Troppo avanti per una Nazione arretrata. Troppo affamato per fare la fila di ore al mercato, per un pollo che al massimo poteva pesare due etti. Troppo aperto per chi era stato fabbricato dallo Stato per giocare a calcio ma percorrere di corsa un campo. Troppo libero per indossare la maglia a righe giallorosse piccole e strette del Catanzaro. Viorel Nastase senza il calcio non sarebbe mai riuscito a scappare dal regime di Ceausescu in Romania, quello che aveva distrutto chiese e altri luoghi di culto, sostituendosi a Dio, negando così la possibilità a chiunque altro di ergersi, se non a mito, almeno di sedersi alla sua destra in quanto a popolarità e riconoscimento. Nastase se lo sarebbe meritato.
Nato a Bucarest nell’ottobre del 1953, l’attaccante era un predestinato. Nemmeno maggiorenne esordì nel massimo campionato e a diciotto anni nella selezione rumena. Per diventare una stella della Steaua ci volle niente, soprattutto quando nelle coppe europee si prese la ribalta segnando al Barcellona al Camp Nou.
Quasi 80 reti in otto anni che per Viorel bastarono come lancio per scappare dalla Romania. Nell’ottobre del ’79 si giocò una partita di Coppa delle Coppe in trasferta contro lo Young Boys. Nastase giocò regolarmente e poi decise di scappare. Una fuga ragionata, programmata in segreto e che mise in allarme la dirigenza che nel post gara sul pullman fece un appello a cui l’attaccante non rispose presente. Volatilizzato.
Si ripresentò una manciata di giorni dopo a Berna chiedendo asilo politico alla Svizzera. Il giocatore voleva cambiare vita. Andare in giro per l’Europa e prendere morsi di quotidianità occidentale non gli bastava più. Nastase fu costretto a restare fermo col calcio almeno un anno e così come scomparse, riapparve nel 1980 in Bundesliga, dove trovò un accordo col Monaco 1860.
Era ormai una punta matura che si trovò a fare da chioccia ad un giovanissimo e promettente Rudi Voller. In una stagione mise a segno una quindicina di reti che tuttavia non servirono a salvare la squadra dalla retrocessione. In realtà non misero nemmeno in salvo un rapporto con lo staff e la dirigenza tedesca mai sereno.
Il direttore sportivo dei biancazzurri Kappelmann ebbe solo parole al veleno per ogni club che corteggiava Nastase: sì, attaccante di talento ma lontanissimo dall’essere un professionista vero.
Alcol, la relazione con una bellissima assicuratrice di Monaco e le numerose amanti collezionate a iosa, prima e dopo la separazione dalla moglie avvenuta nel ’77.
Foto a fianco: dopo un gol segnato sempre con il Monaco 1860
Intanto, a diversi chilometri di distanza, c’era una piazza che tremava di rabbia contro il suo presidente Adriano Merlo. Dopo sette anni e settanta reti, il Catanzaro dovette privarsi del suo miglior attaccante, Massimo Palanca, ceduto al Napoli. Un dolore troppo bruciante per la tifoseria giallorossa che andava spento con una punta di spessore: Viorel Nastase. Merlo pagò al Monaco circa 400 milioni di lire e in Italia arrivò così il primo rumeno della Serie A. Il patron fu però avvertito dal diesse Kappelmann sulla scarsa serietà del giocatore ma non lo ascoltò, convinto di aver fatto l’acquisto giusto.
Viorel non sapeva una parola d’italiano ma dichiarò rabbiosamente a proposito delle malelingue: “A quell’animale di Kappelmann risponderò ogni lunedì mandando il giornale con le notizie dei miei gol. Ciao bestia – scriverò – firmato Viorel Nastase”.
Nel precampionato i presupposti per una grande stagione c’erano tutti: il rumeno era concentrato, in ottima forma e tanto motivato. Le prime giornate furono prive di reti ma non di buone prestazioni. Nastase si sbloccò a Como e, sempre a Como, assaggiò il metodo difensivo italiano di Silvano Fontolan: un fallo che comportò la frattura della tibia. Il tutto era ampiamente evitabile se solo il rumeno avesse avuto l’abitudine di giocare con i parastinchi ma anche sotto questo aspetto era un ribelle coi calzettoni scesi e pigri all’altezza delle caviglie. Per il Catanzaro fu una bella tegola in testa perché a sostituire Nastase doveva pensarci Edi Bivi, l’ex garzone di una panetteria a Lignano Sabbiadoro. Il giovane attaccante era stato mandato via da Firenze a causa di una non risolta storia d’amore. A sorpresa il ragazzo firmò una dozzina di reti con tanti saluti allo straniero perché nel frattempo non è che Nastase rispettasse fedelmente la tabella di marcia per il recupero dall’infortunio.
Improvvisamente Catanzaro divenne una città “da bere” in tutti i sensi. Viorel si dedicò all’alcol, aveva smesso di attaccarsi al telefono con madre e figlia a Bucarest durante la sua solitudine, frequentava donne e discoteche. Bruno Pace, il mister, cominciò a pedinarlo e quando furono visti entrambi la notte in una discoteca scoppiò il caos (“Mi avevano avvertito che era ubriaco in discoteca – raccontò il tecnico – Andai subito a controllare e lo trovai sotto il tavolo, sfatto. Mi offrì da bere. Scrissero sul giornale che ero andato anch’io a bere e scoppiò un casino indicibile”). Nemmeno il giocatore la prese bene perché sosteneva che da quei locali lui era entrato e uscito solo per dare un’occhiata, nulla più. Tuttavia era sempre più pesante e faticosa la sua riabilitazione. La squadra giallorossa chiuse settima in classifica e patron Merlo continuò a dare credito al rumeno per un altro paio di anni che si riveleranno fallimentari. In campo non fu più lui fiaccato da una vita non più professionale, Bivi ormai gli aveva preso la maglia da titolare.
L’annata terminò con la retrocessione dei giallorossi e Viorel che mise insieme otto presenze e una rete all’Avellino. Nonostante tutto si ripartì con lui anche in B, una serie minore nella quale Nastase avrebbe potuto tornare a brillare. La punta divenne invece un problema in più per una squadra che aveva iniziato a scendere la china e condannarsi in C1.Come con lo Steaua, Viorel, nel febbraio del 1984 decise di scappare da Catanzaro. Almeno per qualche ora la dirigenza lo cercò a poi decise di lasciarlo correre via, in fondo il giocatore era inutile alla causa e se era scomparso meglio, non avrebbero dovuto corrispondergli lo stipendio secondo contratto che sarebbe scaduto a giugno.
Sta di fatto che il rumeno si volatilizzò ancora e di lui si persero le tracce per almeno dieci anni. Un lasso di tempo nel quale ne sono state dette di ogni: che era nascosto in Argentina o forse Svizzera, che aveva aperto dei locali a luci rosse. Si sosteneva anche che fosse rientrato a Bucarest e arrestato per truffa aggravata. Nastase riapparse nel 2005 nelle vesti di allenatore di un club rumeno di terza divisione. In verità di lui non si sa nulla di certo. Ogni tanto le testate nazionali intervistano qualche ex compagno di squadra della Steaua che arricchisce il bagaglio di difetti di Nastase che sarebbe stato un cleptomane che rubava nello spogliatoi ciò che trovava nelle giacche dei colleghi.