Isidro Lángara: il goleador che ha battuto le guerre
Gen 10, 2023

Se Isidro Lángara Galarraga giocasse oggi, la sua clausola rescissoria non sarebbe molto diversa da quella del francese Karim Benzema  o da quella del suo connazionale Antoine Griezmann . Né Cristiano Ronaldo e Lionel Messi sarebbe soli nella disputa per il Pallone d’Oro o il FIFA World Player. Ma quell’indimenticabile basco aveva uno svantaggio: i suoi gol non facevano il giro del mondo in televisione. Al contrario, li segnava in ogni luogo dove le circostanze e il suo spirito lo rendevano possibile. Segni del destino.

Nell’Oviedo

Nato nel 1912 a Pasajes, un comune portuale di Guipúzcoa, Lángara ha iniziato la sua carriera calcistica con squadre amatoriali nei Paesi Baschi, come Bildur Guchi, Esperanza de San Sebastián, Siempre Adelante, Andoain e Tolosa. All’età di 18 anni è stato chiamato ad Oviedo. Lì è diventato un idolo con la sua migliore risorsa: il gol. È stato il Pichichi della Liga nelle prime tre stagioni giocate con l’Oviedo. Tra il 1933 e il 1936 segnò 80 gol. E portò la sua modesta squadra sul podio in Spagna: terza nel 1935 e nel 1936. Non è un caso, anche adesso, da lontano: quegli anni sono considerati l’età d’oro della storia del club.

La classe di Lángara

Nella sua prima fase con l’Oviedo, Lángara ha segnato in media più di un gol a partita: 281 gol in 220 partite. Anche nella nazionale spagnola, per la quale giocò dal 1932 al 1936, fece una prestazione strepitosa: 17 gol in 12 partite. Così, è il terzo calciatore basco che ha segnato più gol per la Furia Roja, solo dietro Julio Salinas e Telmo Zarra.

“Lángara aveva un corpo atletico. Forza muscolare impressionante e flessibilità. Vita stretta. Buon equilibrio, capacità funzionale nei fianchi per poter sollevare le gambe come un combattente di karate. È così che colpiva, senza fermare la palla, a qualsiasi altezza. Utilizzava entrambe le gambe, non si sapeva se Lángara fosse destro o mancino”, racconta il libro Da Fozaneldi al Parque del Oeste. 80 anni di calcio a Oviedo (Ediciones ACE, S.L.).

“È considerato da molti intenditori il giocatore più importante tra quelli che hanno giocato nelle fila del club”, indica il sito ufficiale del Real Oviedo.

In Nazionale El Vasco, come era soprannominato, si dice che insieme al mitico portiere Zamora fu oggetto delle preoccupazioni di Mussolini in persona, che nella storica ripetizione contro l’Italia al Mondiale del 1934, non fu schierato. La diplomazia del Duce infatti, avrebbe ottenuto l’esclusione delle due stelle, proprio perché l’Italia doveva vincere assolutamente quella Coppa Rimet.

Lángara, antifascista convinto, un anno dopo rovinò anche la festa calcistica della Germania di Hitler: la Spagna sconfisse i tedeschi in uno stadio di Colonia che rigurgitava di propaganda nazionalsocialista. Quei giorni nelle Asturie finirono dolorosamente: nel luglio del 1936 scoppiò la Guerra Civile.

“El Tanque” segna uno dei suoi quattro gol nel suo debutto nel San Lorenzo contro il River Plate

Durante il conflitto, Lángara ha combattuto con il Fronte popolare e ha fatto parte della cosiddetta Euskadi Selection, fondata dal governo basco per raccogliere fondi in Europa. Una volta caduto il Fronte del Nord, Lángara ha continuato il suo tour oltreoceano.  

Lángara ha militato in questa selezione con molti dei migliori calciatori baschi dell’epoca, come Luis Regueiro (centrocampista storico della Real Unión de Irún) e Guillermo Gorostiza (attaccante idolo all’Arenas de Getxo e poi  figura indimenticabile dell’Athletic Bilbao).

La squadra si stabilì infine in Messico, dove giocò la Major League nella stagione 1938-‘39, sotto il nome di Club Deportivo Euskadi. Si classificò al secondo posto. Nel 1939, alla fine del conflitto spagnolo, quella mitica squadra regionale fu sciolta e Lángara scelse di rimanere in esilio fuori dalla Spagna. Consigliato da Angel Zubieta e incoraggiato dall’amico Evaristo Palacios, quell’implacabile attaccante andò in Argentina al San Lorenzo.

Il suo esordio con la maglia del Barça è stato tipico di un film con una sceneggiatura improbabile. Giunse a Buenos Aires, scese dalla nave e segnò quattro gol contro il River. “Dobbiamo affermare che la realtà ha superato anche i calcoli più felici e che quei quattro grandi gol del nuovo illustre cittadino del quartiere di Boedo gli hanno spalancato le porte della popolarità in questa patria generosa, che lo ha accolto come se fosse un suo figlio”, disse il giornalista e cronista Fioravanti a proposito di quel memorabile 21 maggio 1939.

In Messico con il Real Club España

“Ero già arrivato in Argentina con la squadra basca, ma per motivi politici non ci è stato permesso di giocare. Tuttavia, ci siamo allenati al quinto Las Delicias, ad Adrogué. Lì ho contattato i dirigenti del San Lorenzo. Poi abbiamo continuato il tour. E Da Buenos Aires, il mio amico Evaristo Palacios mi convinse a farmi ingaggiare dal San Lorenzo, quando sembrava che dovessi andare al River Plate”, raccontò una volta Lángara del suo arrivo in Argentina.

Ha giocato quattro stagioni per il club di Boedo. In 121 partite ha segnato 110 gol, il che gli permette di essere tra i primi dieci nella storia del club. Non ha vinto alcun titolo nel calcio argentino, ma è stato il capocannoniere nel 1940. Due anni dopo, ha continuato a mostrare la sua capacità di segnare: nel 1942, il suo San Lorenzo andò il Messico. Furono dieci le partite giocate, i Gauchos de Boedo realizzarono 42 gol, di cui 23 grazie all’immenso Isidro. Ora, nella sala dei trofei del Nuovo Gasometro, c’è il suo busto con il classico basco.

I suoi passi successivi come straordinario bomber furono compiuti nel calcio messicano: nel 1943 Lángara fu ingaggiato dal Real Club España. Nella sua prima stagione, segnò 27 gol; e nei due successivi campionati muse a segno rispettivamente 38 e 40 gol. Lì ha vinto una Coppa e un campionato. Ed è stato due volte capocannoniere.

Dopo il suo esilio in America, Lángara tornò in Spagna nel 1946. Dove continuò ad essere una figura ad Oviedo: in due stagioni ha segnato 23 gol in 29 partite. I suoi ultimi sprazzi da fuoriclasse furono mostrati di nuovo in Messico. Poi si dedicò ad allenare in Cile, Messico e Argentina (fu il tecnico del San Lorenzo nel 1955). Morì nel 1992, nei Paesi Baschi, il suo vero posto nel mondo. Se ne andò senza sapere -forse- che ora gol nella sua lingua si dice anche lángara.

Mario Bocchio

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