C’è un genere narrativo bellissimo che in Italia si sta facendo strada anche grazie ai social: Urbex si chiama. Esplorazioni urbane, che portano a narrazioni per lo più fotografiche che a volte lasciano a bocca aperta: case, strutture industriali, ex alberghi o ospedali dove il tempo si è fermato (quando i vandali non sono ancora arrivati). Calendari fermi agli anni 80 o giù di lì, in credenza bibite o scatolame dalle confezioni stupendamente vintage e così i giochi nella stanze dei bimbi. Ecco, Il Nobile Calcio a volte ha tutto l’aspetto di un’esplorazione urbana che restituisce l’immagine di un calcio che non c’è più.
Di un calcio dove la provincia è protagonista e bella e non un fardello da seppellire a colpi di Super Leghe, di un calcio di calzettoni abbassati in spregio delle botte che pur si sapeva sarebbero arrivate copiose e forti, dove il cartellino giallo sventolava in caso di tentato omicidio e se lo chiedevi per il tuo avversario il tentativo si sarebbe fatto più concreto poi. Un calcio col Catanzaro che arrivava settimo in A, un calcio con Viorel Nastase in campo… e anche fuori dal campo.
Un calcio – come scrive Cristiano Vella – di poco più di quarant’ anni fa, con un avvocato senza grossi mezzi, il compianto Nicola Ceravolo, che riesce a portare una squadra del profondo sud in Serie B, a giocare una finale di Coppa Italia e poi in Serie A, dopo lo spareggio col Bari e il gol promozione di Mammì. Con Carletto Mazzone in panchina, Massimo Palanca in attacco, le prime salvezze conquistate, la retrocessione arrivata sul campo e poi evitata per lo scandalo Totonero e poi la stagione 1980-‘81 con Burgnich alla guida e addirittura una giornata d’ottobre trascorsa in cima alla classifica di Serie A.
“Regina del sud” titolavano i giornali dell’epoca, con la Calabria che sognava: rappresentata da quei giallorossi terribili che, come le squadre di provincia dell’epoca, prendevano le grandi sfide con sfrontatezza e voglia di rivalsa, dando filo da torcere alle big… altro che “non sono queste le partite in cui fare punti”. Che poi il momento dei sacrifici arriva sempre: anzi, sia benedetto. Perché sulle cessioni di chi veniva valorizzato si campava: come quando il presidente Adriano Merlo, che aveva ereditato la proprietà da Ceravolo, deve vendersi “il più big”, “Piede di Fata” Palanca, considerato da Sandro Ciotti “uno dei migliori sinistri d’Europa”, al Napoli.
E puoi permetterti anche di andare a pescare in C2 il sostituto, un giovane come Edi Bivi, ma un contentino alla tifoseria devi pur darlo, ed ecco che guardi in Germania, al Monaco 1860.
Qui c’è un attaccante forte: da 15 gol in 25 partite in Bundesliga, ma chiacchierato per la sua scarsa professionalità e con una storia particolare alle spalle. Si chiama Viorel Nastase e prima di giocare in Germania era un astro nascente del calcio rumeno. Quando sei forte nella Romania di quegli anni devi giocare nella Steaua di Ceaușescu. Viorel gioca e segna, tanto: pure nelle Coppe Europee, pure al Camp Nou contro il Barcellona in Coppa delle Coppe. Ma a Viorel il regime non piace e pianifica la fuga: niente zattere come Belodedici anni dopo, ma sfruttando proprio il pullman della Steaua. La squadra deve giocare in Svizzera, contro lo Young Boys. Nastase è in campo, gioca come niente fosse… ma dopo la partita nel pullman non c’è, è scappato, chiedendo asilo politico in Svizzera.
Da lì trova un ingaggio nel Monaco 1860, come compagno d’attacco di un giovanissimo Rudi Völler. In Germania fa bene, dentro il campo e anche fuori dal campo, tra donne e alcol.
Con la società tedesca i rapporti sono pessimi e così quando bussa il Catanzaro con 400 milioni di lire per la punta rumena, sono ben felici di liberarsene. L’impressione fu ottima: Nastase in precampionato gioca assai bene e anche le prime partite sono buone, benché senza gol. Si sblocca col Como, nell’ottobre 1981, 41 anni fa, con un gran gol di sinistro, alla sesta giornata di campionato: nella stessa partita però Nastase prende un’entrataccia sulla tibia, non protetta dai parastinchi, e si rompe.
Star fermo, per un ribelle come Viorel, vuol dire uscire tutte le notti e bersele. Si racconta che avvertito dell’ennesima notte brava del rumeno il mister del Catanzaro, il giovane Bruno Pace, andò a recuperarlo nella discoteca dove era stato visto: era sotto il tavolo, sfatto ma educato, perché offrì da bere al suo allenatore. Nella sfortuna, però, il Catanzaro trova un tesoro: al posto di Nastase gioca il giovane Edi Bivi, che diventa il capocannoniere della squadra. E quel gruppo di ragazzi sfrontati, con Claudio Ranieri capitano, Massimo Mauro, Antonio Sabato, Costanzo Celestini, vende sempre cara la pelle: 3 a 0 al Milan in casa, la vittoria al Comunale di Torino contro i granata, l’Inter fermata a San Siro, il Milan di nuovo battuto anche in trasferta, portano i giallorossi a sfiorare la qualificazione in Coppa Uefa.
Favole del genere, però, duravano poco: la stagione successiva il Catanzaro retrocesse, Nastase restò, ma segnò solo un gol nel campionato della retrocessione e un altro in B, dove rimase per qualche mese prima di andar via. In tempi di Superleghe, ricordare il Catanzaro è un esercizio positivo, in tempi dove si atteggia a campionissimo anche chi non lo è, altrettanto positivo è ricordare Nastase, e chissà che magari a qualcuno capiti la fortuna di farlo dal vivo, magari in qualche bar, con Viorel che offre da bere.
Fonte Il Fatto Quotidiano