Non potrò mai dimenticare il mio primo Mondiale da inviato: 1982, in Spagna, la Coppa del nostro delirio collettivo, di una vittoria inattesa dopo polemiche, nuvole d’ira, silenzio-stampa. L’Italia di Bearzot che, al “Santiago Bernabeu”, l’11 luglio 1982, supera la Germania Occidentale per 3-1: resteranno per sempre la gioia di Sandro Pertini, l’urlo di Tardelli, le mani di Zoff, rese immortali da Guttuso, che alzano la Coppa, il viso mai troppo felice di Scirea.
Una nazione scese in piazza, ritrovando un ‘identità nazionale, una felicità collettiva, fu un naufragio di lacrime, bandiere, risate. Diventammo tutti, noi italiani, per anni, “paolorossi”: perché Paolo Rossi non fu soltanto il bomber, con sei reti, di quel Mundial, ma anche il simbolo vincente di un Paese, la sua icona, il suo poster itinerante. Ricordo l’abbraccio di Claudio Gentile, il mastino che fermò prima Maradona e poi Zico, mentre saliva la scalinata che lo avrebbe portato, con gli altri eroi, dal re Juan Carlos. Mi disse: “Giurami che è tutto vero”.
Nando Martellini scandì per tre volte “campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!”. Il calcio conobbe il suo apogeo, il suo ritorno al sogno fanciullo, la sua allegria. Raccontarono quell’ impresa Giovanni Arpino, Mario Soldati, Gianni Brera e Oreste del Buono. E Pelé nominò il folletto Bruno Conti “miglior calciatore della manifestazione”. La svolta del Mundial avvenne il 5 luglio, al “Sarrià” di Barcellona. L’Italia affrontava il favorito e bellissimo Brasile di Júnior e Toninho Cerezo, di Sócrates e Zico, di Falcão ed Éder.
Alla Seleção bastava un pareggio per raggiungere la semifinale. Bearzot confermò il pallido Rossi, senza gol e sottoposto agli sberleffi della critica. Prima della partita, incontrai Gentile, che – per amicizia – interruppe il silenzio-stampa. Gli chiesi: “Chi marcherai?” “Éder, l’ala sinistra. Oriali si occuperà di Zico”. Cominciò la corrida, con Gentile su Zico. Paolo Rossi segnò tre reti, Sócrates e Falcão le inutili due peri brasiliani. Telê Santana, l’allenatore dei verdeoro, sospirò: “A vincere è stato il destino”.
Fermai Gentile: “Perché mi hai raccontato una bugia?”. Sorrise: “Nessuna bugia. Prima di scendere in campo, Bearzot ci richiamò negli spogliatoi. Ho cambiato idea, Claudio: occupati di Zico, non mollarlo mai. E così ho fatto”. 2-0 alla Polonia (doppietta di Rossi), 3-1 alla Germania Occidentale (rigore fallito da Cabrini, Paolo Rossi, Tardelli, Altobelli, Breitner) e l’Italia diventò regina.
Darwin Pastorin