A Baveno (Verbania), su un campo in erba sintetica che si affaccia sul Lago Maggiore, da bambino si allenava Willy Gnonto: il 2003 che Roberto Mancini ha fatto esordire in Nazionale contro la Germania. In paese gli ex allenatori e i suoi ex compagni di squadra ricordano benissimo i suoi esordi.
Il paesaggio è splendido e la cittadina bagnata dalle acque del Lago Maggiore è invasa dai turisti. Il sindaco Alessandro Monti, in ufficio anche domenica mattina, è impaziente che l’ormai illustre concittadino torni a fare visita agli amici e alla città dopo gli impegni sportivi: “L’ho sentito – racconta Monti – e mi ha detto che verrà dopo la fine delle partite con la Nazionale, noi non vediamo l’ora per accoglierlo a braccia aperte”.
La storia di Willy Gnonto comincia con quella di suo padre, che emigra in Italia verso la fine degli Anni ’90 e a Baveno, in parrocchia, trova una prima sistemazione come aiutante e custode.
Dopo cinque anni arriva sua moglie Chantal e dopo un paio d’anni nasce Wilfried, che tutti chiamano Willy. Dalla finestra della sua cameretta il piccolo Gnonto fissa il campo da calcio della chiesa, ogni volta che vuole scende a giocare e non si ferma mai, il calcio ha già invaso la sua vita.
Il patron del Baveno, Massimo Zacchera.
“Sua madre ha lavorato per me per 21 anni – racconta Massimo Zacchera, patron del Baveno Calcio, che è anche titolare di una catena di alberghi sul lago – e un giorno viene da me e mi chiede se Willy poteva entrare in società a giocare sul campo, non ce la faceva più a star dietro alla voglia di pallone del figlio. Era un po’ piccolo quando ha cominciato, neanche 5 anni, però si è subito ambientato. È un leader naturale, sempre sorridente e disponibile con tutti, infatti in tutte le squadre in cui ha giocato è diventato capitano. All’epoca non era così strutturato fisicamente, ma era già velocissimo”.
Il padre di Gnonto racconta il sogno di Willy: “Per lui fatti sacrifici, vuole i Mondiali 2026”
“Abbiamo visto i primi calci di Gnonto – conferma Piero Cristina, vice presidente del Baveno Calcio – siamo stati la sua culla, la sua incubatrice. Ricordo chiaramente che Willy metteva in difficoltà gli allenatori, perché era in grado di segnare quattro cinque gol in tre minuti, quindi per evitare di mettere in ombra la squadra poteva capitare che lo facevano giocare indietro o lo sostituivano quando aveva già fatto molto”.
Luca Daveri, ex compagno di squadra di Willy.
“Quello che mi ha sempre colpito di Willy – racconta Luca Daveri, ex compagno di squadra – era la sua voglia di calcio, quando non aveva le scarpe adatte giocava a piedi nudi, a lui interessava solo giocare e lo faceva sempre col sorriso sulle labbra. Quando è andato allo Zurigo sono andato a vederlo insieme ad altri amici, si è fermato alla fine della partita e ci ha fatto avere le sue magliette, mi ha colpito perché non si è montato la testa, è una persona per bene”.
Arturo Mariniello, ex compagno di squadra di Willy.
“Siamo andati a scuola assieme – racconta Arturo Mariniello – sia alle medie che alle superiori e devo dire che Willy si è sempre impegnato anche a scuola, senza usare la scusa del calcio per non studiare o per non fare i compiti”.
“Va dato merito ai genitori – racconta l’ex mister di Willy Rino Molle – per aver costruito un ragazzo con questa passione e questa umiltà, buono dal punto di vista caratteriale e umano, e poi era bello vederlo entrare in campo e giocare sempre col sorriso sulle labbra”.
Damiano Antonini, mister di Willy quando era un “pulcino”.
“Grazie a Willy – racconta Damiano Antonini, ex mister di Gnonto quando era un “pulcino” – tanti bambini potranno tornare a sognare di diventare campioni di serie A. Chi non ha mai sognato di diventare un calciatore ed esordire in Nazionale, o di giocare in un grande club?”.
Info: Fanpage.it, Cronache di spogliatoio e VCO Azzurra TV