Se mai un momento ha definito la gioia e la frustrazione del calcio scozzese, questo è stato probabilmente il gol della Coppa del Mondo di Archie Gemmill contro l’Olanda. “Quel” gol, al sessantottesimo minuto dell’ultima partita del Gruppo 4 giocata a Mendoza, in Argentina, l’11 giugno 1978.
A quel punto, dopo tutto il clamore e l’euforia per essere approdata alla Coppa del Mondo, la Scozia di MacLeod aveva disputato un torneo molto deludente: sconfitta contro un Perù sottovalutato, una prestazione inetta, poi il pareggio contro i pesciolini del gruppo, l’Iran. Poi è toccato affrontare i secondi classificati della Coppa del Mondo 1974. L’Olanda era senza Cruyff, ma era comunque una squadra fantastica.
Gli scozzesi sono andati subito in difficoltà, subendo un rigore nei primi trentaquattro minuti, ma Dalglish ha stretto le fila con Joe Jordan e ha pareggiato poco prima dell’intervallo. Non molto tempo dopo l’inizio del secondo tempo, Graeme Souness è stato impacchettato nell’area. Gemmill si è fatto avanti per segnare il calcio di rigore e la Scozia è andata in vantaggio.
Venti minuti dopo è di nuovo il momento di Gemmill; ha preso una palla vagante a destra dell’area, ha evitato un affondo di Wim Jansen e un recupero altrettanto disperato di Ruud Krol, ha fatto scivolare la palla sotto Jan Poortvliet mentre Wim Suurbier guardava inebetito. Si è quindi trovato davanti solo il portiere Jan Jongbloed e lo ha puntato dall’angolo dell’area delle sei yarde. Jongbloed è avanzato, e con il suo piede sinistro Gemmill ha sollevato la palla con precisione in porta.
È stato un momento sublime; abilità, visione, equilibrio, velocità, atletismo, determinazione tutto contro una grande difesa, mandando in subbuglio tutta la Scozia. Con un gol in più, la Scozia avrebbe potuto rimanere nella competizione, senza subirne, però.
Archie si mise in luce nelle fila del St. Mirren, l’antichissima squadra della sua città; il passaggio al dorato mondo del calcio inglese avvenne nel 1967, direzione Preston North End. Qui giocò tre stagioni eccellenti e quando si trovò in scadenza di contratto decise di fare il grande salto. L’Everton campione in carica gli mise gli occhi addosso, ma un giovane tecnico di nome Brian Clough lo andò a trovare per convincerlo a trasferirsi al ben meno quotato Derby County. Gemmill gli rispose picche, ma Clough non mollò. Disse di non sapere dove pernottare e la moglie del centrocampista, per evitargli una notte in auto, lo invitò a restare nella stanza degli ospiti. La mattina dopo, tra pudding e uova al bacon, Archie Gemmill firmò il contratto che lo legava al Derby.
Si trattò della svolta, sia per il giocatore che per il club. Nel 1971-‘72 vinse un incredibile campionato e l’anno dopo il Derby sfiorò la finale di Coppa dei Campioni, fermato dalla Juventus. Nell’occasione Gemmill accusò le squadre italiane di tramare in maniera losca, ma vabbè. Nel 1975 Archie divenne capitano e vinse il secondo (e finora ultimo) titolo con la casacca degli Arieti. Quando Clough andò sulla panchina del Nottingham Forest lui lo seguì: al massimo della condizione fisica e della maturità tecnica, vinse subito un altro campionato inglese.
Archie Gemmill ha vinto anche la Coppa dei Campioni, sempre con il Forest. Ma quasi tutte le fotografie non fanno riferimento al calcio giocato nelle squadre di club, ma lo immortalano in quel momento a Mendoza. Lui aveva l’aspetto dell’antidivo: piccolo, tarchiato, mezzo calvo e con la faccia perennemente contratta in smorfie grottesche.
Ovviamente, essendo la Scozia, la Tartan Army ha sprecato i due gol di vantaggio solo tre minuti dopo il tiro di Gemmill: l’abilità nel tiro di Johnny Rep, da fuori dall’area, è stata letale per il portiere Rough. Alla fine la Scozia ha vinto 3-2 contro una squadra che, per un palo negli ultimi secondi della finale contro i padroni di casa dell’Argentina, sarebbe stata campione del mondo solo due settimane dopo.
È stato più dibattuto: qual è stato il più grande momento di sempre della Scozia? Queste valutazioni sono sempre soggettive e tendono ad essere influenzate dall’età dei dibattiti. Il gol di James McFadden a Parigi è spesso citato dai fan più giovani.
Le persone di una certa età, tuttavia, che possono ricordare gli alti e bassi delle avventure calcistiche internazionali della Scozia dagli anni ’60 agli anni ’80 e oltre, tendono a rievocare quella speranza, gioiosa: quel gol segnato a settemile miglia da casa, da un giocatore brillante, un ragazzo di Paisley.
Trainspotting l’abbiamo visto tutti ed è pieno di riferimenti al calcio scozzese. In una delle scene più celebri, Rent finisce a casa di una ragazzina disinibita – fin troppo giovane, come scoprirà in seguito – e alla fine dell’amplesso esclama una frase inequivocabile: “Non mi sentivo così da quando Archie Gemmill segnò contro i Paesi Bassi nel ’78!”.
Mario Bocchio