Inauguriamo la rubrica “Anni da bere” – una lettura particolare di quel calcio che ci piaceva tanto attraverso le maglie dei protagonisti – con la casacca azzurra di Gianpiero Marini indossata al Mundial’ 82. E non potrebbe essere diversamente, visto che sono trascorsi quarant’anni da quell’estate indimenticabile, diventata cult.
Il completo di Marini è quello che ha indossato in Italia-Brasile 3-2.
La maglia della Nazionale italiana nel 1982 – come spiega Ciro Cassaneti – era prodotta da Le Coq Sportif, marchio di francese. Il materiale è un cotone un po’ spesso, ma molto morbido. Sul davanti lo stemma dell’Italia è gommato e cucito sulla casacca, il numero sulla schiena è bianco in vellutino.
Il pantaloncino è in raso bianco, con il numero applicato in vellutino blue. Nell’ elastico interno del calzoncino si vede il colore della maglia blue che ha stinto a causa del sudore e del grande caldo di quel pomeriggio.
Il 5 luglio 1982 sarà per sempre il giorno di Italia-Brasile, almeno per tutti gli italiani che in quel lunedì di quarant’anni fa si misero alle cinque e un quarto davanti al televisore sperando nell’impresa degli azzurri di Bearzot ma in fondo non credendoci. Visto che i ricordi di solito vanno dai 5 anni in avanti, chi è nato prima del 1977 può capirci mentre chi è nato dopo può compatirci ed elencarci altre dieci partite più importanti di sempre nella storia della Nazionale. Impossibile – come ci ricorda il Guerin Sportivo – dire qualcosa di nuovo su una partita rivista e analizzata centomila volte, almeno in chiave italiana, mentre dalla parte brasiliana le rievocazioni sono ovviamente sempre state minori per qualità e quantità. Fra i tanti luoghi comuni su quella partita che di fatto ci diede il Mondiale ce ne sono però alcuni che godono ancora di grande credito: ad esempio quello di Gentile che brutalizzò Zico e quello del Brasile che subì il terzo gol perché si era gettato in avanti per ottenere una vittoria di cui non aveva bisogno, invece di difendere il 2-2 che avrebbe comunque dato la qualificazione.
Il primo è stato smentito dallo stesso fuoriclasse brasiliano, che più volte ha raccontato che la marcatura di Gentile (fra l’altro Bearzot gli diede la consegna poco prima della partita, sorprendendo sia lui sia Oriali che in origine era stato destinato a Zico) era stata dura ma nella media di quelle che subiva, anche nel campionato brasiliano. Non solo: il famoso episodio della maglietta strappata, preso ad emblema di un arbitraggio permissivo, va visto in un’altra luce e qui bisogna citare la versione dell’arbitro Klein, che nel suo stupendo libro Master of the whistle ha così ricordato i fatti: “Quello su Zico era un fallo da rigore di Gentile, senza alcun dubbio. Ed infatti a gioco in corso avrei fischiato il rigore e mostrato il secondo cartellino giallo all’italiano. Ma la gente e lo stesso Zico non ricordano che prima di quel fallo era stato segnalato un fuorigioco ed avevo quindi fermato il gioco”.
Quindi per merito di quel fuorigioco che in pochi ricordano (anche perché inesistente, sul passaggio di Socrates c’erano di sicuro due italiani a tenere in gioco Zico) l’Italia riuscì a mantenere il 2-1 (poi avrebbe pareggiato Falcão), ma soprattutto a rimanere undici contro undici e a portare a casa una partita che, parole di Zico, ha fatto male al calcio.
Per quanto invece riguarda il Brasile al presunto arrembaggio, basta ricordare l’azione prima del terzo gol italiano. Con Toninho Cerezo che in fase difensiva invece di giocare la palla (alla brasiliana, stando sempre sul luogo comune), in una situazione tranquillissima e con la sua squadra tutt’altro che sbilanciata, la butta di testa in calcio d’angolo, viene da dire all’italiana. Ed è proprio da quel calcio d’angolo che nascono il terzo gol di Paolo Rossi e tutto il resto. Compreso un bacio di Zoff a Bearzot, scoperto fuori tempo massimo, che ci commuove ancora a 40 anni di distanza.