dai compagni che fino a un’ora prima non sapevano neppure chi fosse. Il telecronista quasi perde la proverbiale flemma inglese mentre grida: “Roy Essandoh! The man who has only a week-to-week contract! This is an incredible story!”.
Grazie a quel gol, il primo e l’ultimo segnato con la maglia del Wycombe, Essandoh si guadagnerà la conferma fino al termine della stagione e il diritto di disputare una semifinale di FA Cup di fronte al Liverpool (che vincerà 2-1 e andrà poi a prendersi la coppa contro l’Arsenal). Roy continuerà la propria carriera nelle serie minori, segnando con regolarità soprattutto al Bishop’s Stortford FC. Il gol al Leicester resterà l’unico segnato nella sua esperienza in Football League.
Se c’è stato un pomeriggio nel quale la classe operaia del calcio è andata in paradiso, è stato quello del 10 marzo del 2001. Il giorno in cui un semiprofessionista abbatè i milionari della Premier con un colpo di testa, realizzando il sogno di ogni giocatore amatoriale e regalandosi un piccolo pezzo d’immortalità. Perché, come disse il telecronista al termine del match, “remember the name: Roy Essandoh!”.
Fonte Minuto Settantotto