Il capolavoro sarebbe il secondo gol, quello splendido di “Tatanka Hubner” che garantisce la vittoria al Piacenza: 2 a 1 a Brescia contro le rondinelle. Ma il primo gol ha il sapore dei sogni, però di quelli che continuano anche se ormai si ha la consapevolezza siano svaniti, che presto ci si deve svegliare. Non che sia brutto il gol messo a segno esattamente 20 anni fa da Johnnier Montaño: un inserimento fulmineo a dettare il passaggio oltre la difesa e un dribbling sul portiere con la palla depositata in porta.
Brutto no, ma malinconico: una promessa tradita cui ci si aggrappa ancora ma senza crederci troppo. Già: non che fosse vecchio Johnnier all’epoca, solo 19 anni e tutta una carriera davanti. In teoria. In pratica il meglio era alle spalle, e l’avevano capito tutti.
Quel ragazzino in maglia del Piacenza infatti – come racconta Cristiano Vella – era passato già per l’etichetta del privilegiato, anzi, scappato più che passato. Ragazzino turbolento Johnnier, nato nel 1983 e cresciuto da orfano di padre e madre tra le strade non proprio facili di Cali, in Colombia. Ha un dono quel ragazzino: gioca a pallone bene, ma proprio tanto bene. Ha un sinistro che è velluto, è velocissimo e ha anche un fisico che gli consente di reggere gli urti dei difensori avversari. L’America Cali lo toglie dalla strada, il Quilmes in Argentina capisce di trovarsi tra le mani materiale di pregio e a 15 anni in cambio di pochi soldi lo porta in maglia biancoblù. L’impatto è devastante: gioca 7 volte ma mette a segno 3 gol mandando ai matti gli scafati (e tutt’altro che teneri) difensori argentini.
La Colombia lo convoca prima al Torneo di Tolone con l’Under 20, poi in nazionale maggiore per la Copa América in Paraguay: il ragazzino contro l’Argentina, subentrato, ha la brillante idea di portare palla, prendere la mira e dalla trequarti sparare un pallone che si infila nell’angolino alle spalle del “Mono” Burgos in una partita vinta 3 a 0 dai cafeteros, la stessa in cui Martin Palermo sbaglierà 3 rigori.
È una stella e il Parma è lesto ad accaparrarsela. Ha 16 anni e davanti fuoriclasse assoluti: Montaño in allenamento mette in difficoltà gente come Cannavaro e Thuram, che se lo coccolano e gli affibbiano anche il soprannome di “Ciro” (inutile precisare chi tra i due abbia scelto il nomignolo) per la manifesta “scugnizzeria”. Ma 16 anni sono troppo pochi: viene mandato in Primavera per poi essere aggregato in prima squadra nell’estate successiva. Resta comunque un ragazzino, un ragazzino che fa cose tipo prendere un pallone al volo e da quaranta metri, senza fargli toccare terra, sparare un missile nel sette contro il Psv, in Coppa Uefa.
Ciò tra una fuga e l’altra in Colombia: col Parma era capitato che prendesse un aereo senza dire nulla per tornare a Cali; col Verona, dove andrà in prestito, andrà anche peggio. Alla corte di Malesani Johnnier gioca poco, e dopo il rompete le righe natalizio torna in Colombia facendo perdere le proprie tracce: il Verona informa il Parma, proprietario del cartellino, e Sacchi (all’epoca direttore tecnico dei ducali) spedisce due dirigenti a Cali per ritrovare il ragazzo.
L’avventura sarà di quelle rocambolesche: la prima volta sarà trovato in un’officina ad oscurare i vetri dell’auto. “Devi tornare” gli dicono. E lui accetta: “Il tempo di fare i bagagli” e scappa di nuovo. Lo ritrovano a casa di una ragazza e stavolta è “il tempo di rivestirmi” ma scappa sui tetti: i dirigenti lo seguono tra antenne e lamiere salvo trovarsi un tizio “armato di un pistolone” che suggerisce di farli desistere dall’inseguimento.
La chiave di volta è tornare a casa della ragazza e sequestrargli le carte di credito. Funziona: Montaño torna e di forza viene riportato in Italia. Non giocherà più, andrà a Piacenza: l’inizio è il gol al Brescia all’esordio e una coppia niente male con Hubner, poi però si appanna… e arrivate le vacanze natalizie… scappa.
Al Garilli viene esposto uno striscione “Montaño resta dove sei”, ma stavolta nessuno va a riprenderlo e a sorpresa Montaño ricompare da solo… il 20 gennaio, ma ricompare.
Gli ultras gli ridanno il benvenuto inseguendolo e minacciandolo: lì non può più restare, torna al Parma che però ormai ha compreso che quell’investimento è destinato a rimanere infruttuoso. Sarà spedito in prestito in Sudamerica fino alla scadenza del contratto, nel 2005, per poi proseguire una carriera non esaltante tra Qatar, Turchia e soprattutto Perù, che è durata fino allo scorso anno. E ha un figlio: Johnnier Junior, che ha l’etichetta del fenomeno: he ha esordito in campionato a soli 16 anni ed è stato preso dall’Huesca, in Spagna, sperando che abbia preso dal papà l’abilità di scappare, solo ai difensori avversari però.
Fonte Il Fatto Quotidiano