Il 15 maggio 1910 rappresenta una data storica per il calcio italiano, allorché venne disputata la prima partita della Nazionale (6-2 alla Francia). Mattatore della partita fu Pietro Lana, giovane mezzala del Milan, autore di una tripletta. Ma al di là delle tre reti realizzate, Lana è finito negli annali per essere stato il primo storico marcatore degli Azzurri – quel giorno in maglia bianca, l’azzurro non era stato ancora adottato come “colore ufficiale”: un suo gol, realizzato al 10′ del primo tempo, sbloccò l’incontro contro i transalpini e aprì le danze della goleada.
Pietro era nato a Milano nel 1889. Piccoletto e brevilineo, era stato soprannominato Fantaccino per il fisico minuto. Era rapido e sfuggente, ma – com ci racconta Simone Galli – possedeva anche un ottimo bagaglio tecnico, che spesso gli consentiva di mettere in difficoltà le arcigne retroguardie avversarie. Era il classico calciatore spettacolare, i cui numeri non potevano lasciare indifferente la platea. Un rifinitore, più che un finalizzatore, che amava dribblare e mettere i compagni nelle migliori condizioni per segnare.
Inizialmente vestì la maglia del Milan, ma poi se ne andò e fu uno dei dissidenti che fondarono l’Inter. Si pentì della scelta, tant’è che fece rientro quasi immediato alla base rossonera. Erano tempi in cui calciatori e dirigenti avevano la possibilità di fondare nuove società con estrema facilità, ignari che queste nuove compagini sarebbero diventate tra le più importanti del panorama calcistico nazionale. Proprio contro i neonati cugini esordì in campionato il 10 gennaio 1909. Come accennato prima, non fu mai un grande realizzatore, tanto che nelle 51 presenze con la maglia del Milan realizzò “solo” 18 reti. Ecco perché la tripletta in Nazionale assunse i contorni dell’impresa.
Ma restò una gemma solitaria, una goccia nell’oceano. Dopo quell’esordio trionfale, Lana collezionò solo un’altra presenza in Nazionale, nella debacle con l’Ungheria (6-1).
Continuò a giocare a calcio, ma venne frenato dal periodo storico in cui stava vivendo. Il primo conflitto mondiale tarpò le ali di Fantaccino, che concluse ufficialmente la sua carriera calcistica nel 1917, con la maglia del Brescia.
Del resto della sua vita si sa ben poco. Sviluppò una grandissima passione per l’alpinismo e probabilmente ne fece quasi un lavoro. Morì a Milano, la città che lo aveva visto nascere e crescere, nel 1950.
Fonte Mondo Sportivo