Il presidente Antonio Jurlano si era stancato di campionati mediocri e di metà classifica e dopo il flop della stagione 1982-’83 decise di puntare su un allenatore che due stagioni prima aveva sfiorato la serie A con il Varese. E così giunse all’ombra del barocco di Lecce il tecnico toscano Eugenio Fascetti che aveva guidato i biancorossi lombardi nelle precedenti 4 stagioni.
Fascetti riprese a modo suo molti ruoli inventati da Gianni Di Marzio e, puntando anche su leccesi purosangue, mise in campo una formazione di tutto rispetto che giocava e vinceva, convincendo.
La stagione 1983-‘84 si concluse con un fantastico quarto posto, il miglior piazzamento nella storia del Lecce in Serie B, fuori di un soffio dal podio che aveva consacrato l’Atalanta di Nedo Sonetti campione e il Como e la Cremonese seconda e terza. Solo tre punti separavano il Lecce dalla serie A. Il tempo quindi era maturo e il presidente Jurlano cominciava a non nascondere più i veri obiettivi, anzi l’obiettivo: la serie A.
La stagione appena conclusa sarebbe stata ricordata anche per un evento tragico, la morte di Michele Lorusso e Ciro Pezzella, il primo era una bandiera (ancora oggi il giallorosso col maggior numero di presenze), il secondo fu portato a Lecce dal tecnico Mimmo Renna nel 1976. I due rimasero vittima di un incidente stradale all’altezza di Mola di Bari nel dicembre del 1983.
Nel settembre del 1984 il Lecce partiva per fare un campionato di vertice, puntando alla serie A. Jurlano eil diesse Domenico Cataldo però sapevano che non era un’impresa facile, le squadre aspiranti erano tante, forse troppe. C’erano innanzitutto i temibili rivali del Bari che erano appena tornati in serie B, dopo aver vinto il campionato con Bruno Bolchi l’anno prima in C.
La squadra biancorossa aveva ritrovato slancio con la presidenza Vincenzo Matarrese, il quale aveva preso il posto del fratello Antonio, eletto presidente della Lega calcio. Poi c’era il Catania appena retrocesso dalla serie A che il pirotecnico presidente Angelo Massimino volle affidare alle cure del tecnico in assoluto più esperto della categoria, il leccese Mimmo Renna, ammiratissimo anni prima alla guida dell’odiato Palermo.
La grande favorita però era il Pisa, passato di fresco nelle mani dell’allenatore più vincente del momento, Gigi Simoni, che in un decennio aveva già ottenuto tre promozioni dalla B alla A, con il Genoa nel 1976, con il Brescia nel 1980 e con il Genoa nel 1981. Adesso il tecnico di Crevalcore puntava alla quarta promozione in massima serie, risultato puntualmente centrato, con tanto di vittoria del campionato.
Anche il Perugia si batteva per la serie A, con Aldo Agroppi in panchina. La partenza del Bari fu strepitosa, 3 vittorie nelle prime 3 partite, ma poi venne fuori il valore del Pisa, mentre il Lecce inseguiva a distanza ravvicinata. I grandi protagonisti di quella stagione trionfale furono il leccese Claudio Luperto e l’attaccante Alberto Di Chiara che fecero la differenza nelle partite importanti.
Il girone di ritorno fu travolgente per i giallorossi di Fascetti. Il Lecce vinceva ovunque e portava a casa ben 27 punti, il miglior punteggio della seconda parte del campionato, punti che aggiunti ai 23 dell’andata facevano 50. Gli stessi punti del Pisa, anche se i nerazzurri erano più forti in differenza reti e gol fatti, motivo per il quale si aggiudicarono il titolo. Per il Lecce era comunque serie A, la prima della sua storia.
Cominciava così una nuova epoca, da scrivere con altre imprese che presto avrebbero portato alla corte di Jurlano giocatori forti e grandi campioni. Il Lecce era ormai una realtà del calcio nazionale.
Fonti Leccenews24, le foto dei festeggiamenti sono tratta da Leccezionale