Sessantatre anni, dieci dei quali trascorsi in riva al Crati. Alberto Urban ha rappresentato, per i tifosi del Cosenza, l’ideale del calciatore vestito di rossoblù. Lo spiega benissimo Sergio Crocco: “Ha incarnato il nostro motto, ‘in ginocchio mai’, dentro il rettangolo verde: più calci prendeva, più si rialzava e giocava al doppio, al triplo. Dopo ogni fallo c’era sempre un gol, un assist, un rigore procurato. Alberto è il massimo esempio di ciò che significhi giocare per il Cosenza”. E anche Giuseppe Milicchio, che insieme a Federico Bria ha raccontato le gesta di quella squadra, ha regalato un suo ricordo. “Parte da un pomeriggio assolato davanti al San Vito con gli amici del club ‘I tre scalini’, ovvero i tifosi storici che stavano davanti allo stadio. Erano il ‘radiotifo’, dai quali noi aspiranti giornalisti prendevamo le notizie di prima mano. In quel momento – ha raccontato – si apprese la notizia che suscitò in me la speranza di una rinascita. Ovvero l’arrivo, per decisione di Liguori, di un nuovo numero 10. Si trattava di qualcosa di particolarmente affascinante, importante, che dava un senso di futuro. Alberto Urban era il futuro, era la prospettiva”.
Oggi Urban festeggia il compleanno circondato dai suoi affetti, ma – come scrive Francesco La Luna su Cosenza Channel – non può non riservare un pensiero a quella che lui stesso definisce “la mia seconda città. A Cosenza ho trascorso praticamente dieci anni di questi sessanta. Calciatore, allenatore, dirigente… Ho fatto di tutto. Ancora oggi mi considero un tifoso sfegatato dei Lupi: seguo tutto ciò che riguarda la nostra squadra del cuore”.
E il legame che tiene Urban stretto al Castello Svevo è fortissimo. “A Cosenza abbiamo provato le gioie più grandi, c’era un’intera provincia che ci amava. Per me, come per Simoni, Lombardo e tutti gli altri, si tratta della nostra città”. Le storie si accavallano, le memorie lasciano il posto alla leggenda scolpita nel tempo.
“Degli anni trascorsi in Calabria – sottolinea – ho raccontato un po’ tutto, ma le emozioni che ancora devono essere descritte sono quelle che viviamo ogni singola volta in cui mettiamo piede a Cosenza”.
Urban, non è un mistero, torna spesso nella città che lo ha visto dominare i campi di Serie B, sia per giocare sia per guardare dal vivo una gara dei Lupi: “Ogni complimento che mi arriva è una cosa enorme, perché noi abbiamo dato tutto a Cosenza ma stiamo ricevendo molto di più di quanto abbiamo dato. Casa mia, Cosenza è casa mia”.
Pro Tolmezzo e Pro Gorizia gli valsero l’attenzione dell’Udinese, che lo acquistò per poi cederlo in prestito.
Prima del Cosenza per Urban ci fu la Cavese, dopo arrivarono il Genoa del Professor Scoglio in A (giocò 20 partite, segnando 2 reti, entrambe in una gara a Marassi contro l’Atalanta terminata 2-2. Sono gli unici gol realizzati da Urban in massima serie), la Triestina e l’Avellino in B. Chiuse in C, con la Turris e di nuovo nella Cavese.